In un piccolo paesello d’Italia, adagiato sopra un altipiano, era ed è costume di celebrare ogni anno la vigilia della Sagra* con un falò, una luminaria nella piazzetta dinnanzi alla chiesa** e in fine un allegro trarre di razzi, di girandole e di mortaretti, col concorso di tutta la popolazione, tra lo schiamazzo e le grida festose de’ fanciulli spettatori curiosi e plaudenti.
In sull’avemaria accendesi il falò, la cui vampa comincia tra vortici di fumo*** e si leva in lingue dapprima fugaci, balzane, di un rosso cupo, ma che in breve si estolle pura, candente, in una sola, vasta ed alta pira, che crepita divorando rapidamente tutte le fascine accumulate a di lei alimento**** e raccolte nella giornata di casa in casa***** da offerte spontanee dei terrazzani.
Quando il falò, mancandogli materia di vita, langue e geme****** (oh trista ed amara sorte delle cose umane, perfino delle più splendide, che hanno sempre a finire!),******* in allora succede la luminaria, formata da palloni di carta unta, pendenti da una cordicella tirata all’intorno della piazzetta, con entro per ciascuno una candela di sego.
Nel più bruno della sera si mandano in gloria finalmente i fuochi d’artifizio, che prorompono impetuosi all’insù e fendono l’aria fischiando e sfavillando, indi scoppiano e scompaiono, perché la loro morte o è un breve rumore ovvero un subitaneo sfolgorare di ridenti e diverse gemme infuocate che tosto si spengono.
Nel frattempo che si lascia passare tra la luminaria ed il trarre dei fuochi di artifizio, stava deposto,******** presso uno dei palloni, un razzo maggiore degli altri, messo là in disparte affine d’incendiarlo l’ultimo, come il più cospicuo, il più gagliardo, e quello cui spettava di chiudere solennemente e trionfalmente lo spettacolo. La candela del pallone mandava una sua scura fiammetta dal lucignolo grosso, fungoso e piegato da una banda, e colava giù in grossi goccioloni di unto liquefatto********* che cadevano fino al basso, perché il caldo della stagione loro impediva di congelarsi a metà cammino. Colei guardò più volte il razzo postole sì vicino e n’ebbe paura e gelosia; imperocché vide poco prima********** che un ragazzotto,*********** avendone per ghiribizzo e fuori di tempo fattone partire uno, questo, mal diretto,************ andò a cozzare contro uno dei palloni************* e ne fece macello, e procedette dritto dritto alla sua meta senza darsi per inteso del succedutogli tra via. La candela************** diceva adunque dentro di sé: «Se*************** questo furibondo il quale mi sta vicino**************** piglia fuoco e scatta, chi mi difenderà dalla sua violenza? E,***************** se anche non mi tocca, chi più attenderà al mio lume, mentre esso brillerà in lucentissimo solco nei campi dell’aria?»******************
Però la invidiosa e spaventata candela guardavalo in isbieco e brontolavagli contro, e s’industriava di stillargli sopra qualche gocciolone del suo grasso, affine di colpirne la miccia******************* e rendergliela di meno agevole accensione.
Il razzo si accorse de’ perfidi intendimenti di lei******************** e se ne sentì inasprito; onde, mal********************* contenendo lo sdegno, le parlò contro:
Razzo. «Finiscila scimunita colle tue vane e pazze prove di togliermi il fiato e di uccidermi in fasce. Non sai che appena la prima favilla mi tocchi io n’andrò in eccelsa e spiegata lista di fuoco a far pompa dei tesori che chiudo in seno? Non sai che la tua calda e strutta pinguedine mi giova ad ardere più che a mortificarmi?»
Candela. «Oh tracotanza di laido e sucido cartoccio legato a mani e piedi********************** che ardisce di mandare discorso fino a me! Chi se’ tu, tristo e mentecatto poltrone? Uno spauracchio de’ pipistrelli! Composto di carbone, di nitro, di solfo e di non so quali altre porcherie venefiche, fosti fabbricato a trastullo de’ bamboli*********************** e ad ammorbare co’ tuoi fumi la pura e fresca brezza della sera. Sei nero e di brutta vista mentre dormi, e quando ti svegli sei formidabile per i danni gravi che puoi arrecare. Ma po’ poi, vedremo se tanto presto quanto presumi************************ saprai cogliere la fiamma allorché la buona ventura te la porga. L’umido non ti fece nulla? Se l’umido ti penetrò, come suole accadere a pari tuoi, oh come l’arroganza ti calerà************************* e che bella figura sarai per farci!»
