2023
ANNIVERSARI DEI CELEBRI VIGNOLESI
ANNIVERSARI 2023
Con questa foto un po' insolita della rocca di Vignola scattata alcune settimane fa nel sottotetto della Casa Natale di Lodovico Antonio Muratori, si coglie l’occasione per ricordare gli anniversari secolari e semisecolari che, in questo 2023, concernono i Vignolesi più illustri.
GIACOMO BAROZZI, architetto e trattatista dell’architettura: 450 ANNI DALLA MORTE
AMLETO DEGLI ESPOSTI, eroico aviatore e ufficiale dell’Aeronautica Militare: 100 ANNI DALLA MORTE
LUIGI GAZZOTTI, compositore musicale: 100 ANNI DALLA MORTE
5 giugno 2023
Sabato 3 e domenica 4 giugno, in collaborazione con Pro Loco Vignola e Comune di Vignola, noi responsabili di Celebri Vignolesi abbiamo curato gratuitamente l’apertura della Camera Genetliaca di Lodovico Antonio Muratori, in via F. Selmi, 2.
Oggi, 5 giugno, pubblichiamo questo posto per ringraziare tutti e 24 i partecipanti all’iniziativa, i quali non solo hanno ascoltato le nostre spiegazioni e i nostri approfondimenti sulla figura di Muratori e sulla storia della sua Casa Natale, ma hanno anche scambiato con noi pensieri e conoscenze riguardanti Vignola e i nostri più illustri concittadini della storia.
A presto con altri appuntamenti di Celebri Vignolesi!
30 maggio 2023
Sabato 27 e domenica 28 Celebri Vignolesi, in collaborazione con l’Associazione "Amici dell’Arte Vignola a.p.s.", ha tenuto gratuitamente cinque passeggiate artistico-culturali all’interno del Cimitero Comunale della nostra città.
Oggi, 30 maggio, pubblichiamo questo posto per ringraziare tutti e 45 i partecipanti all’iniziativa, i quali hanno dimostrato che anche un luogo come il Cimitero, sovente associato alla tristezza e alla solitudine, è capace di destare il grande interesse dei cittadini e abbia ancora tanto da raccontare.
Desideriamo inoltre ringraziare l’Amministrazione Comunale, che ha rese possibili queste passeggiate, e tutto il personale del Cimitero, per la gentilezza e la disponibilità con cui ha accolto i coordinatori del progetto e ha predisposto le cose affinché i percorsi potessero svolgersi nel migliore dei modi.
19 maggio 2023
Celebri Vignolesi desidera esprimere la massima solidarietà verso il Maestro Giovanni Bartoli e sua moglie Lily Roglia nonché verso il Comune di Roncofreddo (FC), per la frana causata in località Sorrivoli dal maltempo dei giorni scorsi.
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA VOLPE E LE GALLINE, la trentaduesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Chi oserà negare che la volpe non sitisca il sangue delle galline, di cui cerca le pacifiche dimore, per introdurvisi di notte tempo e menarvi stragi orribili con insana crudeltà? Imperocché la mala e feroce bestia non si contenta di pascere le carni di una per acquetare la fame, ma piacesi di scannarle tutte, più godendosi dello strazio che ne fa e del macello compiuto, che non della lauta imbandigione procacciata al suo ghiotto palato. È rabbia di sterminio, non bisogno di cibo, quella frenesia che la indemonia; per cui, quando s’intromise ne’ pollai, sbalza qua e là, assanna, sgozza, squarcia; tanto meno sazia quanto più uccise delle vittime innocenti.»
Per leggere integralmente questa favola, clicca qui.
2 maggio 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL RIGOGOLO E LO STORNO, la trentunesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Fu preso alla rete un rigogolo, e tosto imprigionato in gabbia di vimini, acciò col giallo vivace delle sue penne e il lesto saltellare desse vaghezza agli occhi, e procurasse compiacenza a chi possedevalo di udire a ripetersi: se non è magnifico quest’uccello!
Sospirò amaramente la perduta libertà, e pigliò a tal noia della solitudine, che, quando collocavanlo sulla finestra, col pietoso guaire chiamava a sé gli altri uccelli, che gli si avvicinassero, venissero a tenergli un tantino di conversazione, a rendergli meno lugubri le lunghe ore delle interminabili giornate.»
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20 aprile 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di L’ACQUA, L’ARIA ED IL FUOCO, la trentesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«La terra e l’acqua vennero in fiera stizza contro il fuoco, non per offesa ricevuta, sibbene per una somma di altre ragioni, le quali parvero loro sì buone e calzanti da inviperirsi nell’odio, e da giurarne lo sterminio. Ecco in breve i motivi dell’odio.»
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17 aprile 2023
Oggi dedichiamo spazio a Casimiro Jodi (Modena, 1886 - Rovigo, 1948) e al suo quadro Ingresso a Vignola (1930).
Jodi frequentò l’Istituto di Belle Arti a Modena dal 1904 al 1910 ed ebbe come maestri, fra gli altri, i pittori Achille Boschi (Modena, 1852 - ivi, 1930) e Gaetano Bellei (Modena, 1857 - ivi, 1922). Dopo aver vinto il premio “Luigi Poletti” (1908), egli soggiornò per tre anni a Roma, dove seguì i corsi del grande Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860 - ivi, 1932) all’Accademia di San Luca, e poi per un anno a Firenze; durante questa fase di perfezionamento, il giovane artista lasciò saggi pittorici di genere e di ricostruzione storica, mostrando un linguaggio luminoso e spedito. Nel frattempo, il nostro personaggio ebbe modo di rivelare una forte vena umoristica nelle vignette caricaturali che egli pubblicò nel giornale modenese di satira «Il Duca Borso» (1910).
Durante la Prima Guerra Mondiale, Jodi fu comandante di tappa nella linea ferroviaria che andava da Verona al Lago di Garda. Venuto in contatto con il mondo artistico veneto e conosciuti Felice Casorati (Novara, 1883 - Torino, 1963) e Nino Barbantini (Ferrara, 1884 - ivi, 1952), egli cominciò ad allontanarsi dal modello accademico, abbracciando una pittura caratterizzata da tocchi vibranti e ricchi di colore che gli valse gli elogi della critica durante le esposizioni nazionali alle quali partecipò con quadri di vario soggetto e di varia ambientazione.
