PIETRO MINGHELLI fu uno dei pittori-decoratori emiliani più ammirati della sua epoca, un vero campione dell’“ornato” a tempera di stile neoclassico.
Nato l’11 gennaio 1780 a Vignola in una famiglia di contadini poveri, Minghelli poté frequentare l’Accademia di Belle Arti di Modena grazie al mecenatismo del nobiluomo Francesco Galvani (1744-1810). A soli ventuno anni conseguì il grado di «maestro» e gli venne assegnata la cattedra di Paesaggio e Ornato presso la medesima Accademia, al tempo diretta da Giuseppe Maria Soli (1747-1822). Questi, pure lui di Vignola e di umili origini, era in quel periodo non soltanto un architetto di gusto neoclassico ammirato in tutta Italia, ma anche un pittore di una certa rinomanza, e considerò sempre Minghelli uno dei suoi allievi più talentuosi e affidabili.
Il nostro personaggio affiancò al mestiere d’insegnante la libera professione di pittore-decoratore, nella quale cominciò ben presto a farsi apprezzare come artista valente, preciso e rapido nell’esecuzione. Con il trascorrere degli anni, egli ricevette incarichi di rilievo per l’abbellimento sia di dimore signorili a Modena e nei territori circostanti sia di immobili pubblici della città. In alcuni casi, figurò al seguito di Soli in cantieri anche importanti: a Minghelli e all’amico Geminiano Vincenzi (1770-1831), stimato pittore neoclassico modenese pure lui già allievo di Soli, veniva affidata l’esecuzione dei decori parietali all’interno degli edifici. Agli stessi Minghelli e Vincenzi, peraltro, fu chiesto di tenere la cattedra di Disegno e Figura alla Scuola Militare di Modena quando il titolare Soli dovette soggiornare a Venezia per dirigere i lavori del Palazzo Reale di Piazza San Marco (1810).
Il nostro personaggio si segnalò anche come autore di quadri (su tela) e – non di rado in collaborazione con Vincenzi – come curatore di allestimenti scenografici.
Tra le più significative testimonianze della sua operosa ma purtroppo breve carriera artistica, se ne possono annoverare due a Vignola: gli estesi decori parietali della dimora di Giuseppe Galvani (1781-1817), risalenti al 1810-1815, e quelli della Villa Bellucci (in seguito, Tosi Bellucci, dal 1916 Residenza Municipale), l’autentico capolavoro di Minghelli e uno dei più ragguardevoli esempi di vasto ciclo pittorico di scuola neoclassica che ancora esistano nel Modenese, realizzati tra il 1820 e il 1822.
Il nostro personaggio morì il 29 giugno 1822, appena quarantaduenne, a Modena, città dove aveva fissato la propria residenza nel 1804 e dove si era sposato (con Maria Teresa Bardoni) nel 1821. Non lasciò figli.
A Minghelli il paese natale ha voluto dedicare una strada. Inoltre, sono tuttora visibili a Vignola due lapidi per ricordarlo: una, funeraria, si trova nel locale cimitero e il suo nome è in tale sede accostato a quello di alcuni parenti; l’altra, per desiderio dei nipoti nel quarantesimo anniversario della scomparsa, è presente dal 1862 nella chiesa parrocchiale dei Santi Nazario e Celso.
Lettera dell’intendente generale dei Beni della Corona, Giovanni Battista Costabili Containi (1756-1841), all’agente della Corona in Modena (il suo nominativo non viene qui esplicitato: all’epoca, però, ricopriva quell’incarico un certo signor Gabrielli), datata da Milano l’11 gennaio 1811, ove si comunica che, in assenza di Giuseppe Maria Soli, impegnato come direttore dei lavori al Palazzo Reale di Venezia, negli ultimi mesi del 1810 hanno tenuto la sua cattedra di Disegno e Figura (qui si parla semplicemente di Disegno) presso la Scuola Militare di Modena dapprima Pietro Minghelli (1° ottobre - 19 novembre) e poi Geminiano Vincenzi (20 novembre - 31 dicembre). Fonte: Archivio di Stato di Modena, Archivio Napoleonico, serie 61, busta 1605, fascicolo 2 (questa missiva è stata esposta nell’ambito della mostra Un pittore e architetto fra Sette e Ottocento. Giuseppe Maria Soli dalle carte dell’Archivio di Stato di Modena, a cura di Alberto Palladini, rimasta allestita e visitabile dal 9 ottobre al 30 dicembre 2022 presso l’Archivio di Stato di Modena; la fotografia che proponiamo qui è stata scattata durante la suddetta mostra).
Porzione degli interventi decorativi realizzati a tempera da Minghelli all’interno della Villa Galvani: Padiglione di vegetali, Salone delle Feste. Fonte: Dunnia Berveglieri, Pietro Minghelli, Maestro dell’Ornato, in Giampaolo Grandi (a cura di), La Villa Tosi Bellucci da 100 anni Sede Municipale, progetto del Gruppo di Documentazione Vignolese “Mezaluna - Mario Menabue”,
Savignano sul Panaro (MO), Tipolitografia FG, 2015, pp. 75-90: 80. Un’altra riproduzione di questa pittura è in Gian Luca Simonini, Il giardino pensile dei conti Galvani, a Vignola, in Id. (a cura di), I Galvani a Vignola tra Settecento e Ottocento, coordinamento di Giampaolo Grandi, Vignola (MO), Libreria “dei Contrari”, 1998, pp. 65-106: 73.
Porzione degli interventi realizzati a tempera da Minghelli dentro la Villa Bellucci (poi Tosi Bellucci, dal 1916 Residenza Municipale di Vignola), dimora signorile progettata da Giuseppe Maria Soli nel 1789, ma costruita solo tra (probabilmente) il 1815 e il 1823 o 1824. Si tratta, in particolare, delle pitture che sovrastano il vano dello scalone e che culminano nella decorazione con putti della cupola. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, la notte del 15 aprile 1945, un bombardamento aereo degli Alleati colpì l’edificio, ma per fortuna le aree dipinte all’interno subirono danni circoscritti.
nella Sala di Bacco e Cerere (o Sala di Pan), oggi Sala Giunta, al primo piano della dimora signorile.
Questa stanza, al primo piano della dimora signorile, è ora l’ufficio del sindaco di Vignola.
Fu voluta dai nipoti nel 40° anniversario della scomparsa di Minghelli.