CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



NOVEMBRE




6 novembre 1859: GIUSEPPE GARIBALDI (1807-1882), accompagnato dal suo Stato Maggiore, arrivò nel nostro paese per passare in rassegna il Battaglione Bersaglieri Volontari di Vignola, accasermato parte nella rocca e parte nel Palazzo Barozzi (denominazione popolare di quello che era ufficialmente chiamato all’inizio Palazzo Contrari, poi Palazzo Boncompagni e infine Palazzo Boncompagni Ludovisi). Ne rimase ammirato.

La presenza in paese di questo Battaglione si doveva all’interessamento di Francesco Selmi (1817-1881), che nell’estate del medesimo anno aveva preso accordi con il podestà di Vignola, Luca Antonio Tosi (1811-1876) e con il governatore – poi, dittatore – delle Provincie Modenesi Luigi Carlo Farini (1812-1866), affinché nella cittadina trovasse sede uno dei Corpi dell’esercito che Manfredo Fanti (1806-1865) stava organizzando.
Costituito da Pietro Conti (1827-1878), militare e ingegnere originario di San Donà di Piave (VE) e grande amico di Selmi, questo Battaglione era comandato dal militare modenese Massimiliano Menotti (1827-1889), figlio del martire Ciro (1798-1831). Durante il suo effimero soggiorno in paese, Garibaldi arringò la folla da una finestra-balcone, ora non più esistente, che si trovava all’incrocio tra la Contrada di San Pietro (strada la quale, al tempo conosciuta dai Vignolesi anche come la Contrada del Ginnasio, il 30 maggio 1865 diventò Via Pietro Antonio Bernardoni) e la Via Maggiore (denominazione dello spazio urbano che fino al 30 maggio 1865 era noto semplicemente come Piazza e che il 17 giugno 1882, due settimane dopo la sua morte, venne intitolato all’Eroe dei Due Mondi).

Nell’immagine sottostante, il busto di Garibaldi a Vignola (risulta collocato lungo la strada che oggi porta il suo nome). Quest’opera, dell’artista savignanese Giuseppe Graziosi (1879-1942), fu inaugurata con una solenne cerimonia il 10 settembre 1905. La scultura è posta sopra una mensola davanti all’epigrafe marmorea murata il 16 aprile 1882 sullo stesso palazzo, omaggio che Vignola tributò a Garibaldi – un mese e mezzo prima che egli spirasse – per ricordarne la visita.









8 novembre 1109 (calendario giuliano): MATILDE DI CANOSSA soggiornò nel castrum vignolese, all’epoca sottoposto all’autorità del vescovo di Modena.

Riguardo a questa visita della celebre nobildonna, scrisse il giovane Francesco Selmi (1817-1881): «Nel 1009 [recte: 1109] a dì 8 novembre, la contessa Matilde trovossi a Vignola a fine di comporre una lite insorta fra l’abate di Nonantola e l’arciprete della Pieve di Nonantola stessa. Ed è per questo castello non poco vanto l’avere ricevuta nelle proprie mura quella donna maravigliosa e santa, il cui amore alla Chiesa ed alla rettitudine staranno perpetuamente di esempio a noi ed ai posteri: donna di petto gagliardo, di cuore generoso, di mente vastissima, e che offre a noi un modello di quella magnanimità, di quella possanza e di quella intrepidezza, delle quali erano capaci gli uomini d’una età chiamata barbara, e forse migliore in alcuni lati della nostra perché era meno molle e più religiosa» (F. Selmi, Cenni storici intorno a Vignola, «Museo Scientifico, Letterario ed Artistico», a. II [1840], n. 17 [25 aprile], pp. 133-134, e n. 25 [20 giugno], pp. 199-200: 134).

Nell’immagine qui sotto, Gian Lorenzo Bernini e aiuti, Monumento a Matilde di Canossa (1634-1637), Città del Vaticano, basilica di San Pietro. Fonte: google.com







25 novembre 1772 e 25 novembre 1775: in ciascuna di queste date, AGOSTINO PARADISI IL GIOVANE (1736-1783) pronunciò un discorso nella chiesa di San Carlo a Modena come prolusione del nuovo anno accademico dell’Università cittadina.
L’orazione del 1772 inaugurò l’attività del riformato Ateneo della metropoli estense e uscì subito dai torchi sotto il titolo di Nel solenne aprimento della Università di Modena felicemente ristaurata, ed ampliata da S.A.S. Francesco III, duca di Modena, Reggio, Mirandola ec. ec. […] (In Modena, Presso la Società Tipografica, 1772). Questo discorso rappresenta – per certi aspetti – uno dei manifesti del moto riformatore italiano e mostra la vicinanza delle posizioni dell’Autore a quelle di colui che fu il “padre nobile” di buona parte della classe dirigente estense della seconda metà del Settecento, e cioè Lodovico Antonio Muratori (1672-1750). Paradisi pone qui in grande risalto il ruolo del sapere nell’assicurare la prosperità dello Stato e raffigura l’Università come il simbolo e lo strumento del regno della «filosofia». Inoltre, egli celebra l’ordine estense come un sistema politico nel cui ambito la «ragione» non è impedita nel conseguimento, attraverso le scienze e le arti «utili», della «pubblica felicità».
Nel 1775 Paradisi dedicò la prolusione universitaria al più famoso dei Montecuccoli, il grande condottiero imperiale ed eminente letterato secentesco originario del Frignano modenese. Quest’allocuzione fu stampata – in due edizioni – sotto il titolo di Elogio del principe Raimondo Montecuccoli (Bologna, Dalla Stamperìa di Lelio della Volpe, 1776) e costituisce uno dei più bei saggi di prosa aulica italiana apparsi in tutto il Settecento. Se ebbe uno straordinario successo in mezza Europa per la raffinata oratoria, i puntuali riferimenti militari e le analisi condotte con cognizione di causa, nel Bel Paese furono parecchi gli intellettuali che di suddetto discorso lodarono anche la forte tensione morale e patriottica che lo anima. Nell’Elogio, in effetti, si percepisce vibrare un vivace sentimento di amor patrio ferito dalle vicende storiche, in un’Italia sentita come vera patria a dispetto del frazionamento in diversi Stati. Va dunque da sé che codesto scritto vanta un ruolo non trascurabile nel processo di maturazione negli Italiani della coscienza della loro vocazione a essere un solo popolo in una patria unitaria.

