Nella prima sera in cui la luccioletta si levò a scintillare qua e là, su e giù per i campi ricchi e gloriosi di alte e grosse spighe, alcuni insetti, simili a lei, ma privi dello splendore ond’ella si abbellisce, le furono intorno, le fecero corteggio, e la accompagnarono con esclamazioni di meraviglia, lunga pezza, ne’ suoi divagamenti. La lucciola li udì, e come giovanettina inesperta e desiosa se ne tenne inorgoglita più del dovere; per ciò incedette innanzi, fingendo di non attendere ai loro ragionamenti, e dentro di sé lusingandosene assai, e gioendone da non capire nella pelle. Di tratto in tratto fermavasi sull’apice di una fogliolina o si appiccava ad un’arista in sembianza di suggere umori, ma più veramente per agio di ascoltare le lodi prodigatele; mantenendo contegno di modesta finché per il soverchio compiacersi interno perduto il freno, si lasciò trascorrere a discorso di se medesima co’ suoi ammiratori.
«Vi sembra bella, neh!, o miei cari, e di svelte movenze e prodigiosa per il mio luccicare! Anch’io, ad ogni lampeggio che mando, mi godo dentro di me, e m’innamoro di un pregio che è raro tra gl’insetti, e fu conceduto a pochi dal Creatore. Tuttavolta non mi portate invidia, perché sono cosa ahi! troppo fugace: brevi giorni mi rimangono da giubilare tra di voi e da rallegrare il mondo colla mia notturna fulgidezza, sì che la brevità del vivere non compensa il fregio di cui vado insignita.»
«Oh non t’invidiamo, risposero gli altri, e solo consideravamo stupiti di qual grazia ti facesse adorna il Padre Comune, inchiudendo nel tuo gentile corpicino, a preferenza di noi e di tant’altri nostri simili una particella di quella materia luminosa della quale fu prodigo agli astri del cielo, onde tu quasi partecipi dei favori che compartì alle sue più gigantesche creature. Anzi se ciò non fosse, ti compassioneremo e sospireremmo di te.»
La lucciola a tale risposta rimase attonita e mortificata, dacché attendevasi de’ complimenti, e,* non sapendo continuare sensatamente il colloquio, si sforzò di cucire insieme alcuni motti sì poco acconci sull’argomento, che gli altri si avvidero della confusione in cui era venuta, e taciti ne risero tra di loro.
«Non ti volemmo affliggere né dire meno di quello che meriti per la preziosa qualità onde vai privilegiata. Affermammo di non invidiarti, né senza ragione. Noi, perché oscuri passiamo inosservati coll’aiuto delle tenebre, né persona ci perseguita, e difficilmente ci colgono o ci maltrattano; tu per lo contrario, col tuo lampeggiare ti attiri gli altrui sguardi, in specie dei fanciulli protervi, i quali non appena ti scorgono da lungi, tosto ti corrono dietro, ti raggiungono e ti afferrano, e poi ti schiacciano sulla palma della mano affine di trarre da te una fugacissima traccia fosforeggiante. Non ti allettino i luoghi frequentati; cerca salvezza e quiete nei romiti, nei lontani, nei malagevoli al cammino dell’uomo. Vuoi campare incolume dai maggiori pericoli? Ti raccogli in solitudine, o la morte ti penderà sul capo quando meno te l’attendi.»
La luccioletta ascoltò con grato animo i consigli ricevuti, ne comprese la bontà e l’utilità e promise di assecondarli. Una fiata, nondimeno, se ne dimenticò, ed avvicinossi ad un prato, svolazzandovi in mezzo, mentre alcuni villeggianti sdraiati deliziosamente sulla verd’erba pigliavano il fresco della sera, e per poco non pagò colla prigiona e colla vita il temerario avventurarsi. Scampata da una certa uccisione, si raccolse tremando e con ansia in sito di salvamento, da quinc’innanzi non più vanagloriosa di pompeggiarsi dove gli uomini avessero consuetudine, e perciò condusse in pace il resto de’ suoi dì, fino a termine naturale. Conobbe che il suo bel luccicare non era cosa procacciatasi da se medesima, anzi derivarle da virtù superna; a quella in conseguenza le lodi; a se non convenire altro che svelarlo modestamente, ingenuamente, non collo scopo di mercarne encomii ed adulazioni, sibbene ad esaltazione giusta dell’alta sorgente da cui le venne in dono.
* Nell’originale, questa virgola non c’è.