CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



APRILE




Aprile 1840: nel «Giornale letterario scientifico modenese» (t. II, n. 7, pp. 77-80), comparve Canto a Vignola, un poemetto che il giovane FRANCESCO SELMI (1807-1881) aveva scritto per celebrare il suo paese natale.
L’opera consta di tredici strofe di otto versi ciascuna: il primo, il secondo, il quarto, il quinto e l’ottavo sono endecasillabi; il terzo e il settimo, invece, sono settenari. Lo schema delle rime è ABcBACdD.

Nell’immagine sottostante, l’incipit di Canto a Vignola. Fonte: google.com





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UMBERTO COSTANZINI, ingegnere e architetto, morì a Bologna il 2 aprile 1968.

Nato a Vignola il 29 ottobre 1897, Umberto Costanzini partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di complemento nel Corpo degli Alpini. Dopo la fine del conflitto, egli tornò a Vignola e ben presto indossò la camicia nera, rendendosi protagonista, con altri giovani, di episodi d’intimidazione nei riguardi di amministratori comunali socialisti, nonché militanti e simpatizzanti di Sinistra.
Non appena ebbe conseguito la laurea alla Scuola d’Applicazione per Ingegneri di Bologna (27 dicembre 1924), il nostro personaggio fu notato perché in possesso di considerevoli qualità di strutturista e diventò ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico della Casa del Fascio della città petroniana.
Durante il Ventennio, Costanzini ricevette commesse di prestigio a Bologna, a Ravenna, nel Modenese, nel Cosentino e in altre zone d’Italia, e riuscì a imporsi come uno dei progettisti e dei direttori dei lavori più valenti del Paese, specie in ambito sportivo. Recano la sua impronta svariate architetture di grande rilievo, prima fra tutte lo Stadio Littoriale – ora Stadio “Renato Dall’Ara” – di Bologna, impianto che venne inaugurato nel 1926 dal duce Benito Mussolini (1883-1945) in persona e che costituì il primo stadio propriamente detto della Penisola, fungendo a lungo da modello per la realizzazione degli stadi italiani. Non va comunque dimenticato che egli prestò la propria opera, per limitarci agli incarichi maggiori, anche alla costruzione sia del campo polisportivo dell’Ippodromo di Ravenna (1928) sia dell’Ippodromo dell’Arcoveggio di Bologna (1929) sia del nuovo Stadio Comunale – attualmente Stadio “Alberto Braglia” – di Modena (1936-1938).
Legatissimo a Vignola, dove – oltretutto – fu dapprima sindaco (1929-1939) e poi presidente (1940-1945) della locale Cassa di Risparmio, Costanzini avanzò propri progetti concernenti l’edificazione del mercato coperto cittadino (oggi conosciuto come «ex mercato»), ma tra le soluzioni in essi contenute vide la luce solo la tettoia (1931), la quale venne ricostruita dopo i bombardamenti alleati dell’aprile 1945.

Nell’immagine qui sotto, fotografia aerea dello Stadio Littoriale di Bologna scattata nel 1929. Fonte: google.com



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2 aprile 1954: morì a Modena MARIO PELLEGRINI, alto ufficiale della Marina Militare del Regno d’Italia ed eroe di guerra.

Nato a Vignola il 7 dicembre 1880, ma cresciuto a Scandiano (Reggio Emilia), Mario Pellegrini partecipò alla Guerra Italo-Turca (1911-1912) e alla Prima Guerra Mondiale (1915-1918). Durante quest’ultima, egli ricevette la Croce di Guerra, la Medaglia d’Argento e – a seguito dell’audace tentativo di forzamento nelle acque del porto di Pola, avvenuto il 14 maggio 1918 – la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Tornato in Patria a conflitto concluso dopo sei mesi e mezzo di prigionia (28 novembre 1918), Pellegrini fu promosso capitano di fregata per merito di guerra. Nel 1925 egli viene nominato capitano di vascello e tre anni più tardi lasciò il servizio attivo su sua domanda, poi diventò contrammiraglio di Divisione nella Riserva Navale (1932) e, infine, ammiraglio di Divisione nella stessa (1936).

