CELEBRI VIGNOLESI

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Solazzo



Vuoi pigliarti qualche solazzo, procurarti qualche passatempo? Cerca tra i divertimenti, le distrazioni, quelli che sgombrano la noia della mente, ricreano, rallegrano senza che l’anima tua ne riceva macchia, né corrompimento il cuore; e fa come una garbata e colta signorina, la quale tra l’eleggere i vani folleggiamenti dei balli, delle veglie, dei teatri continui, e qualche mezzo dilettevole d’istruirsi, con volontà spontanea a questo si attenne, e con particolare amore si dedicò alla musica, affidandole il compito di fugarle i pensieri molesti, di serenarle lo spirito conturbato, di temperarne a dolcezza gli affetti. Assisa al gravicembalo ella tutto obblia di corrucci e di affanni, e ricupera la consueta ilarità; perché ha pure i suoi giorni in cui sospira, quantunque leggiadra, amata, accarezzata, circondata dagli agi, luce degli occhi dei genitori suoi.
In quella soave dimenticanza di sé, sente i palpiti in petto più frequenti e più vibrati, e si esalta, si estolle, si leva al di sopra della cerchia angusta in cui la materia ci chiude; spazia e ondeggia colla mente nella immensità dell’infinito, fra liete, innocenti e splendide immagini; e vive in allora di una vita non terrena. Sembrale altre volte di essere seduta mollemente sopra una piccola barca, e scendere blanda giù per un placido fiume, portata dal lento e tranquillo incedere della corrente; e la frescura del luogo le lambisca con dolcezza le guancie, ne faccia svolazzare giulivamente i capelli; e i fiori delle rive la innondino di profumi delicati, gli uccelli gorgheggino con maestrevoli canti per lei; le danzi sulla prora una fiammella bianca, tremolante, alla cui luce gioconda si accordi una voce di speranza ineffabile, che le ripeta nell’intimo: sarai beata!
Quando si riscuote dalla dilettosa divagazione, le risuonano ancora all’intorno le ultime note che trasse dal gravicembalo secondo gli slanci e le espansioni della infiammata fantasia e gli arcani commovimenti del cuore innamorato, e che la trasportarono nei regni delle caste voluttà.
Né le armonie interne che le piovono dall’anima e traduce in bellissimi suoni coi tocchi rapidi, cogli svolazzi, col folleggiare delle dita sulla tastiera, cadono mai sterili su coloro che passano nella strada e si fermano attenti, sospesi ad ascoltarle. A chi danno sembianza di un vagolare per l’aria di stelle scintillanti; a chi ridipingono nella memoria i volti di persone care e perdute ahi! troppo presto; ad altri ricordano la patria lontana e la famiglia d’onde furono divulsi; in altri svegliano pensieri forti, magnanimi, di sacrificio, di coraggio, di ardiri generosi; o levano in taluno l’intelletto a cose alte, sublimi, immortali, a Dio medesimo, onde ciascuno si parte di colà con sentimenti gentili, con aspirazioni nobili, e lo spirito acceso e le lagrime agli occhi.
Mentr’ella si compiace di questi purissimi diletti e si tiene lontana dai pericoli d’inciampare e di fallire, giova puranco ad altri i quali richiama a virtù; perché niuno si commosse mai al modulare di un canto soave od allo sfavillare di una gioiosa armonia* senza provare ad un tempo la volontà o il desiderio del bene.




* Nell’originale, qui non è presente una virgola.




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