CELEBRI VIGNOLESI

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Il prato di cerfoglio



Un agricoltore seminò cerfoglio in un suo prato di larghi confini* e di terreno così pingue** che tra tutti i suoi campi egli reputavalo il migliore. Il cerfoglio germinò e crebbe rigogliosissimo con certi gambi grossi, alti, eretti, succosi, coperti di ricco e verdissimo fogliame, e ornati di fiori i più vivaci che mai portasse egual pianta; in modo che fosse di maraviglia a chiunque gli passasse vicino, ed invidia degli altri possessori di poderi. Gli animali erbivori si fermavano e ristavano cocciuti dinnanzi a quella vista, e si avviavano per entrarvi dentro a prenderne una satollata; né, costretti poi dal pungolo e dalla scuriada, si dipartivano di là, senza mandare mugoli, nitriti od altre grida di rammarico. Poveretti! quel pasto sì ghiotto e nutritivo loro pareva creato a bella posta per i loro stomachi capaci ed affamati,*** ed a ragione sentivano l’acquolina a fluire in bocca; ma non riflettevano (le bestie riflettono mai?) che il bello e saporito cerfoglio si appartenea ad un padrone, il quale lo coltivò col sudore della sua fronte**** e divisava di raccoglierlo per empierne il proprio fenile.
Sarebbesi creduto che costui,***** sapendo quali appetiti e quali passioni nemiche svegliasse il suo fertile prato, avrebbe preso tali cautele da non abbandonarlo indifeso alle altrui cupidità o malvoglienza; ma pur troppo fu sì male avveduto che, datosi a vagabondare qua e là per questioni di limiti****** e per il possedimento contrastato di sterili lande, non si curò né di mantenere chiuse le fitte siepi, né di affidarne la guardia a qualche custode vigilante, fosse pure il suo figliuolo. Perciò gl’intervenne quello che naturalmente dovevagli succedere di grave e d’irreparabile sciagura.
Già il cerfoglio, lasciato in tale trascuranza, aveva cominciato ad appassire e mostrare aspetto di malinconia, allorquando un dì, all’improvviso,******* fu invaso da varie parti da diversi divoratori, i quali sembrò si fossero data l’intesa******** e d’accordo ne volessero devastare la messe. Che baldoria, che orgie menarono costoro, liberi di strapparne quanto più loro piacesse, di saziarne a libito, di non uscirne che a compiuto saccheggio! Il padrone tornò appunto da un suo pazzo ed infruttuoso litigio********* nel mentre che il ladro bestiame era a metà dell’opera; e sì che batté l’anca e la fronte, e mise le mani a capegli, e corse qua e là, e schiamazzò, e minacciò col bastone che svelse da un albero, ma tutto invano, poiché tra animali corridori, cozzanti e sferracalci gli si ordinò dinnanzi una tale schiera arrogante, formidabile e battagliera********** che desso stimò maggiore prudenza di cessare dall’inutile gridare, e dolentemente voltò il tallone e andossene a casa a piangere il danno.
Eravi modo, se fosse stato più avveduto e meno puntiglioso, di cacciare quella masnada di predoni*********** e racconciare colla diligenza il mal capitato cerfoglio, riconducendolo in breve a gagliarda vegetazione, mercé la bontà inesauribile del suolo; se non che lo sconsigliato seguitò a perdersi in cianfrusaglie, e più volte ancora il prato fu messo a ruba ed a sacco e tanto crudelmente guasto************ che pareva dicesse coll’aspetto sparutissimo ai passeggieri: vedeste mai strazio più disonesto di quello che fecero a me?
Finalmente l’agricoltore,************* o sbizzarrito già nelle liti perniciose, o rinsavito dai gravi danni sofferti, ritornò amoroso a curare la più ragguardevole e fruttifera parte de’ suoi possedimenti, rinforzò le siepi, sparse nuova semente************** e con sollecitudine quotidiana attese a ricuperare nello avvenire, se possibile fosse, il perduto a cagione della passata negligenza. Il cerfoglio novello*************** sorse aitante e promettente di abbondevole raccolto**************** dai ceppi rimasti e dai freschi semi; i benevoli gli augurarono il trionfo e la gloria del tempo addietro, gl’invidiosi ne provarono***************** rabbia; gli animali ingordi di cibarsene replicarono tra di loro i propositi di ripetervi la solita devastazione. Ma sventuratamente né gli uni si consolarono, né gli altri godettero poi sì largamente com’ebbero sperato; imperocché un flagello inatteso sottentrò al precedente, contro il quale non valsero argomento di bastoni né di cinta, né vigilanza del dì e della notte. Tra gli animali predatori taluno aveva pure pasciuto in un campo di male erbe****************** e portatine seco dei piccoli granelli frammisti alla polvere dei piedi ed alle zacchere delle gambe, e di cui qualcuno lasciò nel prato mentre vi passeggiava e ruminava. A stagione propizia eruppe qua e là la cuscuta******************* a somiglianza di lebbra immedicabile, e si diffuse serpeggiante tra le piante di cerfoglio, alle quali, allungando i suoi sottili e micidiali filamenti, si attorcigliò, suggendone i sughi, troncando loro i nervi della vita, riducendole a peggio che fieno assiderato. La tristezza sottentrò all’ardimento, e il morbo pestilenziale alla vigorosa sanità; l’agricoltore si provò a recidere la parassita, a perseguitarla, a scovarla da’******************** più reconditi ripostigli in cui configgesse le sue barbe, e sempre con fatica sprecata; essendo la cuscuta uno struggitore di tale natura che non si sperde totalmente quasi mai, se non abbiasi cuore a distruggere la piantagione in cui s’intruse, e per tante volte********************* per quante vi ricompare.
Dapprima l’agricoltore usò blandi rimedi, procedendo fiacco e sbadato all’impresa di sbarbicarla, perché sembravagli cosa da poco, un’erbicciuola da nulla; e costei,********************** avvedutasi di quella buaggine, se ne faceva beffe tra sé, e per gabbarlo meglio insinuavasi rasente terra, non iscorta, finché riusciva ad alzarsi più lontano, in luogo dove non avrebbesi sospettato. In altri casi, tagliata qua e là, sopportava pazientemente la recisione, ma,*********************** raccogliendo la vita in un piccolo tralcio, in un breve tronco, di là ricominciava a mettere polloni************************ e tentacoli, a stendersi tutt’attorno, a moltiplicarsi miracolosamente. Fu in allora che l’agricoltore le intentò una guerra fiera ed all’ultimo sterminio; perseguitolla senza posa, giurando a sé di non cessare che a vittoria compiuta. Sognò che, a************************* fatiche coronate di successo felice, avrebbesi posto in capo una ghirlanda della maladetta nemica************************** e banchettato in festa, lietissimo, tra i parenti e gli amici. Il giorno della liberazione sarebbe stato segnato come fausto, augurato, indimenticabile nelle memorie di famiglia, e celebrato ogni anno in gioia e con sollazzi.
Oh quella ghirlanda rimase per sempre un sogno! Mancatogli il pensiero o la virtù di sconvolgere il terreno dall’imo all’alto, di seppellirvi quanto vi avvanzasse del cerfoglio, di sperimentare, in caso disperato, l’eroico e terribile purificante che è il fuoco,*************************** s’incaponì di ritentare gli altri mezzi meno validi e finì colla disperazione di averla più a togliere; onde sbigottito, scoraggiato, afflitto, considerò oramai come se gli fosse stato inghiottito da un fiume o inabissatogli**************************** da un terremoto il bel prato, e lo affidò alla mala ventura.
Qualche pianta di cerfoglio si cimentò di tempo in tempo a svincolarsi dalle strette spire della parassita, opponendole resistenza acciò non le succhiasse umore; ma le più cedettero o per viltà o per debolezza o per consuetudine, fintanto che la cuscuta pigliò stabile e perpetua signoria negli altrui dominii, e temesi***************************** non sarà per esserne divelta o cacciata mai più.
Il narrato avvenimento divenne famoso nella storia delle cose agronomiche****************************** ed anche ora se ne ritrae questa ammonizione severa*******************************: che nell’animo verginale, dove fioriscono le virtù, è funesto, è spaventevole se i vizi s’introducono a far gazzarra, perché difficile assai il discacciarneli******************************** e più difficile ancora spegnere il sottile veleno di cui sogliono infettare i cuori nei quali signoreggiarono senza contrasti.