Nell’immagine sottostante, Pellegrini in uniforme. Fonte: Antonio Cimmino, Mario Pellegrini, 24 marzo 2020, senza paginazione (ultimo accesso, 4 novembre 2022).





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7 aprile 1817: nacque a Vignola FRANCESCO SELMI, chimico, inventore, divulgatore culturale e scientifico, patriota, alto funzionario pubblico, biografo, narratore, studioso di Dante e dei primi secoli della lingua italiana, nonché profondo conoscitore tanto della storia del paese natale quanto delle figure dei suoi figli più illustri.

Cresciuto a Vignola, Francesco Selmi si trasferì a Modena per frequentare le scuole dei Gesuiti e poi l’Università, dove conseguì nel 1839 il diploma di maestro in Farmacia. Intraprese subito un’alacre e luminosa carriera di scienziato, durante la quale – fra l’altro – svolse ricerche pionieristiche che posero le basi della chimica dei colloidi, si dedicò alla chimica biologica (studiando, in particolare, le proprietà del latte e la coagulazione del sangue), indagò le proprietà fertilizzanti del guano, inventò la pila a triplice contatto, scoprì il tetracloruro di piombo (PbCl4) e le «ptomaìne», alcaloidi cadaverici sui quali torneremo più sotto. Tradusse opere scientifiche straniere, collaborò a riviste di chimica (nonché alla fondazione di alcune di esse) e stese manuali aventi il fine di render note a un pubblico relativamente vasto le scoperte e le innovazioni appena maturate nei diversi Stati europei all’interno dei suoi settori di studio.
In campo letterario, ancora giovanissimo, curò l’edizione di un volumetto collettivo, l’Iconografia dei celebri vignolesi (1839), opera con la quale egli offrì un significativo e precoce omaggio ai letterati e agli artisti più autorevoli e famosi della sua terra. Nel corso della vita, scrisse innumerevoli testi narrativi (anche per ragazzi), pubblicandone tuttavia solo pochi, e fece uscire alcune biografie. Inoltre, analizzò approfonditamente le opere dantesche e le origini della lingua italiana in notevoli contributi a stampa. Durante i suoi studi, scoprì il più antico documento di prosa letteraria in lingua volgare di una certa mole e rilevanza, e ne curò la pubblicazione (1873): stiamo parlando del manoscritto contenente il Dei Trattati Morali di Albertano da Brescia, nel volgarizzamento dal latino compiuto da Andrea da Grosseto nel 1268.
In ambito culturale e divulgativo, non solo mandò alle stampe diversi articoli di forte tensione etico-civile, ma partecipò anche a due grandiose e benemerite iniziative editoriali varate a Torino: la stesura del Dizionario della lingua italiana nuovamente compilato dai signori Nicolò Tommaseo e cav. professore Bernardo Bellini (il cui primo volume apparve nel 1861) e la preparazione della Nuova Enciclopedia Popolare Italiana (nonché del suo Supplemento perenne).
In campo politico, il Vignolese maturò presto ferme idee liberali e patriottiche. A Reggio, presso il cui Liceo stava allora insegnando Chimica Farmaceutica, egli fu uno dei protagonisti degli effimeri moti che, nel 1848, presero corpo contro il dominio austroestense. Alla vigilia del loro definitivo fallimento, Selmi si recò in esilio volontario a Torino, capitale del sabaudo Regno di Sardegna, dove rimase per un decennio come ricercatore e insegnante, e dove, per conto di Cavour e della Società Nazionale, mantenne i rapporti con i patrioti ancora attivi negli Stati emiliani. In questo periodo, inoltre, svolse varie missioni politiche. All’inizio del 1859, poi, la Società Nazionale lo incaricò di promuovere l’insurrezione nel Ducato di Modena. Fuggito il sovrano austroestense Francesco V dalla sua capitale (giugno 1859), il celebre Vignolese ebbe un ruolo fondamentale in vista dell’annessione delle Provincie Estensi al Regno di Sardegna con lo scopo di dar vita al nuovo Regno d’Italia, fu per sei mesi rettore dell’Ateneo geminiano (giugno-dicembre 1859) e poi ricoprì diversi incarichi di primo piano presso il Ministero della Pubblica Istruzione del neonato Regno d’Italia (fu – tra l’altro – capo di Gabinetto del Ministero, dal marzo al dicembre del 1862, e provveditore agli Studi della Provincia di Torino per quattro anni e mezzo, dall’agosto del 1862).
Per quasi tre lustri, dalla primavera del 1867 alla morte, Selmi tenne la cattedra di Chimica Farmaceutica e Tossicologica presso l’Università di Bologna. Risalgono a questa fase le sue rilevantissime ricerche di chimica tossicologica, culminate con la scoperta nel 1872 delle «ptomaìne», sostanze che si formano nel processo putrefattivo dei cadaveri e che, a quel tempo, erano confuse con gli alcaloidi venefici: tale risultato lo fece e lo fa tuttora riconoscere, a livello internazionale, come uno dei fondatori della tossicologia forense. Acquistata la fama di maggior esperto italiano del settore, il Vignolese ricevette un gran numero di richieste di perizie in processi per avvelenamento; nel 1880, inoltre, fu eletto presidente della Commissione per lo Studio della Prova Generica del Venefizio, organo appena istituito dietro suo suggerimento dal Regio Ministero di Grazia e Giustizia.
Nello stesso periodo, Selmi si dedicò anche ad altri studi sperimentali di enorme importanza e alla curatela dell’Enciclopedia di chimica scientifica e industriale, una pubblicazione che si proponeva l’ambizioso obiettivo di raccogliere tutte le nozioni della chimica e le applicazioni di quest’ultima nei vari campi del sapere, e che venne stampata tra il 1868 e il 1878 a Torino in undici volumi di testo e illustrazioni (per un totale di oltre 10.000 pagine e di circa 2300 figure).
A dispetto dei tanti gravosi impegni di questo periodo, il nostro personaggio non mancò di giovare molto a Vignola: fra le altre cose, fu uno dei fondatori della Biblioteca Comunale (1871), a cui procurò innumerevoli opere a stampa (oggi quella biblioteca risulta a lui intitolata), e si segnalò come uno dei principali animatori delle celebrazioni indette per commemorare, nel suo luogo natale, Lodovico Antonio Muratori (1672-1750), a due secoli dalla nascita.
Selmi morì a Vignola il 13 agosto 1881, vittima di un incidente capitatogli nel piccolo laboratorio allestito all’interno del suo villino nel quale aveva l’abitudine di trascorrere il periodo estivo. Venne inumato nel locale camposanto. Venti anni dopo, mentre era in costruzione il nuovo cimitero cittadino (lo stesso attualmente in uso), il Comune di Vignola ne mise a disposizione una piccola area per ospitarvi la tuttora esistente cappella funebre dell’illustre personaggio.