Alla Quadriennale romana del 1931, Jodi presentò l’olio su tela (89x100 cm) Ingresso a Vignola, eseguito l’anno precedente. L’opera venne poi acquisita dal Comune di Vignola e collocata all’interno della Residenza Municipale (Villa Tosi Bellucci). In questi giorni, tuttavia, il quadro è provvisoriamente esposto presso i locali dell’Associazione “Amici dell’Arte Vignola a.p.s.” nell’ambito della seconda edizione della mostra Di qua e di là dal fiume, inaugurata l’8 aprile e visitabile fino al 1° maggio, la quale vede protagonisti Jodi e il pittore Carlo Corsi (Nizza, 1879 - Bologna, 1966).
Nell’immagine, una fotografia di Ingresso a Vignola appena scattata all’interno della seconda edizione della mostra vignolese Di qua e di là dal fiume.
5 aprile 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di STORIA DELLA TORTORA, la ventinovesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
Cardellino: E perché gemi sempre o tortora? Nulla mai ti rallegra né ti solleva l’animo dalla mestizia? Nulla può rapirti seco nei campi ridenti della gioia? Neppure l’amore del tuo diletto ti sveglia al gaudio, t’innebbria di letizia?
Tortora: Non sempre poi sono trista come tu credi; e quantunque goda di raro, nondimeno qualche volta io provo i casti e veri godimenti, quelli dell’affetto purissimo dello sposo mio.»
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4 aprile 2023
Sabato 1° e domenica 2 aprile Celebri Vignolesi ha tenuto gratuitamente visite guidate presso la Casa Natale di Lodovico Antonio Muratori e lungo le vie storiche dei dintorni.
Oggi, 4 aprile, pubblichiamo questo post per ringraziare coloro che, provenienti da località vicine e lontane, hanno partecipato alle visite e ci hanno dimostrato ancora una volta come il patrimonio storico e culturale della nostra città desti il grande interesse delle persone.
Nell’ambito della nostra opera di valorizzazione di questo patrimonio, avvisiamo che sabato 8 aprile, dalle 15 alle 18, saremo di nuovo presenti presso la Casa Natale di Muratori per lo svolgimento di ulteriori visite guidate gratuite, e che sarà possibile partecipare anche senza prenotazione anticipata.
Sara Scaglioni e Piero Venturelli – Celebri Vignolesi
Nell’immagine la prima di copertina del grosso volume che dal 1950 raccoglie le firme dei visitatori della camera genetliaca di Muratori.
20 marzo 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL CANE DELLA VECCHIA DAMA, la ventottesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Fu regalato ad una vecchia dama un piccolo cane barbone, il quale essendo di fino accorgimento e d’ingegno vivace seppe in breve tempo guadagnarsi gli affetti della padrona, sì che ne divenne la delizia, la gioia. Saltavale in grembo, vi si accovacciava aggomitolato o vi si stendeva in atto di abbandono, leccavale delicatamente le mani e la faccia grinzosa; guaiolavale vicino in sentimento di amore, guardavala con vigilanza gelosa, tenevale compagnia assidua, indovinandone i pensieri e tosto, facendo a seconda de’ desiderii di lei. La vecchia ne gli è grata; onde lo considera come il suo più fedele e più affezionato amico; e lo rimunera con ogni sorta di cure e di riguardi, offerendo a lui il primo boccone dell’asciolvere e del pranzo, comperandogli confetture ed altre squisitezze fino ad indurgliene sazietà; accarezzandolo, baciandolo di frequente, e non mantenendo in servigio od in amistà se non quelle persone che gli dimostrino predilezione. Se tema che sia ammalato, manda per uno dei più reputati medici; se debba fargli imbottire un cuscinetto dove possa adagiarsi, chiama il primo degli artefici a ciò, e gli ordina che scelga le robe più morbide; se voglia farlo tondere, ricorre sempre dal parrucchiere di maggior grido, vincendo la costoro ritrosia di umiliarsi ad un cane, con larga ricompensa di moneta. Perché non avrebbe a largheggiare di tali lautezze e di tali dispendii al caro barboncino, che tanto si merita e più colle sue grazie e colle sue amorevolezze? Nella primavera presente, verso il mezzo del maggio, avendo cominciato il sole a splender caldo più del consueto, ed annunziando una primavera precoce, la dama credette che non fosse troppo presto di spogliarlo della lunga lana, e il parrucchiere venne incontanente con forbici inglesi, arrotate di fresco, a compiere la difficile e delicata operazione. Il mastro tonditore menò le mani e l’arnese con sì bel garbo che la bestiuola non diede cenno di sofferirne; ed aguzzando l’ingegno perché dall’essere tosato ricevesse bella grazia, gli levò tutto il pelo, radendolo a fior di pelle, tranne che gli lasciò un ciuffetto per ciascuna gamba alla giuntura, ne rispettò le orecchie ed il labbro superiore, da cui sporsero e trionfarono due pennacchi orgogliosi che a mo’ di baffi ne resero più arguta, più arrogante la faccia.»
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8 marzo 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di I DUE OVI AL FUOCO, la ventisettesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una cuoca valente, amante della nettezza e premurosa verso i suoi padroni, ebbe un dì da cuocere due ovi, o, a dire più giusto, da intepidirli sulla cenere, acciò ricevessero quel blando calore onde si rappigliassero un tantino vicino al guscio, in modo che l’albume diventasse simile a morbida e tremula gelatina. Desiderando che riuscissero di pieno aggradimento della sua signora che le li aveva chiesti, li scelse de’ freschissimi, di guscio candido, ovali perfettamente, da appagare il palato non solo, ma benanco gl’occhi. Dopo averli collocati sur un piatto di maiolica, nel riguardarli restò ammirata della loro leggiadria, sì che perdette qualche minuto a compiacersi della loro vista, lieta che fosse per esercitare l’opera sua intorno a due ovi sì galanti ed aggraziati, da guadagnarle larghi encomii quando li avrebbe presentati su bianco tovagliolo, col bianco sale ed il pane di fiore a colei che li domandò.»
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25 febbraio 2023
Oggi ci soffermiamo su un importante artista del secolo scorso,IVO SOLI.
Nato l’8 luglio 1898 a Spilamberto (in località Confine) da genitori di umili condizioni, questo personaggio inizialmente fu apprendista da un fabbro maniscalco di Vignola, paese dove si trasferì da bambino con i familiari e al quale rimase sempre legatissimo, e poi poté frequentare (grazie a un benefattore e al Comune di Vignola) il Regio Istituto di Belle Arti a Modena. Soli interruppe tuttavia gli studi nel 1917, quando venne chiamato alle armi, in zona di guerra, nel Terzo Reggimento Genio Telegrafico; l’anno successivo, lo scoppio di una mina gli procurò ferite alla testa.
