CELEBRI VIGNOLESI

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LODOVICO ANTONIO MURATORI

(1672-1750)




PROFILO BIOGRAFICO




LASCIAMO LA PAROLA A MURATORI



Nei brani presenti in questa sezione, si è deciso di conservare inalterate la grafia dei vocaboli e la punteggiatura, e di normalizzare gli accenti alle convenzioni tipografiche odierne.


Piacesse anche a Dio, che i giovani volessero e sapessero andar così a testa bassa verso varj purché onesti studj, e impiegar ivi le notti e i giorni: che questo ancora sarebbe una non leggier difesa da molti vizj in quel più periglioso passo della loro vita.

Missiva al letterato friulano Giovanni Artico, conte di Porcìa (1682-1743), datata da Modena il 10 novembre 1721, ma spedita al corrispondente solo nell’aprile dell’anno successivo (dopo varie esitazioni del Vignolese sfociate nel divieto della stampa per il timore che quanto scritto suonasse come eccessivamente autoencomiastico): Lettera inedita di Lodovico Antonio Muratori intorno al metodo de’ suoi studi, a cura di L.V. [Luigi Vischi], in Scritti inediti di Lodovico Ant. Muratori pubblicati a celebrare il secondo centenario dalla nascita di lui, 2 parti in 1 vol., In Bologna, Presso Nicola Zanichelli successore alli Marsigli e Rocchi, 1872, Parte prima, pp. 1-31 (I edizione).


[…] conobbi alle pruove, che l’Uomo, se la Natura gli è alquanto liberale, e se non teme fatica, può far di gran cose.

Ivi, p. 12.


Credo io che l’erudito abbia da aver sempre in capo varie vedute, e varie fila per le mani. Se non può per qualche ostacolo far questa tela, ne lavori un’altra; se non può fabbricar gran palagi, si metta a qualche ameno giardino, adattandosi al luogo, al tempo e alle congiunture, e mirando che non gli fugga di mano il tempo che è cosa preziosa. Alcune opere escono dal più intimo della glandola pineale; altre dalla giudiciosa lettura. Alcune non si possono comporre se non con avere la testa fitta in ricche librerie; per altro bastano pochi libri, ed anche in villa si può faticare. […] Si maraviglia talora la gente oziosa in veder persone di lettere, che non sanno levar gli occhi da’ libri, sempre studiando, e senza perdonarla né pure in villeggiatura. Ve’, dicono, quel buon uomo! ne sa tanto o crede di saperne tanto, e non sa ch’egli è dietro a farsi seppellire prima del tempo. Ma lascino un poco, che ancor noi molto più ci maravigliamo dell’ozio loro, che nulla è utile al pubblico, e può anche essere dannoso all’anime loro; laddove in fine gli onesti studi sono una occupazion degna dell’uomo, et uomo cristiano, ed insieme un pascolo delizioso alla lor mensa.

Ivi, p. 15.


Solea dire un valentuomo, che, se stesse a lui, vorrebbe imporre per legge a ciascun erudito di comporre qualch’opera in vantaggio o gloria di quella città, che è stata sua madre, per pagarle almeno questo tributo di gratitudine. Diceva bene, parlava giusto.

Ivi, p. 23.


Il credito d’un’opera non si misura dalla mole, ma dalla maggiore o minore utilità o delettazione, ch’ella può porgere al pubblico.

Ibidem.


[…] vo’ dir francamente ad ogni persona studiosa che di leggieri andranno a finir male le applicazioni e il metodo di un letterato, s’egli con tanto studiare non istudia nel medesimo tempo due importantissime cose e non le fa eziandio comparire in tutti i suoi libri. Ha egli, dico, da imparar sopra tutto ad essere uomo onorato, e uomo dabbene. Quest’obbligo l’ha chiunque entra nel consorzio de’ mortali, e professa la divina legge di Cristo; ma più debbono attendervi le persone di lettere, al sapere, ch’egli non vivono né scrivono solamente a sé stessi, ma anche al pubblico, e i lor sentimenti ed esempli passano colle lor opere pubblicate ad istruire nel bene o nel male infinite altre persone.

Missiva a Giovanni Artico conte di Porcìa, ed. cit., p. 24.


[…] [il] sodo interno onore dell’uomo […] secondo me consiste in un certo vigoroso amore del vero, dell’onesto, del giusto, e della moderazione, e in un abborrimento al contrario. La buona morale filosofia è quella, che ce ne dà le lezioni, ce ne insegna la pratica, indirizzando i suoi precetti a perfezionare l’indole, se è buona, e a correggerla, se cattiva […].
Ora a questa venerabil maestra de’ costumi necessario è che s’applichi non passeggieramente, ma ex professo, e con istudio indefesso chiunque prende a far l’uomo di lettere. Bisogna studiarla per tempo sui libri migliori, studiarla in sé stesso, e negli altri; e molto più conviene mettere in opera gli avvertimenti in tutti i tempi, luoghi, ed occasioni, di maniera che chi ci sta con cent’occhi addosso, non peni a crederci e chiamarci persone onorate, e quel che più importa, si sia veramente tale. Giudico io, e meco lo giudicheran tutti i saggi, che più vaglia nell’uomo un pregio tale, che quello d’essere gran letterato; perché in fine se il sapere dell’intelletto non è accompagnato dalla virtù dell’animo, facilmente nocerà più a noi stessi, e ad altri, di quel che giovi.