Nella prima immagine qui sotto, dagherrotipo che raffigura Francesco Selmi a 30 anni nel suo laboratorio reggiano (si tratta di uno dei primissimi dagherrotipi mai eseguiti in Italia); fonte: Fondo archivistico Selmi. Nella seconda immagine, ritratto di Selmi in età senile, incisione eseguita a partire da un disegno di Dante Paolocci (1849-1926), la quale accompagna Francesco Selmi, necrologio anonimo uscito in «L’Illustrazione Italiana», 28 agosto 1881, t. II dell’annata, pp. 139-140: 140; fonte: google.com









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15 aprile 1945: quando ormai la Seconda Guerra Mondiale stava volgendo al termine, nel corso di un bombardamento aereo degli Alleati verificatosi in orario notturno, venne colpita anche la VILLA (o CASINO) TOSI BELLUCCI, elegante edificio d’impronta neoclassica risalente all’inizio del XIX secolo che dalla primavera del 1916 costituiva la Residenza Municipale di Vignola (e lo è tutt’oggi).
Gravissimi risultarono gli effetti dell’attacco bellico, in special modo nel lato est. Fortunatamente le più prestigiose aree dipinte dell’interno furono in buona misura risparmiate; subirono comunque danni (in certi punti, purtroppo irreversibili) le parti che erano state compiute poco prima di morire dall’apprezzatissimo pittore Pietro Minghelli (1780-1822), il quale nella Villa Tosi Bellucci lasciò ai posteri uno dei più ragguardevoli esempi di vasta decorazione di stile neoclassico mai realizzati nel Modenese.
Principalmente per timore degli effetti dei bombardamenti dal cielo che si susseguirono in quegli ultimi giorni di guerra, l’edificio venne abbandonato nelle condizioni in cui si trovava e, per circa una settimana, restò in balìa di cittadini malintenzionati e militari tedeschi.
A subire gravi danni nella Villa Tosi Bellucci fu anche la sala che ospitava dal 1916 la Biblioteca Comunale: lo spostamento d’aria, infatti, causò dapprima la caduta dei libri dagli scaffali e poi il crollo del soffitto e del tetto. Diversi volumi andarono distrutti, altri vennero seriamente lesionati e altri ancora furono sottratti da ignoti.