Dopo la fine del Primo Conflitto Mondiale, il nostro personaggio riprese gli studi a Modena e, nel 1921, conseguì la licenza del corso speciale di Scultura. Lasciata la sua terra per Milano, egli cominciò ben presto a farsi conoscere in tutt’Italia come scultore valente e, poco più che trentenne, fu nominato professore di Plastica e Composizione alla Scuola Superiore degli Artefici presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nello stesso momento, Soli diede avvio a una meno nota, ma di un certo rilievo qualitativo, carriera di pittore.
Durante la vita, il nostro personaggio partecipò a mostre, rassegne ed esposizioni nazionali e internazionali d’arte. Sue opere sono presenti in diverse località italiane (compresa Vignola).
Non di rado Soli tornava per qualche tempo in Emilia, dove aveva conservato molte amicizie. Il 10 dicembre 1976, nel corso di uno di questi soggiorni, egli si spense a Vignola.
Nell’immagine, un’opera giovanile di Soli,Fanciulla china (1925), bronzo; collezione privata.
Esattamente un anno fa, nel febbraio 2022, Celebri Vignolesiha dato avvio alla trascrizione integrale delle quarantaquattro favole che compongono IL FAVOLEGGIATORE, raccolta stampata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881) per i tipi torinesi della Paravia. Con il testo che presentiamo oggi, L’ASTRONOMO ED IL SOLE, si è giunti alla pubblicazione della ventiseiesima favola. Nel passaggio dalla versione a stampa alla versione trascritta, abbiamo conservato sia le forme oggi (e, talora, già nel XIX secolo) desuete sia quelle da tempo considerate scorrette e da evitarsi, sia i probabili refusi (come «or’ora»), cancellato il punto fermo dopo il titolo di ogni favola e normalizzato all’uso odierno gli accenti.
Qui sotto, l’incipit di L’ASTRONOMO ED IL SOLE:
«Uno dei più illustri astronomi del nostro secolo, non saprei se italiano o straniero, soleva durante i giorni sereni dirigere il suo telescopio all’osservazione del sole; i cui raggi, entrando nello strumento, e raccolti e disposti dal giuoco mirabilmente artificioso di lenti e di specchi, ne riverberavano una chiara imaginetta. Il grand’astro, che ha la vista tanto lunga ed acuta per quanto spazia lontanamente colla sua luce, fissò a caso l’attenzione al cannocchiale appuntatogli contro; e, fattosi a considerare con insolita curiosità i moti di chi ne teneva il governo, si accorse in breve, come quel remoto e piccolissimo coserello che riconobbe per un uomo si fosse proposto di scrutarlo da tutti i lati, notarne le apparenze, di qui scendere a congetturare di qual natura sia, e procedere innanzi fino a indovinarla, a riconoscerla al giusto.»
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2 febbraio 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA CAMELIA, la venticinquesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una vaghissima camelia estolleva altera la sua leggiadra corolla in mezzo ad una aiuola, circondata da altri fiori, belli e odorosi. Essa fra tutte riceveva dal giardiniere più assidue le cure, e lodi più frequenti e maggiori dai riguardanti; sicché avrebbe dovuto chiamarsi contenta. Eppure non la era: di tempo in tempo piegava il capo da una parte nell’aspetto di persona sconsolata, né rialzavalo poi sì leggermente, quantunque vedendola afflitta il giardiniere accorresse tosto ad ismuoverle il terreno al piede, ad inaffiarla, a provvedere in altri modi acciò ritornasse alla prima gaiezza.»
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15 gennaio 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA FIDANZATA, la ventiquattresima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una leggiadra e castissima fanciulla arrivò finalmente alla vigilia de’ suoi sponsali, statile lungamente contrastati da un perverso tutore, il quale faceva indegnamente suo utile delle splendide fortune di lei. Oh di che dolce e piena letizia le sorrise l’anima dopo la certezza che nel giorno vegnente sarebbe cessata la sua dura servitù! Oh io sarò domani congiunta con nodo indissolubile al mio diletto; e nessuno sorgerà più ad inventare nuovi impedimenti che mi tolgano di possederlo! Beata me nell’avvenire giocondo che mi si dischiude innanzi dopo le molte sofferenze ed i frequenti sospiri.»
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6 gennaio 2023
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL FRINGUELLO VIAGGIATORE, la ventitreesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una giovane rondine, nel ritorno dal suo primo passaggio, fu ricevuta con liete e festose accoglienze da tutti gli uccelli suoi amici; i quali, non appena sentirono il primo alito di aere intepidito, stettero in sull’aspettarla, bramasi di udire da lei le nuove dei lontani paesi a cui peregrinò. Fu un garrire dei più confusi intorno a lei, un saltellare, uno svolazzare dei più inquieti e curiosi, da che ciascuno volevale andare più accosto degli altri, affine di cogliere dalla voce di lei direttamente i ragguagli delle meraviglie osservate e degli accidenti occorsi.»
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31 dicembre 2022
Celebri Vignolesi saluta il 2022 e augura a tutti Sereno e Prospero 2023 presentando Veduta dal Panaro, quinta e ultima acquaforte della serie realizzata da Rino Zapparoli e intitolata Cinque vedute di Vignola (2008); l’esemplare qui riprodotto appartiene a una collezione privata. Artista di assoluto rilievo, Zapparoli è nato nel 1938 a Sermide (MN), località che dal 2017 si trova nel Comune di Sermide e Felonica, ed è cresciuto a Bondeno (FE), ma risiede e lavora da decenni a Finale Emilia (MO), nella frazione di Massa Finalese. Ha partecipato a moltissime mostre personali e collettive in Italia e all’estero, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti. Da lungo tempo, vanta rapporti stretti con il mondo artistico di Vignola, cittadina dove ha anche esposto, e fu amico di don Casimiro Bettelli (1924-1998), che scrisse di lui e delle sue opere in diverse occasioni.
