CELEBRI VIGNOLESI

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CARLO GARAVINI

(1807 - non prima del 1879)




PROFILO BIOGRAFICO



CARLO GARAVINI, diplomatico, esploratore, avventuriero, commerciante, geografo e armatore, nacque a Vignola il 6 maggio 1807.
Quella di Carlo Garavini è una figura ai nostri giorni poco nota e raramente ricordata, almeno nel Modenese, ma assai conosciuta e importante nel XIX secolo anche al di fuori dell’Italia.
Venuto al mondo in una famiglia di commercianti il cui ceppo antico proveniva dalla comunità di Campiglio, il nostro personaggio era il terzogenito del benestante Pietro e passò l’infanzia nel paese natale, a cui rimase sempre legato benché egli abbia trascorso la maggior parte della propria vita molto distante dall’Emilia. Indirizzò da località lontane parecchie lettere a concittadini (se ne conservano tuttora diverse) e di lui sono documentati alcuni soggiorni a Vignola; in merito al suo rapporto con quest’ultima, si tornerà oltre.
Lontano parente di Francesco Selmi (1817-1881), Garavini fu il dedicatario della prima fatica editoriale del futuro illustre scienziato, letterato, patriota e funzionario pubblico nato anch’egli a Vignola, cioè la cura dell’Iconografia dei celebri vignolesi (1839).
Molto giovane, Garavini cominciò a dedicarsi ai viaggi, ai commerci e alla diplomazia internazionale soprattutto nei territori che si affacciano sul Mediterraneo. In Algeria, fu console degli Stati Uniti d’America (grado che, con il consenso del Senato, gli venne conferito nel 1835 dal presidente Andrew Jackson [1767-1845], al potere dal 1829 al 1837) e oukil (incaricato d’affari) dell’emiro Abd-el-Kader (1808-1883), il quale lo nominò anche suo rappresentante presso le autorità francesi ad Algeri, al punto che il nostro personaggio finì con il rivestire un ruolo di primo piano nelle trattative che portarono alla firma del cruciale trattato della Tafna (1837) tra la Francia e l’Emirato di Abd-el-Kader.
Negli anni, Garavini moltiplicò le proprie esplorazioni in numerose aree dell’Africa settentrionale e del Vicino Oriente: ciò gli permise di approfondire gli usi e costumi delle popolazioni locali, d’imparare bene l’arabo e un certo numero di lingue e dialetti indigeni, di spedire ad alcuni musei crani beduini e reperti di vario genere, nonché di rettificare alcuni errori commessi dai geografi.
Presa dimora a Napoli, il 4 febbraio 1840 vi sposò Carolina Sauvé, ragazza appartenente a una ricca famiglia partenopea (un suo membro, l’agente di cambio Vittorio Amedeo, ai primi dell’Ottocento – fra l’altro – aveva fatto costruire la nota villa omonima, a Ischia, in località Casamicciola [ora Comune di Casamicciola Terme, nella Città Metropolitana di Napoli], edificio del quale era stato per breve tempo proprietario); la moglie, nonostante la giovane età, era da anni apprezzata nel mondo artistico campano per l’abilità nel disegno e nella miniatura. Al 1846 risale la nascita, nella metropoli borbonica, di loro figlio Arturo, destinato a essere per un periodo console generale della Sublime Porta e a perdere poi tragicamente la vita a causa del terremoto di Casamicciola (28 luglio 1883) insieme con la consorte Giulia Sergardi (nata a Napoli nel 1855), che egli aveva sposato nel 1874 e che gli aveva dato almeno una figlia, morta nel 1882.
La conoscenza diretta che Carlo Garavini aveva di zone al tempo poco frequentate dagli Europei e i suoi approfonditi studi di geografia fecero sì che questo celebre Vignolese fosse invitato a partecipare alla VII Riunione degli scienziati italiani (sezione di Geografia), tenutasi a Napoli nel 1845. Prima di quell’anno, ma non si sa di preciso quando, egli entrò come membro nella Société des Encouragement pour l’industrie nationale (Parigi).