Qui sotto, la Villa Tosi Bellucci immortalata da Via Marconi subito dopo il bombardamento del 15 aprile 1945. L’immagine è un particolare di una fotografia pubblicata a mo’ di corredo del testo di Alessandro Casati dal titolo La Villa Tosi Bellucci e le principali modifiche nel tempo, in Giampaolo Grandi (a cura di), La Villa Tosi Bellucci da 100 anni Sede Municipale, progetto editoriale del Gruppo di Documentazione Vignolese “Mezaluna - Mario Menabue”, Savignano sul Panaro, Tipolitografia F.G., 2015, pp. 43-64: 55.









25 aprile 2010: morì a Vignola AUGUSTA REDORICI ROFFI, maestra elementare, studiosa e divulgatrice di storia locale e scienze naturali. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Campiglio di Vignola.

Nata a Vignola il 9 agosto 1922, Augusta Redorici Roffi svolse la professione di maestra elementare. Mandò alle stampe diverse pubblicazioni concernenti il paese natale e i dintorni. Imprescindibile punto di riferimento per coloro che conducevano (e conducono) ricerche dedicate in special modo alle aree pedemontana e collinare poste tra Modenese e Bolognese, collaborò a fondare, allestire, conservare, accrescere e valorizzare il Museo Civico di Vignola, il quale dal 2011 risulta a lei intitolato. Tenne numerosissime visite guidate in vari luoghi significativi di Vignola e dei paesi circostanti, soprattutto a vantaggio delle scolaresche.
Nel 2006 il Presidente della Repubblica Italiana la insignì del «Diploma di benemerenza di prima classe per otto lustri di lodevole servizio nelle scuole elementari».

Nell’immagine sottostante, tomba di Augusta Redorici Roffi e del marito presso il cimitero di Campiglio.






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26 aprile 1736: nacque nella rocca di Vignola AGOSTINO PARADISI IL GIOVANE, poeta, saggista, traduttore, drammaturgo, storico ed economista.

Agostino Paradisi il Giovane lasciò il paese natale a soli dodici mesi di età per la morte del padre, Giammaria, governatore generale e vice-marchese di Vignola.
Durante la sua non lunga vita, trascorsa soprattutto a Reggio Emilia (all’epoca, chiamata – indifferentemente – Reggio di Modena o Reggio di Lombardia), Roma e Modena, il nostro personaggio si distinse come uno degli intelletti più originali e operosi dell’Illuminismo italiano e, nello stesso tempo, come uno dei più risoluti patrocinatori settecenteschi di una rinascita nazionale del Bel Paese.
Ancora abbastanza giovane, Paradisi venne celebrato ora quale superbo versificatore “oraziano”, ora quale sommo “poeta-filosofo”, ora quale ispirato autore di odi sacre. Inoltre, egli si fece conoscere e ammirare (anche al di là delle Alpi) per la robusta eloquenza, per le eleganti traduzioni in endecasillabi sciolti di tragedie francesi sei-settecentesche di primo piano, per i non banali tentativi di rinnovamento del gusto teatrale ed estetico, per i penetranti studi di storia e di economia politica, per l’importante magistero universitario (di Economia Civile e di Storia Civile, a Modena) e per l’appassionato sforzo teso a mostrare la centralità delle lettere, delle scienze e delle arti nell’auspicato riscatto collettivo di un popolo italiano che, da lì a qualche tempo, si volse con sempre maggiore convinzione a riunirsi in una stessa patria.
Paradisi morì a Reggio Emilia il 19 febbraio 1783. Venne sepolto nella locale chiesa di San Domenico.