19 dicembre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA CAMICIA ED IL RANNO, la ventiduesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un telo di finissimo pannolino fu dato alla sartrice e trasformato in una camicia, tagliata con sì bel garbo e cucita con tale diligenza, che si meritò l’alto onore di vestire le membra leggiadre di una gentilissima persona. Questa camicia ebbe posto tra le robe più elette, e fu tenuta in serbo per indossarla la prima volta in un giorno di gran festa sotto abiti sontuosi, coll’olezzo soave dei quali dessa mischiò il suo schietto e fresco odore di pulitissima biancheria. Due o tre dì appresso levata di dosso, avviluppata e confusa con calze, mutande, moccichini e simili cose, fu gettata in un oscuro stanzino, e lasciata colà per qualche tempo in abbandono.»
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3 dicembre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA LUCCIOLA, la ventunesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Nella prima sera in cui la luccioletta si levò a scintillare qua e là, su e giù per i campi ricchi e gloriosi di alte e grosse spighe, alcuni insetti, simili a lei, ma privi dello splendore ond’ella si abbellisce, le furono intorno, le fecero corteggio, e la accompagnarono con esclamazioni di meraviglia, lunga pezza, ne’ suoi divagamenti. La lucciola li udì, e come giovanettina inesperta e desiosa se ne tenne inorgoglita più del dovere; per ciò incedette innanzi, fingendo di non attendere ai loro ragionamenti, e dentro di sé lusingandosene assai, e gioendone da non capire nella pelle. Di tratto in tratto fermavasi sull’apice di una fogliolina o si appiccava ad un’arista in sembianza di suggere umori, ma più veramente per agio di ascoltare le lodi prodigatele; mantenendo contegno di modesta finché per il soverchio compiacersi interno perduto il freno, si lasciò trascorrere a discorso di se medesima co’ suoi ammiratori.»
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15 novembre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di L’AMORINO E LE SUE SVENTURE, la ventesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un gagliardo buffo di vento sollevò un nugolo di polvere da un giardino, e con esso diversi semi che portò via, turbinò per più ore e nel posare dell’impeto disperse qua e là. Un seme maturo di amorino dopo lungo errare cadde alla fine in un campo incolto, invaso dalle ortiche, dalle vulvarie e da altre piante selvatiche.
Ivi germogliò con istento; ma per l’ingratitudine del terreno sarebbe morto in breve, se non fosse uscito da pianta sana e vigorosa. A poco a poco alzò il suo gambicino e vegetò tra que’ rozzi compagni, di natura troppo strana in paragone di lui.»
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03 novembre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL PASSERO SOLINGO, la diciannovesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una cinciallegra, un passerotto ed una tortora, durante la caldura di agosto, si misero in viaggio verso un’eccelsa e lontana montagna, dove ciascuno di loro avrebbe trovato il proprio conto; l’una, insetti in alcuni piccoli laghetti circonvicini, e gli altri, il grano delle messi che tardi maturano colà, e precisamente in quella stagione. Stanchi e trafelati dal lungo battere delle ali, i tre pellegrini si fermarono a riposo sopra di una torretta diroccata che sorge sul culmine del monte, reliquia di antica rocca, che fu nido di predatori, e si disse castello di baroni.».
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14 ottobre 2022
Finora Celebri Vignolesi si è occupato pubblicamente (nel sito e nei social) solo di personaggi, opere, circostanze e citazioni del passato più o meno recente. Ciò non deve tuttavia far pensare a un disinteresse pregiudiziale nei riguardi del tempo presente. Ieri 13 ottobre 2022, per esempio, Celebri Vignolesi ha trascorso alcune ore nel laboratorio del maestro DOMENICO “PIPPO” SIMONINI. In vista del suo 70° compleanno, che cadrà il 18 ottobre, Celebri Vignolesi comincia da oggi a dedicare spazio alla figura, alla vita e alle opere di questo nostro illustre concittadino, valente pittore e incisore di rinomanza internazionale.
Nell’immagine qui sotto, Simonini durante una pausa dell’intervista filmata che pubblicheremo a breve.
12 ottobre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL GRANELLO DI POLVERE, la diciottesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un minuzzolo di materia che un colpo di martello staccò da una roccia fu levato in alto dal vento, onde svolazzava qua e là, tutto gonfio di vedersi a tanta altezza, e sì leggiero da veleggiare nelle regioni dell’aria. S’incontrò nel suo vagabondare con una quantità infinita di atomi sì esili, sì attenuati (erano di quella sostanza eterea, che empie l’universo), che, veggendoli a suo confronto più piccoli di un nano rimpetto ad un gigante, si diede a risa sgangherata, ed a sguaiate beffe, pigliando a gabbo tanti quanti gliene passassero vicino».
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4 ottobre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LE DUE QUAGLIE, la diciassettesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un campagnolo colse alle reti una quaglia, e poiché ebbela presa in mano l’accecò tosto, la introdusse in una gabbia, e le fornì grano in abbondanza acciò non le mancasse conforto di cibo a sazietà.
L’uccello era giovinetto, onde in breve dimenticò la grave ed irreparabile sciagura della vista rapitagli, e della perduta libertà; e, credendo che la copia dell’alimento fosse il colmo di ogni bene, vi si accontentò, e passava i giorni a sfringuellare gaiamente ed a ripetere il suo canto nativo
».
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19 settembre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di UN AVVENIMENTO DEI PRIMI TEMPI, la sedicesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Dopo che la schiatta umana cominciò a popolare la terra, gli animali che dapprima ne tenevano il dominio assoluto, o ne furono sgomenti o ne pigliarono grand’ira, e, ragunati in concistoro, proposero di avvisare ai mezzi con cui provvedere contro il nuovo nemico surto improvvisamente in loro danno.
Le belve di quella spaventevole adunanza sbuffavano, ululavano, ringhiavano, scricchiolavano dei denti, con occhi sanguigni scintillanti di rabbia, gole aperte, sanne pronte, unghioni sfoderati e voci fierissime di guerra a morte, da combattere l’uomo sino all’ultimo sterminio.
L’assemblea suonava adunque vendetta feroce, e di subito prorompere al combattimento ed al macello; e posso dirvi, che chiunque si fosse trovato ivi presente, per quanto forte e audace, non sarebbesi difeso da un senso irrefrenabile di terrore».
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5 settembre 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di UN MAZZO DI FIORI, la quindicesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una leggiadra fanciulla giva a diporto nel suo giardino, peregrinando da fiore a fiore, e vagheggiandone le diverse bellezze, nel qual mentre vide un magnifico bottone di rosa, fresco, che schiudevasi allora sorridente al sole di maggio. Innamoratane, spiccollo dal cespo, indi avvicinatisi ad una siepe di gelsomini ne colse da inghirlandarlo all’intorno, cui aggiunse alcune foglie di geranio odorifero, componendo un graziosissimo mazzolino che lieta si collocò dinnanzi nel mezzo del petto. La rosa col suo vivace vermiglio, tra il bianco degli altri fioretti ed il verde delle foglie, brillava a somiglianza di stella solitaria nell’azzurro del cielo; a cui dava maggior risalto il nero abito della fanciulla, che da lungo tempo vestiva a bruno per antiche e ineffabili sciagure di famiglia».