Nelle immagini qui sotto, il frontespizio della prima edizione della prolusione del 1772 e il frontespizio della prima edizione della prolusione del 1775. Fonte: google.com






Vuoi saperne di più su Agostino Paradisi il Giovane?
Allora, visita il suo profilo personale nella sezione Celebri Vignolesi!




28 novembre 1896: morì a Vignola GIOVANNI RODOLFI, sacerdote, bibliotecario, erudito e amministratore pubblico.

Nato a Vignola il 23 luglio 1828, Giovanni Rodolfi maturò presto sentimenti patriottici e a vent’anni fece il suo ingresso tra i Cappuccini. Nel 1866 il Regno d’Italia decise di sopprimere le Corporazioni religiose ed egli si vide costretto ad abbandonare l’abito del suo Ordine; fino alla morte, vestì da prete.
A partire dagli anni Sessanta, don Rodolfi fu impegnato a tutto campo nella vita pubblica e culturale del suo paese d’origine: fra l’altro, contribuì in modo determinante a organizzare le celebrazioni che la comunità vignolese volle dedicare a Lodovico Antonio Muratori (1672-1750) nel secondo centenario della nascita (e di esse diventò cronista), e venne nominato insegnante all’Istituto Ginnasio Comunale Libero, direttore della Cassa di Risparmio, segretario della Società di Storia Patria e d’Arti Belle, consigliere e assessore del Municipio, vicedirettore (ma di fatto direttore) della Biblioteca Comunale, cassiere dell’Asilo Infantile e osservatore presso il Gabinetto Meteorologico.

Nell’immagine sottostante, lapide in ricordo di don Rodolfi murata nell’area del cimitero di Vignola riservata agli uomini consacrati.





Vuoi saperne di più su Giovanni Rodolfi?
Allora, visita il suo profilo personale nella sezione Celebri Vignolesi!




30 novembre 1695: morì a Modena GIACOMO – detto JacopoCANTELLI, geografo, cartografo e bibliotecario. Fu sepolto nella locale chiesa di San Pietro Apostolo.

Giacomo Cantelli venne battezzato il 22 febbraio 1643 a Monteorsello (oggi Monteorsello di Guiglia), borgo che allora apparteneva al Marchesato di Vignola. Per questa ragione, oltre al fatto che molto probabilmente abitò per la seconda metà dell’infanzia e nel periodo dell’adolescenza a Vignola, egli aggiunse non di rado al proprio nome espressioni quali «Vignolese», «da Vignola» o «Vineolensis».
Cantelli studiò a Bologna e poi elesse a propria dimora quella città, anche se non mancò di soggiornare in diverse altre località italiane e a Parigi.
A meno di quarant’anni, il nostro personaggio era già celebre a livello internazionale per le sue carte geografiche, molte delle quali vennero pubblicate a Roma, nella raccolta di carte dal titolo Mercurio Geografico, a partire dal 1679.
Dal 1686 alla morte, Cantelli abitò a Modena, dove fu geografo della regnante famiglia estense e (almeno dal 1689) bibliotecario della «Ducal Libraria».
Il nostro personaggio intrattenne buoni rapporti non solo con illustri letterati e scienziati che vivevano nelle principali città italiane e a Parigi, ma anche con quattro significativi uomini di cultura vignolesi, cioè Pietro Ercole Belloi (1634-1702) e il figlio Domenico (1660-1712), e i giovanissimi Pietro Antonio Bernardoni (1672-1714) e Lodovico Antonio Muratori (1672-1750).

Nell’immagine qui sotto, frontespizio della raccolta Mercurio Geografico […], In Roma, Alla Pace, All’insegna di Parigi, s.d. [ma: fine XVII secolo]. In essa vennero pubblicate molte carte geografiche di Cantelli.





Vuoi saperne di più su Giacomo Cantelli?
Allora, visita il suo profilo personale nella sezione Celebri Vignolesi!




Indice dei mesi