CELEBRI VIGNOLESI

Indice dei nomi



GIUSEPPE MARIA SOLI

(1747-1822)




PROFILO BIOGRAFICO



GIUSEPPE MARIA SOLI (talora chiamato semplicemente Giuseppe Soli) nacque il 23 giugno 1747 – così nella fede battesimale, ma sovente gli studiosi indicano come data il 23 giugno 1745, a causa di un errore commesso sia nel 1827 sia nel 1833 da quello che è da ritenersi il più importante biografo del Nostro, Giovanni de Brignoli di Brunnhoff (1774-1857) – a Vignola (o nell’antica località Fanfaluca o nel podere Varrona, conosciuto anche come Ca’ de’ Varroni o Varoni) in una famiglia di basso ceto sociale. Operante a Roma, Venezia, Modena, Reggio, Massa e in numerose località minori, egli fu uno dei più significativi architetti neoclassici italiani vissuti a cavallo tra i secoli XVIII e XIX, e mostrò pure non comuni doti come ingegnere. In campo pittorico, riscosse larghi consensi durante la vita; nel tempo, purtroppo, sono andati dispersi alcuni dei suoi non molti quadri documentati (in totale, erano una quindicina). Insegnante capace e stimato, fu maestro di intere generazioni di artisti modenesi.
Nato da Giovanni, mezzadro, e da Maria Bellucci (così, nella fede battesimale; altrove, Belluzzi o Beluzzi), il nostro personaggio già da bambino rivelò un eccezionale talento nel disegno, al punto che Giulio de’ Nobili, governatore generale e vice-marchese di Vignola dal 1753 al 1764, decise dapprima di metterlo a bottega presso fra Stefano da Carpi (al secolo, Giuseppe Barnaba Solieri, 1710-1796), uno dei più importanti pittori all’epoca attivi nel Ducato di Modena, poi di raccomandarlo al conte Cesare Malvasia (m. 1767) di Bologna. Nel 1758 Soli fu accolto nella sontuosa dimora del nobiluomo. All’anno successivo data la sua ammissione all’Accademia Clementina, nell’ambito della quale ricevette una robusta formazione artistica da docenti del calibro di Ercole Lelli (1702-1766), segnalandosi ben presto nel disegno e nella pittura; presso quell’istituzione, il giovane meritò alcuni premi di frequenza e di profitto. Un certo influsso su di lui venne esercitato da Carlo Bianconi (1732-1802), che all’epoca non insegnava ancora alla Clementina. Durante il periodo felsineo, Soli fu pittore d’ornato nel Palazzo Malvasia (nulla è tuttavia giunto fino a noi) ed eseguì almeno un’incisione (firmata), la quale rappresenta lo stemma dell’allora vicelegato Ignazio Boncompagni Ludovisi (1743-1790), una figura che – tra parentesi – in diversi momenti della vita ebbe rapporti stretti con Vignola; non sono note a oggi altre incisioni di mano di Soli oltre a questa, risalente al 1767 e scoperta da poco tempo in una collezione privata.
Nel 1770 il duca estense Francesco III ordinò alla Comunità di Modena di sostenere economicamente il percorso formativo del nostro personaggio a Roma. Soli partì quello stesso anno e nella Città Eterna poté dedicarsi per quasi tre lustri all’approfondimento della pittura e dell’architettura. Sulle sponde del Tevere, egli ricevette il premio del nudo nell’Accademia di San Luca (1771) e diversi incarichi che misero alla prova la sua competenza e il suo buon gusto in quei due campi: tra il 1771 e il 1774, progettò i campanili della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo Apostoli a San Giacomo Róncole (oggi frazione di Mirandola) e della pieve di San Michele Arcangelo a Nonantola, entrambe località in territorio estense; per il duca