Per leggere integralmente questa favola, clicca qui.
2 settembre 2022
Campiglio di Vignola, chiesa di San Michele Arcangelo. L’opera, quarta di una serie di acqueforti dal titolo Cinque vedute di Vignola (2008), è stata realizzata da Rino Zapparoli; l’esemplare qui riprodotto proviene da una collezione privata.
Artista di assoluto rilievo, Zapparoli è nato nel 1938 a Sermide (MN), località che dal 2017 si trova nel Comune di Sermide e Felonica, ed è cresciuto a Bondeno (FE), ma risiede e lavora da decenni a Finale Emilia (MO), nella frazione di Massa Finalese. Ha partecipato a moltissime mostre personali e collettive in Italia e all’estero, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti. Da lungo tempo, vanta rapporti stretti con il mondo artistico di Vignola, cittadina dove ha anche esposto, e fu amico del vignolese don Casimiro Bettelli (1924-1998), che scrisse di lui e delle sue opere in diverse occasioni.
24 agosto 2022
Quello che vedete ritratto in questa fotografia d’epoca è l’emiro Abd-el-Kader (1808-1883), uomo di cultura e d’armi che viene tuttora considerato il fondatore della nazione algerina. Ma perché Celebri Vignolesi oggi si occupa di lui?
Al principio degli anni Trenta dell’Ottocento, Abd-el-Kader diede vita a un Emirato che si componeva di diversi territori algerini e che costituiva un argine all’espansione francese in Algeria iniziata nel 1830. Al colonialismo di Parigi egli si oppose strenuamente sia attraverso le armi sia attraverso la via diplomatica.
Per alcuni anni, braccio destro di Abd-el-Kader fu il giovane vignolese CARLO GARAVINI (1807 - non prima del 1874), che ricoprì le funzioni di oukil (incaricato d’affari) e di suo rappresentante presso le autorità francesi ad Algeri, al punto che Garavini finì con il rivestire un ruolo di primo piano nelle trattative che portarono alla firma dell’importante trattato della Tafna (1837) tra la Francia e l’Emirato di Abd-el-Kader.
Ad Algeri, in quello stesso periodo, Garavini stava ricoprendo anche la carica di console degli Stati Uniti d’America.
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19 agosto 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di UN NUOVO CAVALIERE ERRANTE, la quattordicesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un eccelso e degnissimo personaggio chiamato il Lupo, la cui fama suona rispettata dappertutto ed in ispecie nei tuguri dei pastori, faceva una sua passeggiata lungo una strada per la quale fu poc’anzi una grossa mandria di pecore. Incedeva con aspetto di maestà, fiutando ed osservando attentamente all’intorno, non sapendosi bene se allo scopo di acquistare conoscenza del luogo, ovvero per non ismarrire una traccia. Trovò a caso in mezzo al cammino una ciocca di lana che ravvisò per essere stata divelta dal vivo dosso di una pecora, probabilmente da qualche mascalzone di cane; la raccolse con premura, e pensando allo strazio onde costui tormentò quella timida ed innocente creatura, addentandola senza fallo e strascinandosela dietro fino al branco, sentì ad arricciare la pelle ed a gelare il sangue. E gridò allora con alto e generoso sdegno: chiunque sia stato il villano cavaliero od il bestiale scherano che abusando della sua forza abbia arrecato oltraggio alla misera, avrà da rendermene strettissimo conto».
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5 agosto 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di L’AQUILA, L’AVOLTOIO E LA CIVETTA, la tredicesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«L’aquila, re degli uccelli, veggendo che le tornava impossibile di governare da sola i suoi vasti dominii, per la lontananza dei luoghi e le diversità delle favelle, spartì il reame in provincie, a ciascuna delle quali deputò un suo vicario scelto tra i più fidi della milizia, della baronia e della cittadinanza. Là, in due paesi dei più remoti dalla sua sede, abitati da anitre e da beccafichi, mandò con pieni poteri, a reggere in nome suo, l’avoltoio e la civetta, ciascuno dei quali con un incarico proprio, ma nondimeno così artificiosamente in dipendenza tra di loro, che a nessuno fosse in facoltà di operare a proprio capriccio, senza consiglio o sorveglianza dell’altro.
Prima di congedarli, dopo già conferita loro la nomina a seconda delle solenni forme in uso, l’aquila si rammemorò che costoro, per istintiva voracità, avrebbero potuto recare qualche noia alla vita di quei suoi popoli, e perciò volle benevolmente ammonirli, di osservare sobrietà, non giocare coi loro soggetti a trastullo di rostri e di artigli, e se patissero qualche voglia si saziassero di erbe, di ghiande, di castagne, di frutta che loro concedeva in piena balìa».
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30 luglio 2022
Molti Vignolesi ricorderanno sicuramente il francobollo del quale offriamo qui una riproduzione digitale.
Il francobollo in esame raffigura la rocca di Vignola, è multicolore, misura 25x30 mm, possiede una dentellatura a pettine 14x13¼ e ha valore facciale di 380 lire. Venne emesso con validità permanente il 5 febbraio 1987, quando in Italia la tariffa per affrancare le stampe per l’interno era proprio di 380 lire (lo restò, a essere precisi tra il 16 novembre 1986 e il 29 febbraio 1988); il giorno dell’emissione fu in uso a Vignola l’annullo speciale.
Il disegno della rocca di Vignola venne realizzato da Giorgio Toffoletti, del Centro Filatelico dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato fu la tipografia che stampò questo francobollo in rotocalco con la tecnica della fotoincisione, proponendolo in fogli da 100 unità (come accadeva al tempo, però, i valori venivano stampati anche su bobine, in formato più piccolo e dentellati solo verticalmente, per rifornire i distributori automatici).
