Dopo che la schiatta umana cominciò a popolare la terra, gli animali che dapprima ne tenevano il dominio assoluto, o ne furono sgomenti o ne pigliarono grand’ira, e, ragunati in concistoro, proposero di avvisare ai mezzi con cui provvedere contro il nuovo nemico surto improvvisamente in loro danno.
Le belve di quella spaventevole adunanza sbuffavano, ululavano, ringhiavano, scricchiolavano dei denti, con occhi sanguigni scintillanti di rabbia, gole aperte, sanne pronte, unghioni sfoderati e voci fierissime di guerra a morte, da combattere l’uomo sino all’ultimo sterminio.
L’assemblea suonava adunque vendetta feroce, e di subito prorompere al combattimento ed al macello; e posso dirvi, che chiunque si fosse trovato ivi presente, per quanto forte e audace, non sarebbesi difeso da un senso irrefrenabile di terrore.
La scimmia era stata più volte notata dalle altre bestie come la più somigliante per fattezze all’uomo; ond’è che la poverina, avendo ciò rammemorato in allora, ed essendole parso inoltre che certi sguardi le si voltassero biechi e pieni di minaccia, venne in somma paura, che a cagione della malaugurata somiglianza a taluno non saltasse il ruzzo di provare sua gagliardia su di lei, in odio delle apparenze o quasi per un assaggio della deliberata impresa. Perciò, tremando a pelo a pelo, si rannicchiò in se stessa, e s’industriò di comporsi per quanto poteva alle maniere animalesche, con ridicole contorsioni della bocca, coll’allungare sforzato del muso, ergere la coda acciò fosse visibile a tutti, sostenersi sulle quattro zampe, e con mandare lo strillo meno umano che le fosse dato di cavare dalla gola.
Come succede di consueto nei congressi dove convennero più sorta di umori, in sulle prime non si udirono che propositi battaglieschi; guai! a chi avesse ardito di porre innanzi cenni di tregua, di temporeggiamenti, di pace; credo lo avrebbero sbranato in sull’istante, a fargli scontare il fio delle parole traditrici. Ma, sfogati i primi empiti di furia selvaggia, a poco a poco successero consigli di qualche prudenza; finché i più assennati si reputarono oramai in sicurezza di levarsi su dai loro scanni e trovare udienza ai loro ragionamenti. Essi parlarono presso a poco nella maniera seguente: «essere l’uomo un animale diverso affatto di tutti loro; assalire e difendersi non tanto colla violenza e vigorìa dei membri e di armi naturali, quanto per artifizii che dispone ingegnosamente, e con cui colpisce da lontano, e ferisce mortalmente le vittime a cui intende. Prepara tranelli, lacci con grande maestria sì che noi v’incappiamo per quanto ne stiamo in guardia; inventa macchina ed ordigni sempre più perfetti de’ quali si giova contro i suoi avversarii; egli,* di aspetto regale, di portamento alto maestoso risoluto, con occhio che affascina chi lo rimira, quando ci raggiunge opera maliardamente su di noi, ci anneghettisce le forze, rendeci spossati dinnanzi a lui, con un incantamento simile a quello della biscia che attira l’usignuolo. Ce ne appelliamo al leone, il quale risponda se vero sia o no, che ogniqualvolta si slanciasse ad agguantarlo, ne rimbalzò o intimorito o non piuttosto per raccapriccio invincibile natogli in animo, e che non poté contenere né superare. Aggiungete che colui che dimostra chiaramente come fosse creato alla sovranità del mondo: padroneggia il suolo, le acque, le piante, stende senza contrasto lo scettro sui minori viventi; perseguita quelli che tra di noi gli paiono indomiti o gli recano danno, e con mezzi straordinarii li dirada, li distrugge, li caccia remoti da sé; si affeziona ai più mansueti, li addomestica, se li accompagna, li nutrica, e ne trae utile ed aiuto. Mirate i campi coltivati da esso lui, verdeggianti di quelle erbe e di quegli alberi che più gli aggradano; le montagne disboscate, i fiumi contenuti negli alvei, le pietre ed i legnami congegnati insieme acciò gli formino abitazione; i metalli ammolliti e foggiati a piacer suo, le nostre lane, i nostri peli intessuti insieme e trasformati in panni di cui si copre; il fuoco perfino divenuto suo docile strumento!»**
Questa concione,*** che durò più a lungo di quanto io la scrivessi**** e che fu condotta con avvedutissima accortezza, coll’astuzia squisita la quale è propria degli animali scaltri, alla fine ottenne l’effetto desiderato, temperò i furori, acquietò le impazienze, e fece nascere unanime il divisamento di scegliere o la servitù all’uomo o il rifugio in siti selvatichi ed inabitati, affine di sfuggirne la pericolosa vicinanza. Se qualcuno dissentì, tacque, tennesi in cuore il pensiero di operare in appresso a capriccio proprio, mostrando col silenzio il rispetto dovuto alla sentenza prevalente dei congregati.
La scimmia frattanto, di mano in mano che s’intessé il panegirico dell’umano valore, riprese gli spiriti e mutò contegno; collocossi sulle zampe deretane, si nascose la coda, strinse e ritrasse i labbri, scorciò il muso, e si mise nella posa di persona ragguardevole, gloriosa d’elogi che fossero diretti ad uno de’ suoi od anche a se medesima.
La volpe con sorriso di sottilissimo sarcasmo tenne dietro acutamente alle mimiche della***** sciocca bestia, indi a punirla del vano orgoglio, pensò ad una beffa: «ohè, gridò all’improvviso con voce alterata, e stando in atto di sommo sospetto; all’erta amici, all’erta che l’uomo ci spia!»
Quel grido fece balzare i più feroci, che voltati alla volpe attesero loro indicasse dove mai si nasconda lo sciagurato esploratore. Lo squarcieranno in lacerti, ne trangolleranno le carni e le ossa.
«Eccolo là, soggiunse colei, e accennò la scimmia; eccovi un uomo!»
Poco mancò che davvero que’ furibondi non si****** avventassero sopra la scimmia e non la freddassero in meno che lo dica; per avventura li trattenne una solennissima risata dell’autrice della ridicola scena, e più forse lo stato di angoscia, di tramortimento nel quale cadde l’altra, che proprio si credette non portarne quella volta salva la pelle.
* Nell’originale, questa virgola è assente.
** Nell’originale, qui è presente un punto (in casi simili, tanto in questa favola quanto in altre, il punto non c’è).
*** Nell’originale, questa virgola è assente.
**** Nell’originale, qui è presente una virgola.
***** Nell’originale, il refuso «delle».
****** Nell’originale, «non le si»; quest’errore viene emendato nell’errata corrige finale.