d’Orléans Luigi Filippo II (1747-1793), il futuro Philippe Égalité, realizzò il ritratto della consorte Luisa Maria Adelaide di Borbone (1753-1821), nipote di Francesco III, e una copia da Guercino; a Roma, fu chiamato sia al Palazzo Falconieri (1776), per eseguire alcuni dei decori interni, sia al Palazzo Barberini (1780), con lo scopo di approntare decori e dipinti, sia al Palazzo Gentili (1781), dove si occupò degli allestimenti – anche adattando l’area del giardino e di un cortile – in occasione dell’arrivo da Milano degli arciduchi Ferdinando d’Asburgo-Lorena (1754-1806) e Maria Beatrice d’Este (1750-1829), nipote di Francesco III; a Carbognano (nel Viterbese), poi, il principe Giulio Cesare Colonna Barberini (1702-1787) lo volle nel 1782 come architetto capo nella fabbrica della nuova chiesa di San Pietro Apostolo (il progetto iniziale, di Venanzio Rubini, risaliva al 1779 e la posa della prima pietra all’anno seguente) e dell’annessa canonica; nella stessa località e nello stesso anno, ideò un casino di campagna per il parroco della chiesa appena menzionata. In conseguenza di un accordo con la Comunità almeno due dipinti (nel 1773 e nel 1775). In questo periodo, egli poté godere dell’appoggio di Filippo Carandini (1729-1810), dal 1774 al 1780 agente diplomatico di Francesco III presso la corte papale
Nel 1779, a Roma, Soli fu contattato da Johann Friedrich Reiffenstein (1719-1793), a quel tempo rappresentante nella Città Eterna dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. In qualità di emissario della zarina Caterina II, la quale stava cercando due architetti italiani che provvedessero a modificare radicalmente la fisionomia della capitale dei suoi Stati con concretezza e razionalità, egli propose al Vignolese di trasferirsi sulle rive della Neva. Questi non accettò l’invito, lasciando così spianata la strada per l’assegnazione del suo posto all’amico Giacomo Quarenghi (1744-1817), che poi per oltre un terzo di secolo fu il principale artefice della trasformazione in senso neoclassico di San Pietroburgo.
Stabilitosi a Modena, Soli venne chiamato dal duca Ercole III a organizzare e dirigere la costituenda Scuola di Belle Arti, che sorse ufficialmente nel 1785 con lo scopo di offrire una compiuta educazione artistica ai giovani più talentuosi degli Stati Estensi. Come sua sede, fu scelto l’edificio che sino ad allora aveva ospitato il Tribunale dell’Inquisizione (appena soppresso), a fianco della chiesa di San Domenico; per due anni, il nostro personaggio sovraintese ai lavori che resero lo stabile idoneo alla nuova destinazione d’uso, e poi gli fu consentito di fissare la propria dimora in un vasto appartamento da lui stesso progettato all’interno di quei locali. Nel 1790 la Scuola di Belle Arti si trasformò in un istituto più grande e articolato che prese il nome di Accademia Atestina di Belle Arti; Soli vi figurò come direttore e come professore di Architettura Civile, Disegno e Pittura. Intanto, nel 1786, egli era diventato professore della Facoltà di Filosofia e Arti presso l’Università di Modena, e aiuto dell’architetto ducale Pietro Termanini (1709-1795), che nel 1793 sostituì in quella carica.
Al 1787 data il matrimonio di Soli con Paola Verzani (o Vezzani, 1764?-1822), ragazza appartenente a una famiglia agiata che risiedeva nella capitale estense; dalla moglie, egli ebbe alcune figlie e un unico figlio, Gusmano (1790-1854), ingegnere e architetto. L’anno seguente, il Vignolese fu accolto nell’Accademia Ducale dei Filarmonici di Modena.