Il francobollo della rocca di Vignola fa parte della serie filatelica ordinaria della Repubblica Italiana conosciuta come Castelli d’Italia o, semplicemente, come Castelli. Questa serie andò a sostituire la longeva serie ordinaria Siracusana, altresì nota con il nome di Italia Turrita, che dal 1980 non fu più prodotta e che era in corso dal 6 giugno 1953 (e lo restò per trentacinque anni). I francobolli della serie Castelli d’Italia possiedono valore facciale compreso tra 5 e 1400 lire; i primi ventisette castelli apparvero contemporaneamente il 22 settembre 1980 ed erano opera di artisti diversi, come lo furono poi i successivi francobolli della serie. Quest’ultima rimase in produzione fino al 1998 e non perse validità postale nel momento in cui le subentrò la serie ordinaria La Donna nell’Arte (le prime emissioni risalgono all’8 luglio di quell’anno).
25 luglio 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL FIORETTO DEI CAMPI, la dodicesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un piccolo fiore dei campi cresceva sul margine di un sentiero, che scendendo per il declivio di una collina metteva tortuosamente alla prossima valle.
In un giorno dell’agosto mirò a passargli dinnanzi vispi fanciulli, vezzose giovinette ed amabili donne che neppure uno di coloro si degnasse di volgergli uno sguardo. Si afflisse della noncuranza e dello sprezzo, e cominciò ad isfogare amaramente il cordoglio tra sé, con lunga querimonia:
“Ohimè! d’onde la vergogna che mi tocca? Perché mi passano vicino al cespo, quasi a calpestarmi, e non attendono a me, se pure non mi dispettano? La mia corolla tinta di un leggiero pavonazzo, s’invermiglia gaiamente alla cima, con iscreziature leggiadre di strie, di spruzzi e di serpeggiamenti ghiribizzosi, che mai i più vaghi da vedersi. Spira da me uno squisito effluvio di gradevole odore, da molcere blandemente ogni più delicata papilla; e qualora tolgasi il paragone della grandezza, io certo non mi reputo di minore beltà di qualsivoglia altro più superbo ornamento dei giardini. Nel mio gambo discorre una linfa, di sapor amarognolo è vero, ma salutifera agli stomaci addolorati per fievolezza: cresco innocente al terreno, non lo smungo, non invado da parassita le piante utili, non faccio il ritroso celandomi agli occhi altrui in luogo remoto ed oscuro; benefico se posso, non rendo il male giammai”»
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11 luglio 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA CIVETTA IN CATTEDRA, l'undicesima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«La civetta dai tempi antichi in poi tenne cattedra per ammaestrare l’ignoranza degli altri animali, dissipare le superstizioni, sbandire gli errori e far conoscere le verità. Non sempre si fermò in un paese solo, e mutò stanza da luogo a luogo a norma degli umori delle popolazioni. Due secoli fa silogizzava, con grande applauso e concorso innumerabile di persone, in Inghilterra, ove sostenne trionfalmente lunghe ed accanite dispute e propagò le sue dottrine.
Per fornire un saggio dell’insegnamento di lei, riporteremo alcuni squarci di una lezione, che fu delle più famose, essendo accaduto, che nel mezzo taluno degli ascoltanti la interrompesse, e si appiccasse una grave questione, donde il principio di scissure tra i seguaci di lei che si divisero in più sette nemiche»
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18 giugno 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA RICCA E LA MENDICA, la decima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Una gentile giovane soleva abitualmente tutte le mattine raccogliersi nel verde prato a cui metteva il giardino della sua villa, ed ivi, all’ombra degli alberi sorgenti qua e là, trattenevasi qualche ora, parte leggendo, parte contemplando, parte dilettandosi di pizzicare giulivamente l’arpa secondo che l’inspirava la fantasia.
Per un senteruolo che dal prato menava alla strada, entrarono un dì e salirono fino a lei una vecchia povera con a mano una fanciulla di otto anni, ambedue stremate assai e di aspetto compassionevole. Fermatesi a distanza rispettosa, la fanciulla intuonò colla sua limpida vociuzza una semplice cantilena di lode a Dio, con cui si argomentava la meschinella di compungere i cuori a pietà dell’avola sua. Era nata per il canto; laonde, quantunque incolta, formava certe note sì giuste e sì delicate che vibravano nell’interno di chi ascoltavala e ne commuovevano gli affetti. La gentil giovane la richiese della replica, e, presa l’arpa, fecesi per vezzo ad accompagnarla con accordi armonici piacendovisi oltremodo, non tanto come di cosa insolita, quanto perché ne provava una nuova dolcezza»
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1° giugno 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA ROSA DELLE ALPI, la nona favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da Francesco Selmi (1817-1881):
«Un ricco, padre di unica figliuola, pensò per istruirla, dilettarla, renderla aitante della persona e svelta ed esperta, di condurla ogni anno ad un viaggio, scegliendo luoghi pregievoli per naturali bellezze, i quali nello spirito le lasciassero forte e gradita ricordanza di loro. La prima volta i due viaggiatori peregrinarono insieme per una catena di amenissime colline, a cui prospettava di lontano il mare, e d’onde dall’altro lato stendevasi un fertile e verde piano, di sì rigogliosa vegetazione, che mai il più ricco di ogni maniera di coltura. Nell’anno seguente il padre preferì siti di natura formidabile; dove l’orrido, il selvaggio e lo straordinario si maritassero col grande e il maestoso: alpi gigantesche, dirupi paurosi, sublimi guglie, abissi, frane, ghiacci e nevi perpetue, un’aere di gagliarda freschezza, cadute precipitose di torrenti, alberi secolari, e viste di portentoso aspetto, dinnanzi a cui l’anima trema sbigottita e poi riergesi vigorosa in estatica ammirazione»
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23 maggio 2022
Il 3 novembre 1885, con la benedizione di don Marcello Solieri, al tempo arciprete di Vignola e vicario foraneo, entrò in funzione l’attuale CIMITERO DI CAMPIGLIO. A sinistra, entrando, venne lasciato un breve tratto di terra non benedetta per gli «indegni di tumulazioni ecclesiastiche», gli «indigeni non battezzati» e i «bambini non battezzati». Nella cappella del nuovo camposanto, fu riconosciuto il diritto di inumare i sacerdoti parroci. Entro le mura di questo cimitero, nei decenni sono stati sepolti diversi importanti Vignolesi. In particolare, ne vanno ricordati almeno quattro, tre di nascita e uno di adozione: Aldo Santi (1881-1964), ingegnere edile ed enigmografo; Augusta Redorici Roffi (1922-2010), maestra elementare, studiosa e divulgatrice di storia locale e scienze naturali; Casimiro Bettelli (1924-1998), sacerdote, insegnante, poeta, scrittore, saggista, giornalista e collezionista d’arte; Giancarlo Dughetti (1931-1986), artista toscano (nacque a Fiesole), la cui tomba è rimasta lì fino al 2019.