Ivi, pp. 24-25.


Dirò [...] aver io desiderato una volta, che i più valorosi ingegni d’Italia e i più rinomati per la loro letteratura, sparsi qua e là, potessero unirsi tutti in una sola città e con tal comodo accendersi e ajutarsi l’un l’altro a gloriose imprese, e comunicare insieme i lor sentimenti con facilità, senza il dazio gravoso di tante epistole. Penso ora se ciò potesse darsi (e già non si darà mai) che avesse da temersene più scandalo, che benefizio. Al vedere quel che si fa in lontananza, sarebbe un miracolo, che non accadesse di peggio in tanta vicinanza, e in un sito sì stretto, perciocché fin le lepri, animali sì codardi, se s’incontrano troppe al medesimo pascolo, per quanto mi vien detto, fanno le brave, e mettono fuora i denti l’una contro l’altra. Ora che non farebbono poi que’ grandi animali della gloria, cioè gli uomini di lettere, posti tutti in un serraglio e tutto dì gli uni sul volto agli altri? Udii dire un giorno un assai bizzarro proverbio, ed è questo: Che un fiorentino vale dieci veneziani; ma che cento fiorentini non vagliono un veneziano. Cioè tanto è lo spirito e l’attività d’un fiorentino, che sarebbe capace di governare et operare egli solo così bene, come dieci veneziani uniti insieme. Ma uniti insieme cento fiorentini, cervelli tutti focosi, e amanti tutti del proprio parere, men bene faranno, che non fa la posata prudenza d’un sol veneziano, e forse ancora altro non faranno che liti e spropositi. Come tutti gli altri proverbi ancor questo è da credere che patisca molte eccezioni; ma intanto esso può farci immaginare il ritratto di questa ideata repubblica letteraria. Pur troppo allora più che mai si vedrebbe, che il bollor degl’ingegni, la diversità delle sentenze, e l’ostinazione in esse, il credersi, o almeno il desiderarsi superiore agli altri, e il concorrere a’ medesimi premj, o pure al sol premio della gloria, son tutti troppo gagliardi incentivi alle gare et invidie. Succede ciò fra i lontani: or che sarebbe fra i vicini e i presenti? E se questo non si mira spesso nei paesi di sangue mansueto, e di buon cuore, si osserva bene in altri, che producono temperamenti rigogliosi ed inquieti, per non dir di peggio.

Ivi, pp. 26-27.


[...] la Carità dee camminare in molti casi colla Fortezza; altrimenti non sarà Carità, ma languidezza e fiacchezza; e per voler troppo bene al Prossimo si farà del male a lui, e più se ne farà al Pubblico; e una Carità sì timorosa diverrà un assassinio della Giustizia.

Della Carità Cristiana, in quanto essa è Amore del Prossimo, Trattato Morale di Lodovico Antonio Muratori [...], In Modena, Per Bartolomeo Soliani Stampatore Ducale, 1723, p. 227 (cap. XXII).




IMMAGINI


La statua in gesso raffigurante Muratori eseguita nel 1847 dall’artista modenese
Adeodato Malatesta (1806-1891). È attualmente collocata nell’atrio della Villa Tosi Bellucci,
dal 1916 Residenza Municipale di Vignola.




Monumento con statua marmorea di Muratori (1853),
opera di Adeodato Malatesta collocata a Modena, in Via Emilia Centro.




C.A. [Claudio Artaria (1818-1872)], ritratto postumo di Lodovico Antonio Muratori, incisione, a partire dal
ritratto esistente nella Venerabile Biblioteca Ambrosiana di Milano. Fonte: Iconografia dei celebri vignolesi.
Opera edita per cura di Francesco Selmi
, Modena, A spese di Giuseppe Lupi librajo, 1839.
Il piccolo libro in oggetto è una pubblicazione periodica di natura collettiva costituita di sette dispense singole
(le quali presentano in alcuni casi note tipografiche parzialmente diverse da quelle che si trovano nel volumetto rilegato,
ad esempio «Presso il libraio Giuseppe Luppi»; quest’ultimo, peraltro, risulta il nome corretto del libraio modenese),
così intitolate: Jacopo Cantelli, Lodovico Antonio Muratori, Jacopo Barozzi da Vignola, Pietro Antonio Bernardoni,
Agostino Paradisi, Giuseppe Soli, Veronica Cantelli Tagliazucchi. L’incisione di Artaria apre la dispensa su Muratori,
il cui testo scritto è firmato in calce da Gianfrancesco Galeani Napione (1748-1830).