Il nostro personaggio curò la quinta edizione «corrett[a], ed accresciut[a]» del Manuale d’Architettura di Giovanni Branca (1571-1645), opera uscita per la prima volta nel 1629 (In Ascoli, Appresso Maffio Salvioni). La pubblicazione avvenne, a sue spese, nel 1789 (In Modena, Presso la Società Tipografica). Il volume fu adottato come libro di testo per gli studenti dell’Accademia Atestina.
In questi anni, Soli non mancò di offrire il proprio contributo, specialmente nei campi architettonico e ingegneristico, a diverse strutture civili (pubbliche come private) e religiose della capitale estense: di suo pugno, per esempio, fu il disegno della scenografica Porta Sant’Agostino (1789-1791), demolita nel 1912 in concomitanza con l’atterramento delle mura; fra gli altri incarichi di rilievo da lui assunti, ci limitiamo a ricordare quelli diretti al completamento del loggiato e dell’attico del cortile del Palazzo Ducale, nonché all’innalzamento del torrione a ovest (1795-1796). Nello stesso periodo, il Vignolese elaborò svariati progetti che non concernevano l’area cittadina (qui di seguito, ove non diversamente segnalato, le località si trovavano all’interno dei domìni estensi): curò la ristrutturazione sia della chiesa di Panzano (1789), al tempo nel territorio dello Stato della Chiesa, appena oltre il confine ducale, sia della chiesa di Solara (1792); ideò il nuovo Ponte di Sant’Ambrogio (1789-1793), sul fiume Panaro, lungo la Via Emilia, fatto saltare dai Tedeschi in ritirata nella notte fra il 20 e il 21 aprile 1945, e il ponte sul torrente Grizzaga, a Montale (1793); sovraintese alla ricostruzione dell’Osteria della Campana sulla Via Emilia, fuori della geminiana Porta a Bologna (1794), come del casino dei conti Molza, a Collegara (1795). Probabilmente attorno al 1793, Soli dipinse a figura intera Ercole III (questo quadro, di proprietà della Galleria Estense e ora in deposito al Palazzo Ducale di Modena, era fatto risalire in passato al 1819, quindi a un’epoca in cui il duca ritratto era già scomparso da sedici anni); nel 1796, invece, egli realizzò il ritratto di Girolamo Tiraboschi (1731-1794), richiestogli dalla città di Bergamo, che aveva dato i natali a questo celeberrimo personaggio.
Caduti molti degli antichi regimi in Italia a seguito della campagna napoleonica del 1796-1797, a Modena l’artista vignolese non solo fu confermato quale direttore e professore dell’Accademia di Belle Arti (istituzione che, comunque, ebbe un’attività ora scarsa, ora nulla fino al periodo della Restaurazione), ma tenne anche – dal 1798 – la cattedra di Disegno e Figura nella Scuola Militare che i Francesi avevano appena creato in città sul modello dell’École Polytechnique d’Oltralpe allo scopo di formare gli ufficiali (del Genio e d’Artiglieria) dell’esercito della Repubblica Cisalpina; l’istituto, l’unico previsto nel territorio di quest’ultima, venne accolto nell’ex residenza ducale (rinominata Palazzo Nazionale) dopo gli ampi lavori di adattamento predisposti dallo stesso Soli, che era subito diventato uno degli architetti di fiducia del generale Bonaparte in persona. Oltre a tale incarico, il nostro personaggio ne accettò svariati in città e nei dintorni: la progettazione della chiesa di San Martino di Tours – o santuario della Beata