Una giovane rondine,* nel ritorno dal suo primo passaggio, fu ricevuta con liete e festose accoglienze da tutti gli uccelli suoi amici; i quali, non appena sentirono il primo alito di aere intepidito, stettero in sull’aspettarla, bramasi di udire da lei le nuove dei lontani paesi a cui peregrinò. Fu un garrire dei più confusi intorno a lei, un saltellare, uno svolazzare dei più inquieti e curiosi, da che ciascuno volevale andare più accosto degli altri, affine di cogliere dalla voce di lei direttamente i ragguagli delle meraviglie osservate e degli accidenti occorsi.
La rondine è per natura sua molto facile al cinguettìo; laonde le fu caro di corrispondere ai desiderii fattile manifesti, e cominciò la narrazione ab ovo, raccontando dello sgomento che diedele il mare, e dei lunghi faticosi voli per quegli immensi piani d’acqua, placidissimi in certi giorni e furiosamente sconvolti in altri dalle spaventevoli burrasche che vi suscitano i venti scatenati, con tali onde da toccare le nubi. Poi disse dell’audacia umana, la quale con case di legno, ora guidate dai congegni di ampie tele levate a gonfalone, ora da macchine sbuffanti fumo e faville, avventurasi a superare quei pericoli, arrischiandovi non di rado, vita e sostanze. Descrisse gl’incogniti paesi nei quali finalmente pigliò riposo e stanza: climi impareggiabili, terreni ubertosi, piante lussureggianti, mai freddo, mai la natura intorpidita come avviene da noi.
«Ma con tutto ciò, aggiunse sospirando, io non fui contenta. Spesso mi risovvenne la cara e mesta ricordanza del luogo nativo; nella fantasia mi si dipingevano al vivo il nido in cui dischiusi gli occhi alla luce, e il primo cibo ricevuto dall’amorevole sollecitudine dei genitori, e i primi sforzi a spiccar un corto trar d’ale, e le prove a volo maggiore, e financo lo strido infausto e pauroso del falco, col raccapriccio di essere colta e sbranata. Vi confesso, che avrei amato piuttosto di essere qui coi patimenti del freddo e della fame, che colà al caldo sole e nell’abbondanza di ogni sorta di nutrimento, ed io non vorrei andarvi più, se una dura necessità non mi vi spingesse.»
Fra gli ascoltanti fuvvi un fringuello, il quale non potevasi dar pace, come la rondine non si dilettasse e delle giocondità delle contrade straniere, e delle ricchezze trovatevi all’uopo suo; anzi, invidiavala, ché natura l’avesse così sortita a necessità di trasmigrare. Egli deliberò in sua mente, nell’autunno venturo, di farsele compagno; le palesò il proposito, che poi mantenne per quanto la rondine s’ingegnasse di dissuadernelo.
Quantunque la traversata riuscisse piena di fatiche** e il fringuello si sentisse più volte stanco del lungo batter d’ale, nondimeno*** non s’intimorì né si dolse, perché il desiderio delle cose nuove e la speranza di un paese più bello del proprio gl’infusero lena continua.
Arrivarono alla perfine al termine del viaggio. La rondine riprese colà le solite sue abitudini, menandovi vita monotona e non allegra; mentre l’altro slanciossi con rapidi e continui voli a divagare per ogni parte, visitando, osservando**** e godendosi dell’insolito aspetto e degli strani oggetti che gli si offersero alla vista; durante un mese intero non ripensò più alla patria sua; sembrò anzi che non fosse più da capirgliene nell’animo la memoria. Ma a poco a poco sentì a muoverglisi dentro, a serpeggiargli pei nervi una specie di ribrezzo del nuovo, di fastidio, di noia, di rammarico dei costumi forestieri ai quali si era dovuto adattare; gli rivennero in mente le abitudini domestiche***** e le dolcezze della propria dimora; cominciò a provarne desiderio, brama, sete inestinguibile****** e frenesia di ritorno immediato, non meno di colui che muore riarso e vede in imagine viva la limpida e freschissima fontana, che rampolla nel luogo d’onde si dipartì per solo capriccio.
Si vergognò di parlarne colla rondine******* e si chiuse in una profonda malinconia, raccogliendosi in qualche solitudine remota, da solo, non curante di cibo, aborrente della compagnia, con odio sempre più cupo contro tutto ciò che circondavalo.
La rondine se ne accorse, andò a cercarlo, tentò con miti parole di renderlo tranquillo e consolato: ma fu inutilmente. Temendo allora che un qualche dì non isfuggisse e non si partisse da solo, in istagione pericolosissima al ritorno, deliberò di non abbandonarlo più tenergli compagnia il più della giornata fino alla primavera ventura, lontana tre mesi ancora. Tre mesi al fringuello parvero tre secoli, anzi un tempo infinito, si ostinò più che mai alla partenza e, mentre******** fingeva di acconsentire ai consigli dell’amica, in mente sua formava fermissimo il proposito di cimentarsi da solo, a qualsivoglia costo, ai pericoli della lunga via. Una mattina, di buonissima ora tacitamente se n’andò.
Oh quanto gli fu penoso e malagevole questo secondo viaggio e male auspicato! Ogni dì, ogni ora ebbe a lottare coi venti, colle bufere; senza trovare che nutrimento scarso, e tal fiata nulla! Mancando di guida si smarrì di frequente, non sapendo più da qual parte rinviarsi, e paventando sempre di procedere innanzi in direzione opposta alla meta! Ma,********* finalmente, coll’acutissimo occhio scorse da lungi assai una nave su cui si ricordò di avere posato nel primo passaggio; nave di gente compatriotta, a cui si affrettò con ansia e speranza per cercarvi rifugio, salvezza e trasporto alle spiagge native.
Afforzò il remeggio dell’ali; sfidò l’aere rubesto ed avverso al suo corso; valicò senza sosta i rari luoghi che iva incontrando per riposo; e volò, volò con disperata ostinazione, ed ahi! il poverino cadde avanti, poco avanti di raggiungere l’intento, precipitando giù a piombo, nei flutti tempestosi, che lo travolsero nei loro vortici e lo diedero gradito pasto a qualche pesce.
– Non provarti********** senza prudenti consigli a quelle cose, per le quali la natura non ti chiamò. Non abbandonare la patria esulando volontariamente, se non vero bisogno non vi ti costringa. In altri paesi troverai maggiori bellezze, più rarità e più opulenze che nel tuo, ma non mai i dolci ricordi, i soavi affetti, le amorevoli corrispondenze che ricevi da coloro i quali ti sono consanguinei, amici e conoscenti dall’infanzia, con cui usasti di scaldarti al domestico focolare nel verno e di cercare nelle sere estive il fresco ristoratore del caldo del giorno. –
* Nell’originale, questa virgola non c’è.
** Nell’originale, qui c’è una virgola.
*** Nell’originale, qui c’è una virgola.
**** Nell’originale, qui c’è una virgola.
***** Nell’originale, qui c’è una virgola.
****** Nell’originale, qui c’è una virgola.
******* Nell’originale, qui c’è una virgola.
******** Nell’originale, «partenza, e mentre».
********* Nell’originale, questa virgola non c’è.
********** Nell’originale, qui c’è una virgola.
*********** Nell’originale, qui c’è una virgola.