Una poveretta era in sull’estremo della vita, ridottavi più dai patimenti che dalla età, con pochi e rari soccorsi, uno strato di paglia per letto, alcuni cenci per coperte, un fardelletto delle sue misere vesti per guanciale. E,* quantunque nell’agonia, nondimeno conservava lucida e serena la mente; nella quale ivano allora risorgendo vivaci le memorie del passato, con questo che le più amare del tempo addietro** le sembravano di una inenarrabile soavità. E di passo in passo le pigliavano alla vista sembianze di cose sussistenti ed animate; dapprima in figura di baleni sfolgoranti, indi coll’aspetto di bellissimi putti, diafani, splendidi, di volto sì pio, sì innamorato che la intenerivano di gioia transumana. Ciascuno di essi aveva un conforto da dirle; e ad ogni conforto che ricevesse sentivasi levata blandamente su dal duro giaciglio, sì da parerle che fosse leggermente sospesa nell’aere, ed immersa in un mare infinito di castissime delizie.
Una memoria. «Ti sovvieni, allorquando da fanciulla mendicando un tozzo di pane per saziare la fame rabbiosa, ne ricevesti in cambio rabbuffi, scherni e busse? Ti adirasti e ti scatenasti in imprecazioni contro chi ti aveva offesa; poi ascoltasti una parola interiore che ti chiamò a sentimenti più miti, e piangesti del tuo prorompere, e prostrata dinanzi a Dio, pregasti per coloro a cui poco prima maledicevi.»
Altra memoria. «E giovinetta di vaghe forme, sostenesti la guerra formidabile della seduzione senza riceverne macchia, preferisti la miseria incontaminata alle agiatezze impure, onde il male si dolse di te e ne mosse alte querele.»
Altra memoria. «La madre tua, soffrente e senza soccorsi, sarebbe morta di spossatezza e di angoscie, se tu non vegliavi le notti intiere al lavoro; sarebbe stata sepolta senza onori, se tu non vendevi il tuo pulito e modesto abitino, e non sopportavi il rossore di mostrarti pezzente.»
Altra memoria. «Quella tua amica fu salvata da te dall’abisso in cui precipitava con iscapito della tua quiete e calunnie dolorose alla tua fama. Chi se la vide tolta, n’ebbe tale dispetto da vendicarsene su di te, e inventare a tuo scorno false e invereconde novelle. Quantunque innocente, pure fosti segnata a dito siccome colpevole; ma tu fissasti gli occhi lassù, e vedesti che facevati testimonianza di candore, e te ne consolasti, rialzandoti dallo sbigottimento in cui eri caduta.»
Queste ed altre voci componevano il concento che accompagnava il transito della povera donna a luogo eterno. Anzi non eranle voci, ma canti, melodia, luce mattutina. Dalle dolcissime armonie fiorivanle dinnanzi gigli e rose, le brillavano gemme fulgidissime, le lampeggiavano raggi di mille colori ridenti; e musica e splendori, e fragranze dilettose e figure di putti, e tristezza del passato e godimenti del nuovo avvenire, e compiacenza di sé, e riconoscenza ed amore a Lui che le trasfuse vigore nelle difficili lotte, l’inebbriarono di gaudio, la rapirono nell’esultanza, e il rapimento beato ne fu lo spirare dell’anima.
* Nell’originale, qui non è presente la virgola.
** Nell’originale, qui è presente la virgola.