Vergine della Neve – a Corlo di Formigine (1799-1802), la ricostruzione del ponte ligneo sul Panaro a Navicello (1800), l’erezione di diversi monumenti dedicati alla Libertà e a Napoleone (1796, 1798, 1805 e 1809), la costruzione del fabbricato delle carceri nella Cittadella (1803), la realizzazione del palcoscenico e delle sale del casino al teatro di Modena (1807), nonché interventi di varia natura ed entità in palazzi e ville suburbane di facoltose famiglie nobili e borghesi dell’ex metropoli estense, e il disegno del campanile della chiesa dei Santi Lorenzo e Rocco a Marano sul Panaro (inaugurata nel 1810, questa torre conserva molto delle idee di Soli, anche se egli durante una visita al cantiere non celò la propria delusione per l’errata messa in opera del progetto originale); nello stesso periodo, il Vignolese ebbe anche modo di dimostrare la sua abilità nel campo dell’ingegneria idraulica provvedendo alla livellazione del canale della Cerca di Modena. Lavorò anche a Reggio (1804, altare maggiore della chiesa della Ghiara) e venne più volte chiesto il suo giudizio intorno a progetti altrui da realizzare in Emilia e a Milano.
Nel 1801 l’Accademia Clementina, che sedici anni prima lo aveva designato accademico d’onore, elesse Soli membro ordinario, derogando alla prescrizione che gli accademici dovessero risiedere a Bologna. Sei anni più tardi, egli fu accolto come membro ordinario della Classe di Arti Liberali e Meccaniche dell’Accademia Italiana di Scienze, Lettere, ed Arti di Livorno.
Nel frattempo, un mese dopo essere stato incoronato sovrano del nuovo Regno d’Italia, Napoleone si recò in visita a Modena (25-26 giugno 1805) e gli allestimenti effimeri furono curati dal nostro personaggio, che nell’occasione venne nominato Aquila d’Argento della Legion d’Onore. Da lì a poco, inoltre, il Vignolese diventò regio architetto (1806) e, in tale veste, provvide – fra l’altro – alla progettazione degli appartamenti reali e alla sistemazione di spazi di rappresentanza all’interno del Palazzo Reale (ex Ducale ed ex Nazionale) della città emiliana. In quest’ultima, poi, egli fu presidente della Società d’Arti Meccaniche del Dipartimento del Panaro per tutta la sua esistenza (1803-1813). Nel 1810, infine, Soli diventò «ispettore de’ Reali Fabbricati di Modena».
Intanto, nel 1801, l’Accademia Clementina, che sedici anni prima lo aveva designato accademico d’onore, elesse il Vignolese membro ordinario, derogando alla prescrizione che gli accademici dovessero risiedere a Bologna. Sei anni dopo, egli fu accolto come membro ordinario della Classe di Arti Liberali e Meccaniche dell’Accademia Italiana di Scienze, Lettere, ed Arti di Livorno. Nel 1810 Soli diventò «ispettore de’ Reali Fabbricati di Modena».
Nell’ambito della creazione di un vero e proprio Palazzo Reale sul lato corto di Piazza San Marco nella città lagunare opposto all’omonima basilica e in alcune zone adiacenti, nel 1808 si ricorse al nostro personaggio per ottenerne autorevoli pareri e poi gli venne assegnato un incarico prestigioso, che consisteva in primis nella parziale ricostruzione delle Procuratie Nuovissime (chiamate anche, alternativamente, Nuova Fabbrica e Ala Napoleonica). Nominato direttore dei lavori nel gennaio 1810, il Vignolese partì subito alla volta di Venezia e dovette lasciare per qualche tempo la sua cattedra di Disegno e Figura presso la Scuola Militare di Modena: è