Questo camposanto andò a sostituire quello creato nel 1827 lungo il cammino che dal borgo di Campiglio conduceva (e conduce ancora) a casa Mondani. Si trattava di un cimitero che mostrò fin da subito due problemi principali che lo resero ben presto inadeguato: in primo luogo, nei periodi piovosi dell’anno, il tragitto diventava letto di scorrimento di acqua e, nei mesi invernali, era spesso molto innevato; in secondo luogo, per la struttura geologica del terreno, risultava impossibile la costruzione di tombini nel terreno del camposanto. L’espurgo avvenne nel 1886.
Per approfondimenti su questi due cimiteri, vedi Augusta Redorici Roffi, *Le Chiese di Campiglio. Memoria*, Vignola, Libreria “dei Contrari”, 2000, pp. 128-129, con note a p. 130.
È possibile saperne di più su Aldo Santi, Augusta Redorici Roffi e Casimiro Bettelli in Celebri Vignolesi.
18 maggio 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL CONTADINO CHE AMA L'ASINO, l'ottava favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881):
«Un contadino possedeva da qualche tempo un suo asino, a cui avea posto un singolare affetto, sì da considerarlo come persona a lui cara e della quale non avrebbe voluto separarsi mai più. Due o tre volte taluno gli chiese di venderlo; e fu tanto quanto farlo andar sulle furie, né più né meno che se ad un padre fosse domandata la vendita dell’unico suo figliuolino.
Perché l’animale si cibasse d’erba fresca tenevagli nel podere un verde pratello, in sito aprico, dove potesse spaziare e strappar l’erba a sua voglia; di quando in quando imbandivagli la ghiottoneria di una buona biada di fave e crusca; non andava a sagra od a nozze che non conservassegli un pezzo di pane bianco da porgergli colla mano: e spesso compiacevasi di accarezzarlo, lisciarlo, e guardarlo con occhi amorosi.
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12 maggio 2022
Il rilievo terrazzato di Santa Croce, posto a breve distanza dal borgo di Campiglio, è oggi meta o tappa di passeggiate in collina, e una volta l’anno di una processione religiosa. Ma quanti sanno che, tra l’XI e il XVIII secolo, lì esisteva una piccola chiesa? Essa, secondo una leggenda locale, nel 1630 avrebbe protetto gli abitanti di Campiglio e Tavernelle dal morbo della peste che stava allora imperversando quasi dappertutto nella Pianura Padana.
Celebri Vignolesi presenta oggi questo piccolo video amatoriale realizzato con l’intento di far conoscere le principali notizie a oggi disponibili sul colle e l’antica chiesa di Santa Croce.
03 maggio 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di MODO DIVERSO DI APPREZZARE IL TEMPO, la settima favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881):
«Un passero, un asino ed una marmotta si trovarono a caso insieme sul declivio di una bella ed aprica collina, da cui il tiepido sole della nuova primavera aveva fugata la neve cadutavi durante la gelida stagione. Tra il verdeggiare fresco e rigoglioso dell’erba levavano già la bianca corolla le margheritine; e l’aria, olezzante e vigorosa, pungeva, dilettava, ed eccitava le forze all’attività. Di colà schiudevasi una magnifica vista di altipiani, montagne ed alpi, quale ancora coll’aspetto del pieno verno, quale rispondente alla virtù risorta della mite temperie».
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21 aprile 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di LA CINCIARELLA ED IL CIGNO, la sesta favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881):
«In un ameno laghetto, ombreggiato di salici piangenti, teneva sua dimora un cigno; e quivi pure costumava una cinciarella a caccia d’insettuzzi ed a godere la frescura del luogo. Per la lunga consuetudine di vedersi, nacque domestichezza tra i due uccelli; onde in ogni giorno tenevano conversazione insieme circa le notizie correnti e altre cose che fossero di qualche interesse per loro.
La cinciarella, di umore acre e di lingua ardita, soleva scoccare di quando in quando motti ed arguzie mordaci, a cui il cigno non rispondeva mai, e di cui non pareva si offendesse: credo per degnazione di sé. Dal quale silenzio l’altra o pigliasse coraggio, o piuttosto giocasse a sicurtà per la piccolezza propria, o non sembrasse a se medesima una gran cosa per l’acuto zirlo con cui stuzzica l’aria, fatto sta che crebbe sempre più di petulanza, fino al punto da annoiare prodigiosamente il cigno, il quale uscito da’ gangheri non si restrinse più nel propostosi contegno».
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28 marzo 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL PASTORE E LE CAPRE, la quarta favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881):
«Un pastore aveva una mandra di pecore, mansuete, obbedienti, che ruminavano nel sito loro assegnato, e stavano accozzate insieme, senza divagare mai qua e là, timidette ad ogni menoma voce che le raccogliesse per ricondurle all’ovile».
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19 marzo 2022
La Torre Galvani di Vignola in un’opera di Rino Zapparoli. Si tratta della seconda di cinque acqueforti (intitolate complessivamente *Cinque vedute di Vignola*) che l’Artista realizzò nel 2008.
10 marzo 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di UN AVVENIMENTO ANTIDILUVIANO, la terza favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881):
«Nei tempi antidiluviani, quando l’uomo non era apparso per anco sulla terra, gli animali che noi chiamiamo irragionevoli, deliberarono concordemente di unirsi in sociale famiglia, e nominare un capo, un sommo imperante, alla quale altissima dignità elessero il Leone. Per buona pezza le cose procedettero con ordine maraviglioso e contento di tutti; ma, non saprebbesi per quale ragione, un decreto del principe venne a turbare quella invidiabile quiete, e fu semenza di guerre cittadine, sanguinose, feroci, senza fine, che mieterono a migliaia le vittime, sperperarono ricchezze accumulate nella pace, e distrussero la floridezza del paese».
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28 febbraio 2022
Qui di seguito, presentiamo l’incipit di IL NUVILETTO E LA LUNA, la seconda favola di IL FAVOLEGGIATORE, raccolta pubblicata nel 1857 da FRANCESCO SELMI (1817-1881):
«Uno snello nuviletto, in mezzo all’azzurro firmamento, in serena e fresca notte di estate, stette fermo lunga pezza a mirare l’astro gentile che lo inargentava; al quale come ad innamorata sorrideva sì amabilmente, da pensare che perdutolo di vista, sarebbe per il grande dolore disciolto in pioggia o perdutosi in vaganti vapori.