* Nell’originale, qui è presente una virgola.
** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*** Nell’originale, qui è presente un punto e virgola.
**** Nell’originale, qui è presente una virgola.
***** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
****** Nell’originale, «avveduto, che datosi».
******* Nell’originale, qui è presente una virgola.
******** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
********* Nell’originale, qui è presente una virgola.
********** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*********** Nell’originale, qui è presente una virgola.
************ Nell’originale, qui è presente una virgola.
************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
************** Nell’originale, qui non è presente una virgola.
*************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
**************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
***************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
****************** Nell’originale, «provarano».
******************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
******************** Nell’originale, figura qui tra parentesi tonde il numero 8, che rimanda al testo della relativa nota contenuta in Note, l’elenco delle note, verosimilmente tutte di pugno dell’Autore stesso, inserito subito dopo la fine dell’ultima favola della raccolta e subito prima dell’Indice. Ecco il testo di tale nota: «Cuscuta. Pianta parassitica che invade e distrugge i prati di cerfoglio; è di vita tenacissima.»
********************* Nell’originale, «da».
********************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*********************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
************************ Nell’originale, qui non è presente una virgola.
************************* Nell’originale, qui non è presente una virgola.
************************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
*************************** Nell’originale, «Sognò, che a».
**************************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
***************************** Nell’originale, qui è presente un punto e virgola.
****************************** Nell’originale, «inabbissatogli».
******************************* Nell’originale, qui è presente una virgola.
******************************** Nell’originale, qui è presente una virgola.
********************************* Nell’originale, qui è presente un punto e virgola.
********************************** Nell’originale, qui è presente una virgola.




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