Razzo. «Non redarguisco alle tue contumelie, perché al cimento l’opera mia più che altro risponderà loro degnamente. Se poi racchiudo in me sostanza vogliosa e pronta o no a levarsi in incendio, puoi tentarne la sperienza: manda giù uno de’ bitorzoli roventi che ti fioriscono sullo stoppino e che ti recano non poca noia, e attendi allora paziente a ciò ch’io valga. Osserva là giù a valle: pieni sono i prati ed i campi di lucciole scintillanti; ora io mi sento tale eccitamento nell’interno che, ti************************** dico, basterebbemi lo svolazzare vicino di uno di quegli insetti luminosi, perché io sorgessi da questa bassezza.»
Candela. «Che vanti, che scalpore non meneresti se il tuo durare non pareggiasse il lampo. Ma io tranquilla assisterò al tuo frenetico trapasso, e mentre precipiterai a terra consumato e sprezzato io continuerò a diffondere luce della mia sede, e tanto mi avanza di forza e di materia che saluterò giubilante il mattino.»
Razzo. «Poco manca che tu non aspiri alla immortalità! E quel mattino a cui speri di dare il benvenuto, lo desideri pur davvero, o non lo temi? Io passerò veloce e tosto finirò, ma nel mio baleno brillerò sì vivo che mi giudicheranno un fuoco non dissimile delle più gaie stelle cadenti che solcano nelle notti serene il firmamento.»
E la contesa non cessò qui, anzi si protrasse troppo, per cui sarebbe di noia se tutta la scrivessimo. In ultimo, il bel razzo fu acceso; col suono di un vigoroso strascico, arse, si svolse in larga ed alta fascia di fuoco, volò diritto alle nuvole e giunto lassù rifulse all’improvviso in un candentissimo globo, rampollatogli dal mezzo*************************** e ingioiellato di rubino e di smeraldi ardenti.
La candela ne rimase abbagliata e si credette morta, né tornò sì presto dallo sbalordimento**************************** che un colpo di vento non la smorzasse anche prima del suo termine naturale.
Venne indi l’aurora, e colui che staccava i palloni della luminaria, quando arrivò dalla candela ebbe a beffarsi di essa e del candellaio che la fabbricò, uscendo in questi propositi: «Fatta**************************** di sego rancido, molle, ingiallito come un citriuolo; costrutta sgarbatamente, con uno stopaccio per lucignolo, eri nata ad ardere in una grotta di ladroni; nondimeno ti affibbiasti la giornea di candela di qualità, soda, di buona pasta, e ti frammettesti tra falcole assai migliori di te. Non bruciasti che a mezzo e, per***************************** quello che ne resta, non hai più forma che ricordi l’essere tuo. Solcata di nere righe, imbrodolasti il pallone che ti sostenne ed accolse, e,******************************* se non fosse oramai troppo tardi, saresti da essere impugnata******************************** e poi cacciata in gola di colui che ti creò sì lurida e schifosa, e ti vendette frodolentemente per buona.********************************
Meglio brevi giorni ma onorati, gloriosi, che lunghi anni di vita turpe e vile.
* Nell’originale, qui è presente una virgola.
** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*** Nell’originale, qui è presente una virgola.
**** Nell’originale, qui è presente una virgola.
***** Nell’originale, qui è presente una virgola.
****** Nell’originale, qui è presente una virgola.
******* Nell’originale, qui non è presente una virgola.
******** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
******** Nell’originale, qui è presente una virgola.
********* Nell’originale, qui è presente una virgola.
********** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
*********** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
************ Nell’originale, qui è presente una virgola.
************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
************** Nell’originale, «sé: se».
*************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
**************** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
***************** Nell’originale, «aria? –».
****************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
******************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
******************** Nell’originale, «inasprito, onde mal».
********************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
********************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*********************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
************************ Nell’originale, qui è presente una virgola.
************************* Nell’originale, «interno, che ti».
************************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*************************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
**************************** Nell’originale, «propositi: fatta».
***************************** Nell’originale, «mezzo, e per».
****************************** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
******************************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
******************************** Nell’originale, «buona.»