CELEBRI VIGNOLESI

Indice dei nomi



NÈTTORE NERI

(1883-1970)




PROFILO BIOGRAFICO



NÈTTORE NERI, magistrato e poeta, nacque a Barbiano di Cotignola (nel Ravennate) il 27 gennaio 1883.

Figlio di Raffaele, commerciante di vini, e Amalia Ravaglia, Nèttore Neri si trasferì con la famiglia a Imola quando era ancora molto piccolo: lì frequentò le Scuole Elementari. In seguito, studente svogliato ma con il cuore e la mente rivolti alla letteratura, fu a Modena per il Ginnasio e il Liceo; l’ultimo anno, egli passò come esterno al Liceo “Evangelista Torricelli” di Faenza, ove conseguì la Maturità Classica. Nel luglio 1908, all’Università di Bologna, discusse una tesi di laurea in Giurisprudenza dal titolo Minorenni delinquenti e traviati in Italia e poi intraprese la professione di avvocato. Neri combatté nella Prima Guerra Mondiale come ufficiale di fanteria con il grado di tenente e, nel 1917, fu ricoverato per un periodo all’ospedale militare di Ravenna, durante il quale conobbe il giovanissimo pittore e poeta futurista ravennate – ma veronese d’adozione – Giorgio Ferrante (1898-1990), amico di Umberto Boccioni (1882-1916).
Il nostro personaggio nel 1920 entrò in Magistratura. Esercitò per un quadriennio vari uffici in diverse località emiliano-romagnole, poi diventò pretore di Vignola, incarico che ricoprì dal 1924 al 1953, anno del pensionamento. Ambientatosi subito molto bene nella comunità di quel paese, forse anche aiutato in questo dalla presenza di una folta colonia romagnola stabilitasi in loco al seguito del conte Edoardo Martuzzi (1833-1914), anch’egli originario di Cotignola, il quale nel 1893 aveva acquistato dai Rangoni la splendida dimora in collina che i Vignolesi del Novecento e di oggi conoscono come Villa Martuzzi (o, anche, Villa Martuzzi Ripandelli). Neri fu sempre legatissimo al suo paese d’adozione e continuò ad abitarvi fino alla morte, avvenuta il 24 giugno 1970 (in alcune sedi, sbagliando, si posticipa la data di un giorno); venne tumulato nel camposanto di Vignola, all’interno della cappella di famiglia.
Per tutta la vita, il personaggio di cui stiamo parlando coltivò con passione le belle lettere e rapporti, anche epistolari, con alcune importanti figure del mondo letterario e artistico. Si procurò una più che discreta fama soprattutto grazie a raccolte di versi in dialetto romagnolo, assai apprezzate fino ai nostri giorni da studiosi di vaglia e da altri poeti (fra i suoi estimatori, figurano Pier Paolo Pasolini [1922-1975], che con lui ebbe un carteggio, e Giuseppe Bellosi [n. 1954]).
Era il padre di Attilio Neri (1921-2009).
A Nèttore Neri sono attualmente intitolate la Biblioteca Comunale di Barbiano e, nella stessa località, una strada.




BIBLIOGRAFIA MINIMA DI RIFERIMENTO


BELLOSI, Giuseppe: Le Nugae dialettali di Nettore Neri, «Studi Romagnoli», vol. XXVIII (1977) [ma: 1980], pp. 311-319.

NERI, Nettore: Poesie in dialetto romagnolo 1932-1965, a cura di Giuseppe Bellosi, prefazione di Renzo Cremante, con una lettera inedita di Pier Paolo Pasolini, Ravenna, Longo, 1983.

TRENTI, Maria Giovanna: Un poeta romagnolo a Vignola: Nettore Neri, «Gente di Panaro. Rassegna di storia, “storie” e cultura locale – Valle del Panaro», n. 22 (2020), pp. 137-144.

VERONESI, Matteo: Voci e silenzi della natura in Nettore Neri, http://farapoesia.blogspot.com/2013/06/voci-e-silenzi-della-natura-in-nettore.html (ultimo accesso: 31 agosto 2022), 2013, senza paginazione; poi, con lo stesso titolo, in Elisabetta Brizio - Matteo Veronesi, Satura lanx. Saggi, interventi, recensioni, colloqui, Imola (BO), Nuova Provincia, 2014, pp. 219-229.

Si segnala che tre poesie del nostro personaggio sono state antologizzate, con traduzione (a piè di pagina) in italiano compiuta da Gianni Quondamatteo, in Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi, 2 voll., introduzione, scelta dei testi, note e commenti di Giacinto Spagnoletti e Cesare Vivaldi, Milano, Garzanti, 1991, vol. I, pp. 611-613; la piccola sezione, dal titolo Nettore Neri, si apre a p. 611 con una breve (e non del tutto impeccabile) scheda su quest’autore.




IMMAGINI


Neri nella prima maturità; il berrettino che qui egli indossa si chiama, in dialetto romagnolo, «galòza» (o «calòta»).
Alcuni anni dopo essere stata scattata, questa fotografia venne inserita (fuori testo)
in Blightrìgh e Smaréj (Canted), raccolta sulla quale vedi poco oltre.



Neri al suo arrivo a Vignola come pretore, accolto dalle massime autorità del paese (1924).
Il nostro personaggio è al centro e tiene per mano il figlioletto Attilio.
L’autore dello scatto fu il rinomato fotografo modenese Umberto Orlandini (1879-1931).
Fonte: collezione di Attilio Neri, ora Fondo fotografico Attilio Neri di proprietà del Comune di Vignola.



Ritratto fotografico di Neri proveniente da Arsoj. Biöjch rumagnoli cun dò parol d’Spaldo
[Rimasuglio. Bioccoli romagnoli con due parole di Spaldo], Vignòla, Stamparéja A. Monti d’E. Fabbri, 1939;
è una tavola fuori testo, collocata subito prima di un breve scritto senza titolo di Aldo Spallicci,
da considerarsi l’introduzione all’opera (pp. [I]-III). «Spaldo» era un soprannome dello stesso Spallicci.



Prima di copertina di Blightrìgh e Smaréj (Canted) [Cose di poco conto e sciocchezze (Cantate)],
Lugh, Stampareja di Ferretti, 1932. Il volumetto contiene una raccolta di versi di Neri, una premessa di Aldo Spallicci
e illustrazioni sia del modenese Ferdinando Cavicchioli (1863-1941) sia dell’imolese Tommaso Della Volpe (1883-1964).
Si tratta del primo libro pubblicato dal nostro autore ed è l’unico, tra i suoi, a essere stato posto in vendita.



Prima di copertina di Blén e schlén (Canted) [Frammenti e schegge di legno (Cantate)],
Lugh, Stamparèja di Ferretti, 1934 (una edizione) e 1935 (due edizioni). È presente un proemio di A.B. [Antonio Baldini?].
Libro decorato dal pittore cotignolese Luigi Varoli. Fonte: google.com



Prima di copertina di Ruscàja. Cun introduzion d’Antonio Baldini [Spazzatura. Con introduzione di Antonio Baldini],
Vignola, Stamparèja A. Monti d’E. Fabbri, 1937. Fonte: google.com



Cappella funeraria della famiglia Nèttore Neri.



Lastra tombale del nostro personaggio nella cappella di famiglia.
Il distico proviene dalla raccolta Arsoj e significa, in italiano:
«Io sono come quel grillo che sotto le stelle / canta di notte quando cantare è bello».






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