accertato che essa, dal 1° ottobre al 31 dicembre 1810, fu tenuta da due degli allievi preferiti, i pittori Pietro Minghelli (1780-1822) e Geminiano Vincenzi (1770-1831), il primo dei quali sostituì il maestro fino al 19 novembre, mentre il secondo ebbe l’incarico dal giorno successivo all’ultimo dell’anno. Coadiuvato dal figlio Gusmano, Soli ebbe un ruolo ora importante, ora fondamentale nella realizzazione del nuovo atrio e del nuovo scalone delle Procuratie Nuovissime, nella messa a punto di alcuni interventi minori in aree limitrofe (1811), nonché nell’esecuzione della nuova facciata dell’edificio verso la chiesa di San Moisè (1812). Quest’ultimo, che venne portato a termine verso la piazza nel 1814 secondo il progetto del Vignolese e completato (anche all’interno) nei decenni successivi rispettando in buona misura le indicazioni dell’architetto Lorenzo Santi (1783-1839), dal 1922 ospita una parte del Museo Correr.
Nel 1814, all’inizio della Restaurazione, l’ormai famosissimo Soli fu confermato architetto di Corte (per la precisione, ebbe luogo la sua nomina ad «architetto di Sua Altezza Reale») da Francesco IV, nuovo duca di Modena. A partire da quel momento, il nostro personaggio seguì i lavori di recupero delle opere trafugate dai Francesi e approntò innumerevoli interventi architettonici su edifici civili e religiosi della città appena menzionata. A quest’ultimo proposito, fra l’altro, egli vide realizzati nel 1815 e 1816 alcuni suoi progetti riguardanti il Palazzo Arciducale (ex Ducale, ex Nazionale ed ex Reale), sia negli spazi interni sia nel prospetto orientale e nella facciata settentrionale dell’edificio; inoltre, nel 1821 si occupò della ricostruzione della Cavallerizza Reale. Occasionalmente Soli predispose in prima persona significative riforme della viabilità cittadina. In questo periodo, tutto quanto veniva progettato in campo architettonico e urbanistico era sottoposto al suo esame preventivo.
Nell’ultima fase della vita, il nostro personaggio ricevette commesse anche fuori della città di Modena ed è documentabile la sua mano, per esempio: nella casa canonica (1816-1818) e nel campanile (1822-1824, con cantiere portato a termine probabilmente sotto la direzione del figlio Gusmano) della chiesa di San Martino di Tours a Corlo; all’interno dei territori pontifici, sia a Cento, nell’ospitale, nel cimitero e nel ponte sul Reno (1816), sia nella Legazione di Rimini, nel Ponte sul Savio (1817); in una sala del Palazzo Ducale di Massa (1818), quando quest’ultima era governata da Maria Beatrice d’Este; in due altari nella chiesa di San Nicolò Vescovo, a Reggio (1819), città anch’essa tornata un lustro prima agli Austria-Este; nel ponte sul Tiepido (1821), presso San Damaso, a qualche chilometro da Modena. Tra i diversi progetti soliani di questo periodo non concretizzatisi, occorre segnalare quello che riguardava l’adeguamento strutturale e la facciata della chiesa dei Santi Nazario e Celso a Vignola, e che è databile al 1821 (nel 1837, tuttavia, l’architetto Cesare Costa [1801-1876] ne tenne conto per predisporre gli interventi sull’edificio sacro eseguiti pochi anni dopo a eccezione della facciata, la quale fu conclusa nel 1889 su disegno dell’ingegner Carlo Barberi [1827-1909]).