Nell’immagine qui sotto, lapide apposta sul muro della rocca di Vignola (accanto al portone d’ingresso), per ricordare che il nostro personaggio nacque all’interno di essa il 26 aprile 1736.






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28 aprile 2009: conferimento della cittadinanza vignolese ai membri della benemerita famiglia Borsari-Bartoli, la quale nel 1996 aveva deciso di donare al Comune di Vignola il preziosissimo archivio dell’avo Francesco Selmi (1817-1881), celebre personaggio vignolese dell’Ottocento la cui fama di chimico oltrepassò i confini nazionali e il cui ruolo nel Risorgimento italiano fu di notevole importanza.

Selmi lasciò una ricca documentazione costituita di missive, manoscritti e opere a stampa, concernente sia le sue molteplici attività sia le vicende familiari. La donazione iniziale fu in seguito integrata con ulteriori significativi conferimenti di raccolte custodite dalla stessa famiglia Borsari-Bartoli, tra le quali spiccano particolarmente la vetreria del laboratorio di Selmi e il Fondo fotografico Mario Borsari (marito della nipote dell’illustre personaggio), composto in larga parte di immagini inedite riguardanti la Prima Guerra Mondiale.
Il 28 aprile 2009 l’Amministrazione Comunale di Vignola presentò alla cittadinanza la donazione del Fondo documentario Selmi da parte degli eredi Borsari-Bartoli e la relativa convenzione. Nell’occasione, in segno di riconoscimento per il forte legame che i discendenti di Selmi – a dispetto della lontananza geografica – mantengono vivo con la comunità vignolese, venne conferita la cittadinanza onoraria al maestro Giovanni Bartoli (direttore d’orchestra, compositore e già direttore del Conservatorio di Musica “Bruno Maderna” di Cesena) e ai signori Silvano Bartoli, Emma Foresti vedova Borsari e Liliana (detta Lily) Roglia.
Attualmente il Fondo documentario Selmi, in buona parte custodito presso la Biblioteca Comunale “Francesco Selmi” di Vignola e in piccola parte ancora in possesso del maestro Bartoli, risulta purtroppo solo parzialmente riordinato e inventariato. Si auspica che al più presto possa essere reso interamente disponibile: infatti, gli studiosi stanno da tempo mostrando considerevole interesse per gli aspetti poliedrici e multiformi del genio di Selmi (sono stati compiuti approfondimenti, scoperte, riscoperte e pubblicazioni di primissimo piano), e l’esame di alcuni dei materiali lì raccolti potrebbe risultare utile sia nell’ambito di preparazione di tesi di laurea o di dottorato da parte di giovani studiosi anche provenienti da altre zone d’Italia sia nell’ambito di attività parascolastiche degli studenti delle scuole vignolesi, il che accrescerebbe senz’altro il senso civico nei cittadini del futuro. Va poi tenuto presente che la possibilità di consultarlo integralmente permetterebbe all’Amministrazione Comunale di avviare, rinnovare o consolidare rapporti con istituzioni culturali nazionali e internazionali di rilievo (si pensi, per esempio, al circuito dei Musei del Risorgimento italiano, a partire dal Museo del Risorgimento di Modena, la cui riapertura è ormai data per imminente). E tutto questo, ovviamente, anche al fine di rinnovare con i fatti il ringraziamento alla famiglia Borsari-Bartoli per aver voluto donare materiali di così inestimabile valore alla terra che diede i natali a Selmi, un’autentica e limpida gloria italiana dell’Ottocento da onorare come merita.

L’immagine qui sotto riproduce la fotografia scattata il 28 aprile 2009 durante la cerimonia pubblica del conferimento della cittadinanza onoraria della Città di Vignola ai membri della famiglia Borsari-Bartoli. Al centro, il maestro Giovanni Bartoli (ultimo discendente di Francesco Selmi); alla sua destra, il padre Silvano e la zia di Giovanni Bartoli, Emma Foresti Borsari; alla sinistra del maestro Bartoli, l’allora sindaco di Vignola Roberto Adani e la moglie del maestro Bartoli, Liliana Roglia. Fonte: blog Giovanni Bartoli







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