CELEBRI VIGNOLESI

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La camelia



Una vaghissima camelia estolleva altera la sua leggiadra corolla in mezzo ad una aiuola, circondata da altri fiori, belli e odorosi. Essa fra tutte riceveva dal giardiniere più assidue le cure, e lodi più frequenti e maggiori dai riguardanti; sicché avrebbe dovuto chiamarsi contenta. Eppure non la era: di tempo in tempo piegava il capo da una parte nell’aspetto di persona sconsolata, né rialzavalo poi sì leggermente, quantunque vedendola afflitta il giardiniere accorresse tosto ad ismuoverle il terreno al piede, ad inaffiarla, a provvedere in altri modi acciò ritornasse alla prima gaiezza.
«Che mi giovano mai, ripeteva tra di sé, che mi giovano queste noiose sollecitudini per levarmi d’affanno? Non sono rimedio al mio male, né l’acqua fresca della cisterna, né il concio pingue né altro simile argomento: se costui comprendesse i miei desiderii e fosse valent’uomo mi soccorrerebbe in diversa maniera. Io non ridiverrò allegra mai più, se non avvenga che le camelie possano dire: tutti i colori dal più chiaro al più fosco ci appartengono! Per lunghi secoli non avemmo l’azzurro. Deh quanto lo sospirammo! Quante volte* non agognammo di rapirlo al sereno firmamento che abbraccia l’universo! Alla perfine, come narra la fama, sorse pure,** tra gl’industri e passionati cultori delle nostre piante, chi fece l’immortale scoperta di renderci in colore di cielo. Ma ciò ci basterebbe forse? Ci manca ora il nero; ed oh come sarebbe di stupenda vista una camelia col nero dell’ebano ed il morbido del velluto: essa regnerebbe la prima, la più peregrina fra tutti i fiori del mondo. Perché il nero quando sia puro e di piena, perfetta oscurità non teme confronti di bellezza; vago, ed aggraziato, maravigliosamente fa spicco sopra le tinte che si dicono vivaci e gioiose.»
Così la camelia disperavasi per cosa impossibile da ottenersi, utile nemmeno, e contro natura. Non saprei se ancora languisca e si condolga delle brame fallitele; speriamo che si corregga, pensi meglio a’ casi suoi*** e si contenti dello stato proprio. È poi curioso da considerare come non le sovvenisse mai che, mentre**** le camelie abbondano di colori, vanno prive di olezzo, senza cioè quel pregio che fa più amabili le rose, la vaniglia, le viole, e perciò non volgesse a tale intento i suoi sospiri piuttosto che ad attributo il quale non è proprio di fiore veruno. Il nero è spegnimento della luce***** e uccisione dei colori; e il sommo Artefice del creato che deputò i fiori a’ suoi ministri, per isvelare la bellezza e la pompa delle tinte nascoste nel bianco raggio del sole, non volle che uno solo di essi fosse non atto a compiere l’ufficio gentile. Il nero fiore quando anche si trovasse andrebbe coi gialli a simbolo di morte, ad ornamento dei cimiteri; né credo piacerebbe alla camelia di essere trapiantata dai lieti giardini, nei campi lugubri dove la terra è sepoltura di cadaveri.




* Nell’originale, qui c’è una virgola.
** Nell’originale, questa virgola manca.
*** Nell’originale, qui c’è una virgola.
**** Nell’originale, «considerare; come non le sovvenisse mai, che mentre».
***** Nell’originale, qui c’è una virgola.




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