Nel frattempo, l’appena riorganizzata Accademia dei Filarmonici di Modena – non più Ducale, ma Reale – lo elesse socio onorario (1816); tale istituzione andò a costituire la terza sezione della Reale Accademia di Scienze Lettere ed Arti, e di quest’ultima Soli diventò socio onorario (1817). Dal 1820 egli fu socio onorario della Società Filodrammatica Modenese.
Durante l’età matura, Soli volle che in diverse circostanze la sua opera di architetto esercitata nel Modenese fosse accompagnata dall’attività del figlio Gusmano, di Vincenzi e di Minghelli. A quest’ultimo, per esempio, si deve buona parte degli interventi pittorici realizzati all’interno del Casino – o Villa – Bellucci (poi, Tosi Bellucci), dal 1916 Residenza Municipale di Vignola, elegante edificio progettato dal nostro personaggio nel 1789, ma i cui lavori cominciarono molto probabilmente solo nel 1815, per poi concludersi tra il 1823 e il 1824 (sennonché, appena dopo la metà dell’Ottocento, sezioni della struttura subirono cospicui mutamenti sulla base dei disegni predisposti dal già menzionato architetto Costa).
Per una serie di circostanze, il nostro personaggio dovette vivere gli ultimi anni in stato di indigenza, cui cercarono ripetutamente di porre rimedio, con prestiti e sostegni, diversi amici e conoscenti, oltre che lo stesso duca Francesco IV Austria-Este, il quale lo aveva in alta stima e lo trattava con familiarità.
Rimasto vedovo da poco più di sei mesi e al termine di una lunga malattia, Soli spirò il 20 ottobre 1822 nella capitale austroestense (per la precisione, nell’appartamento all’interno della sede dell’Accademia di Belle Arti ove gli era stato permesso di continuare a vivere nonostante egli avesse rassegnato le dimissioni dalla carica di direttore, per ragioni di salute, nel novembre 1821). Dopo i funerali celebrati in forma solenne a Modena, le sue spoglie vennero trasferite nel paese natale e inumate nel camposanto cittadino allora in uso. I resti di Soli andarono dispersi con ogni probabilità nel corso dei lavori di espurgo di tale cimitero (1900-1901), concomitanti con l’entrata in funzione del nuovo luogo destinato alla sepoltura dei morti della comunità vignolese; quest’ultimo a oggi purtroppo non accoglie nemmeno una lapide in ricordo dell’illustre personaggio.
L’odonomastica di Vignola non trascura questo figlio illustre: a lui, infatti, risulta intitolata dal 1865 un’importante strada del centro storico della città (in precedenza, era stata nota prima come Via dei Beccari o Via dei Macelli, poi come Via del Sole), lungo la quale fino alle soglie del XX secolo si svolgeva il mercato settimanale degli animali da cortile.
Un Autoritratto di Soli, dipinto nel 1805 (o negli anni immediatamente successivi) e andato ben presto disperso, fu rintracciato nel 1867 da Carlo Garavini (1807 - non prima del 1879), che allora risiedeva in Campania, e subito inviato in dono alla sorella Luigia (1796-1870), vedova di uno degli uomini più ricchi ed eminenti della Vignola ottocentesca, Giambattista Bellucci (1781-1866). Da allora, l’opera si trova nel già menzionato Casino Bellucci (poi, Tosi Bellucci) della cittadina modenese. L’opera ha subìto un restauro conservativo nel 2015 a cura del laboratorio di Giuliana Graziosi.
Per volontà degli eredi del grande architetto, il Fondo Soli venne affidato nel 1927 alla custodia e alla cura della modenese Accademia di Scienze Lettere e Arti (dal 1959, Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti); esso comprende una raccolta grafica, un archivio e una ricca biblioteca.