Ritratto di fantasia di Muratori, litografia realizzata nel 2021 dall’artista vignolese Domenico Simonini (n. 1952).
L’opera è stata eseguita per l’associazione Amici dell’Arte Vignola.




Casa natale del grande storico ed erudito situata fra le odierne Vie Selmi e Muratori (è Monumento Nazionale dal 1940).
Questa fotografia è stata scattata il 15 febbraio 2020, in occasione della riapertura al pubblico dello studiolo (vedi qui sotto).



Particolare dello studiolo (o camera genetliaca) di Muratori.
Anche questa fotografia risale al 15 febbraio 2020.



Lapide apposta sul muro esterno della prima scuola di Muratori (oggi canonica), a Vignola.




Facciata della Venerabile Biblioteca Ambrosiana, a Milano.



Facciata della chiesa di Santa Maria della Pomposa.



Aedes Muratoriana (casa nella quale Muratori abitò dal 1716 al 1750.
L’accesso si trova dietro Santa Maria della Pomposa).



Lapide che sormonta l’ingresso della Aedes Muratoriana. Ricorda la figura del celebre Vignolese.



Tomba monumentale di Muratori in Santa Maria della Pomposa, opera realizzata tra il 1928 e il 1930
su disegno dell’artista milanese Lodovico Pogliaghi (1857-1950), e inaugurata nel 1931.



Lapide dedicata a Muratori nella chiesa dei Santi Nazario e Celso a Vignola.



Frontespizio di Anecdota, quæ ex Ambrosianæ Bibliothecæ codicibus
Nunc primùm eruit, notis, ac disquisitionibus auget Ludovicus Antonius Muratorius,
in eadem Bibliotheca Ambrosiani Collegij Doctor.
Tomus prior Quatuor S. Paulini Episcopi Nolani Poemata complectens
,
Mediolani, Typis Iosephi Pandulfi Malatestæ, 1697. Fonte: collezione privata.



Frontespizio di Vita di Carlo Maria Maggi, Scritta da Lodovic’Antonio Muratori,
Bibliotecario del Sereniss. Sig. Duca di Modena,
e dedicata All’Illustriss., ed Eccellentiss. Signor D. Giansimone Enriquez de Cabrera,
Del Consiglio di Guerra, Mastro di Campo Generale,
e Governadore della Città e Provincia d’Alessandria per Sua Maestà Cattolica nello Stato di Milano
,
In Milano, Per Giuseppe Pandolfo Malatesta, 1700. Fonte: collezione privata.



Frontespizio di Introduzione alle paci private, composta, e dedicata all’Altezza Serenissima
di Rinaldo I. Duca di Modena, Reggio &c. da Lod.co Antonio Muratori suo bibliotecario.
S’aggiungono un Ragionamento di Sperone Speroni intorno al
Duello e un Trattato della Pace
di Giovam-Batista Pigna non pubblicati finora, In Modena, Per Bartolomeo Soliani Stamp. Ducale, 1708.
Fonte: collezione privata.



Frontespizio di Anecdota Graeca quae ex mss. codicibus
Nunc primum eruit, Latio donat, Notis, & Disquisitionibus auget Ludovicus Antonius Muratorius,
Sereniss. Raynaldi I. Mutinae &c. Ducis Bibliothecarius
,
Patavii, Typis Seminarii, Apud Joannem Manfré, 1709. Fonte: collezione privata.



Frontespizio di Della Carità Cristiana, In quanto essa è Amore del Prossimo,
Trattato Morale di Lodovico Antonio Muratori Bibliotecario del Serenissimo Sig. Duca di Modena &c.
Dedicato alla Sacra Cesarea Cattolica Real Maestà di Carlo VI.
Imperadore de’ Romani, Re delle Spagne, Ungheria, Boemia &c.
,
In Modena, Per Bartolomeo Soliani Stampatore Ducale, 1723. Fonte: google.com



Frontespizio di Della forza della fantasia umana trattato di Lodovico Antonio Muratori,
Bibliotecario del Serenissimo Signor Duca di Modena
,
In Venezia, Presso Giambatista Pasquali, 1745. Fonte: collezione privata.




Frontespizio di una delle cinque edizioni di Della Pubblica Felicità che uscirono con data 1749
(a essere precisi, una di queste cinque – ma non la presente – apparve
senza l’indicazione dell’anno, il quale è però ricavabile dalla dedica dell’Autore):
Della Pubblica Felicità, oggetto de’ buoni Principi, trattato di Lodovico Antonio Muratori,
bibliotecario del Serenissimo Signor Duca di Modena
,
In Lucca [ma: Venezia], s.n., 1749, in-8°, pp. [32,] 460. Fonte: google.com




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