Ma, ecco il crepuscolo, ecco l’alba e la succedente aurora. Raggi splendidissimi spuntano da oriente; luce dorata si diffonde sulla terra; la rugiada brilla; i fiori aprono la corolla; gli uccelli salutano gioiosi il dì che sorge».
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09 febbraio 2022
FRANCESCO SELMI (1817-1881) si cimentò con impegno in diversi settori. Egli stese anche numerosi romanzi, racconti e favole, la maggior parte dei quali risultano tuttora inediti. Nel licenziare per la stampa alcuni dei suoi testi narrativi, egli preferì celarsi dietro pseudonimo: ad esempio, questo è il caso della raccolta I primi racconti scritti da un Maestruccio di Scuola (1847), uscita in seconda edizione corretta e accresciuta con il titolo di Racconti morali scritti da un Maestruccio di Scuola per lettura dei giovanetti italiani (1853), ma è pure il caso di Il Favoleggiatore (1857), raccolta di favole firmata «M. di S.»; inoltre, l’Autore pubblicò il romanzo Battista Cannatelli (1866) sotto il nome di «Italo De’ Vecchi».
Presentiamo qui la trascrizione della prima favola contenuta in Il Favoleggiatore (dati completi di questo volumetto selmiano: Il Favoleggiatore ossia raccolta di favole in lingua volgare scelte, emendate e purgate non che opportunamente annotate ad usum serenissimi saeculi XIX dal M. di S., Torino, Tip. di G.B. Paravia e Comp., 1857). Via via, con cadenza grosso modo bimestrale, pubblicheremo la trascrizione di tutte le restanti 43 favole dell’opera. Nel passaggio dal testo a stampa al testo trascritto, per quanto riguarda gli aspetti grafici, abbiamo sistematicamente cancellato il punto fermo dopo il titolo di ogni favola e normalizzato all’uso odierno gli accenti; le rare modifiche di altra natura sono state indicate caso per caso.
Qui sotto, l’incipit della prima favola dell’opera, L’usignuolo:
«Un usignuolo era uscito in busca di cibo, lasciando la sua compagna a covare nel nido, quando tornato videsi dinnanzi un orrendo macello della sua famigliuola. La sposa uccisa, gli uovicini nati testé e frutti del primo amore, rotti, succhiati; opera sanguinosa di una serpe nemica, che da lungo tempo strisciava al piede dell’albero, e più volte erasi provata a salirlo per consumarvi il misfatto.
Rimase tale dal fortissimo dolore, che non poté più muoversi di là; e si posò poco stante sopra un ramicello senza guaire, muto, intirizzito, in sembianza più di morto che di vivo.
Stette fermo a lungo tempo inconsapevole di se medesimo; ma in sulla sera in tramontar del sole fu tocco, tra fronda e fronda, da un languido raggio dell’astro prossimo all’orizzonte; e come sveglio da quella luce temperata, si scosse e intuonò un suo canto, che parve a salutarla. Non canto lamentoso, non querulo, non lugubre; anzi un vivacissimo trillare, uno splendido gorgheggio, con frammezzo una sequenza animosa di melodie soavi, delicate, esprimenti i teneri affetti di un cuore dolcemente commosso. Così egli soleva, nei primi giorni di primavera, chiamare ai casti baci la sua diletta quando se ne innamorò; e in modo somigliante fece gioiosamente tremolare l’aura notturna quando il nido fu costrutto e vi fu deposto il primo uovo».
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Nell’immagine, la prima di copertina di uno dei pochissimi esemplari ancora disponibili di Il Favoleggiatore, quello conservato presso la Biblioteca Comunale “Francesco Selmi” di Vignola.
04 febbraio 2022
L’ingresso al centro storico di Vignola dal Portello in un’acquaforte di Rino Zapparoli dal titolo Il borgo. Si tratta della prima di cinque acqueforti (intitolate complessivamente Cinque vedute di Vignola) che l’Artista realizzò nel 2008.
23 gennaio 2022
Qui sotto, un breve video girato nei giorni scorsi all’interno di Santa Maria della Pomposa, chiesa modenese della quale Muratori fu proposto dal 1716 al 1733.
14 gennaio 2022
Oggi ricordiamo il pittore vignolese CESARE SOLI (1926-2010) con una sua natura morta dei primi anni Cinquanta. Olio su tavola. Opera inedita, collezione privata.
06 gennaio 2022
Tramonto da Santa Croce
02 gennaio 2022
NON SOLO VIGNOLA
Nel corso dei secoli, molte persone nate a Vignola sono state costrette ad abbandonarla per i motivi più svariati. Ad esempio, dopo la morte del padre Giammaria, governatore generale del Marchesato di Vignola, AGOSTINO PARADISI IL GIOVANE (1736-1783), futuro poeta, saggista, traduttore, drammaturgo, storico ed economista, dovette lasciare il paese ad appena un anno di età e, insieme con la famiglia, si trasferì a Reggio Emilia (all’epoca, chiamata indifferentemente Reggio di Modena o Reggio di Lombardia), città che lo vide fanciullo, giovane adulto (dopo cinque anni di studi presso il Collegio Nazareno di Roma) e nell’ultimo triennio di vita (dopo otto anni a Modena come professore universitario e consigliere estense).
A Reggio Emilia, i Paradisi dimorarono nel prestigioso Palazzo Gabbi (oggi Palazzo Tirelli). L’edificio era stato costruito nel secolo precedente dai marchesi Gabbi e sarebbe stato acquistato dai marchesi Tirelli nella prima metà dell’Ottocento. Nel piano nobile, cui si giunge attraverso un ampio scalone marmoreo, le principali decorazioni furono affidate al pittore reggiano Prospero Zanichelli (1698-1772) e al pittore modenese Francesco Vellani (1688-1768); quest’ultimo eseguì, fra l’altro, otto grandi quadri (raffiguranti scene tratte dalla letteratura classica) per il salone centrale (da ballo), alto 13 metri. Ai giorni nostri, il Palazzo è la sede della Società del Casino e del Rotary Club di Reggio Emilia.
Se vuoi saperne di più su Paradisi, visita il suo Profilo nella sezione “Celebri Vignolesi” del nostro sito!
Nell’immagine sottostante, Palazzo Tirelli ai nostri giorni.