IMMAGINI


L’Autoritratto di Soli (olio su tela) attualmente conservato nel Casino Tosi Bellucci (già Bellucci),
dal 1916 Residenza Municipale di Vignola. Fonte: google.com




Caterina Piotti Pìrola (1800-1842?), ritratto postumo di Giuseppe Maria Soli, incisione, a partire dal suo Autoritratto. Fonte: Iconografia dei celebri vignolesi. Opera edita per cura di Francesco Selmi, Modena, A spese di Giuseppe Lupi librajo, 1839. Il piccolo libro in oggetto è una pubblicazione periodica di natura collettiva costituita di sette dispense singole (le quali presentano in alcuni casi note tipografiche parzialmente diverse da quelle che si trovano nel volumetto rilegato, ad esempio «Presso il libraio Giuseppe Luppi»; quest’ultimo, peraltro, risulta il nome corretto
del libraio modenese), così intitolate: Jacopo Cantelli, Lodovico Antonio Muratori, Jacopo Barozzi da Vignola, Pietro Antonio Bernardoni, Agostino Paradisi, Giuseppe Soli, Veronica Cantelli Tagliazucchi. L’incisione della Piotti Pìrola apre la dispensa su Soli, il cui testo scritto è firmato in calce da Mario Valdrighi.




Adeodato Malatesta (1806-1891), ritratto postumo di Soli dipinto nel 1843 o poco prima; olio su tela. L’opera, con ogni probabilità ispirata all’Autoritratto che Soli eseguì non prima del 1805 e che ora si trova nel Casino Tosi Bellucci di Vignola, è custodita presso la sede centrale dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Adolfo Venturi” di Modena (i locali della sede centrale di questa scuola appartennero all’Accademia di Belle Arti guidata per oltre sette lustri, fin quasi alla morte, da Soli; dal 1839 alla scomparsa, direttore di tale Accademia fu il summenzionato Malatesta). Fonte: google.com




Autore sconosciuto, ritratto postumo di Giuseppe Maria Soli, acquaforte, dal ritratto postumo dipinto nel 1847 da Luigi Roncaglia (documentato a Modena dal 1835 al 1853); questo quadro è conservato nella sede dell’antica Accademia di Belle Arti, oggi sede centrale dell’Istituto d’Istruzione Secondaria “Adolfo Venturi”. Fonte dell’incisione: Cultura architettonica e scientifica nelle carte e nei libri della famiglia Soli (1771-1927). Catalogo del «Fondo G. Soli» della Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Scienze, [sic, con virgola] Lettere e Arti di Modena, a cura di Federica Missere Fontana, catalogo dell’Archivio di Federica Missere Fontana, catalogo della Biblioteca con schede di Maria Eugenia Barbieri, Caterina Bonasegla, Massimiliano Bordini, Veronique Fiorini, Alessandra Medici, Modena, Mucchi Editore, 2004, p. 333.




Giovanni Cappelli (1813-1885), Busto di Giuseppe Maria Soli (1859-1860), marmo;
Istituto d’Istruzione Superiore “Adolfo Venturi”.




Una fotografia recente della facciata del Palazzo Barberini di Via delle Quattro Fontane a Roma.
All’interno di esso, Soli fu attivo come pittore e decoratore nel 1780. Fonte: google.com




Una fotografia recente del settecentesco Palazzo Gentili (ora più noto come Palazzo Gentili Del Drago
o Palazzo Boccapaduli Gentili Del Drago) di Via in Arcione a Roma, presso il quale nel 1781 Soli curò
gli allestimenti in occasione della visita degli arciduchi Ferdinando d’Asburgo-Lorena e Maria Beatrice d’Este.
Fonte: google.com




Una fotografia recente della facciata della chiesa di San Pietro Apostolo a Carbognano.
Soli fu architetto capo del cantiere di questo tempio negli ultimi due anni della sua permanenza a Roma. Fonte: google.com




L’antica Porta Sant’Agostino di Modena nell’incisione (a bulino su rame) che
Guglielmo Silvester (1763-1839) realizzò probabilmente nel 1791. Fonte: google.com




L’antico Ponte di Sant’Ambrogio in una cartolina risalente al 1900 ca. Fonte: google.com




Una fotografia recente della facciata del Casino Tosi Bellucci (già Bellucci) a Vignola.




Una fotografia scattata di recente a Corlo di Formigine: la chiesa di San Martino di Tours
(o santuario della Beata Vergine della Neve) e il suo campanile; Soli disegnò entrambe le strutture.
Fonte: google.com




Una fotografia recente della facciata verso Piazza San Marco delle Procuratie Nuovissime di Venezia. Fonte: google.com




Una fotografia recente della parte centrale della facciata nord del Palazzo Ducale di Modena.
Fonte: Giuseppe Maria Soli Bicentenario 1822-2022/Galleria




Uno dei quadri dipinti da Soli nel corso del periodo romano:
Piazza Sant’Agostino a Modena con il monumento equestre del duca Francesco III d’Este, olio su tela (1775);
Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco. Fonte: google.com




Un altro dei quadri dipinti da Soli nel corso del periodo romano:
Archimede, olio su tela (1779); Modena, Museo Civico. Fonte: google.com




Soli, Ritratto di Ercole III d’Este, olio su tela (1793 ca.);
Modena, Palazzo Ducale (in comodato dalla Galleria Estense della stessa città). Fonte: google.com




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