In età matura, Garavini ricoprì la carica di dirigente delle dogane portuali partenopee. Inoltre, fece per molto tempo l’armatore: dal 1854, ad esempio, furono di sua proprietà i vaporetti che collegavano Napoli e Ischia. Risiedette a lungo nella lussuosa villa che si affacciava e si affaccia tuttora sulla riva sinistra del porto di quell’isola: la panoramica dimora assunse il suo cognome (ora è più conosciuta come Palazzo D’Ambra) e ospitò sfarzosissime feste con ospiti altolocati, prima dell’Unità d’Italia anche appartenenti alla Corte borbonica del Regno delle Due Sicilie. Nel 1861 entrò in società con altri per gestire il Caffè dell’Europa, rinomato locale pubblico di Napoli; sennonché, trascorso poco più di un decennio, iniziò una lacerante vertenza giudiziaria tra i soci che andò avanti almeno fino all’estate del 1874.
La sorella di Garavini, Luigia (1796-1870), era la moglie di Giambattista Bellucci (1781-1866), uno dei personaggi più stimati e in vista della Vignola ottocentesca (laureato in Giurisprudenza, colto, di idee liberali, politico a Vignola prima e dopo la fine del Ducato austroestense di Modena, facoltoso possidente e imprenditore, ma di famiglia non nobile), proprietario – fra l’altro – del pregevole Casino Bellucci (o Villa Bellucci, poi Tosi Bellucci, dal 1916 in poi sede del Municipio vignolese). Siccome in una sala del pianterreno di tale residenza furono realizzati affreschi ove risultano tuttora perfettamente riconoscibili l’Arabia meridionale e una parte dell’Africa centro-meridionale, è probabile che essi siano stati eseguiti approfittando delle conoscenze geografiche del nostro personaggio, condivise con la famiglia d’origine nel corso delle proprie visite a Vignola durante alcuni viaggi d’affari.
Garavini aveva un fratello minore di nome Barlamo (1810-1862), il quale era un valente ebanista che – alla morte – lasciò erede del suo cospicuo patrimonio la Congregazione di Carità di Vignola al fine di rendere l’ospedale più ampio, comodo e salubre, e con due letti costantemente a disposizione di altrettanti infermi poveri (tali disposizioni testamentarie determinarono poi la nascita dell’Opera Pia Garavini). All’interno del Casino Bellucci, è oggi presente un bel ritratto di Barlamo Garavini, dipinto a olio su tela nel 1837 dal modenese Tito Violi (1815-1877), un’opera che nel 1885 è documentata all’interno dell’ufficio del sindaco di Vignola, all’epoca collocato nella Sala delle Colombe della locale rocca; nel 2023 questo quadro, di proprietà del Comune di Vignola, è stato restaurato nel laboratorio di Giuliana Graziosi.
Nel 1867 il nostro personaggio, appassionato d’arte, riuscì a rintracciare e ad acquistare il disperso Autoritratto (olio su tela) di Giuseppe Maria Soli (1747-1822), facendolo poi giungere alla sorella Luigia da poco rimasta vedova. Questo dipinto, che risale all’età matura di Soli (senza dubbio, venne eseguito non prima del 1805), è da tempo conservato nel suddetto Casino (nel 1885, tuttavia, il quadro – insieme con quello di Violi appena ricordato e altre opere d’arte – si trovava nell’ufficio del sindaco in rocca) e ha subìto un restauro nel 2015 a cura del laboratorio della già menzionata Graziosi.
Allo stato attuale degli studi, non siamo al corrente né della data né del luogo della morte di Garavini (alla fine del 1879, però, egli risultava sicuramente in vita; forse lo era anche nel 1885).




IMMAGINI


Arsenale della Marina di Algeri, incisione anonima del 1835. Fonte: google.com




L’emiro algerino Abd-el-Kader (1808-1883). Fonte: google.com



Gabriele Smargiassi (1798-1882), Veduta del Golfo di Napoli (1857), olio su tela; collezione privata. Fonte: google.com



Palazzo d’Ambra (già Villa Garavini) a Ischia, immagine risalente al 1970 circa. Fonte: google.com



Foto recente del Palazzo D’Ambra. Fonte: google.com




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