CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



AGOSTO




9 agosto 1922: nacque a Vignola AUGUSTA REDORICI ROFFI, maestra elementare, studiosa e divulgatrice di storia locale e scienze naturali.

Augusta Redorici Roffi svolse la professione di maestra elementare. Mandò alle stampe diverse pubblicazioni concernenti il paese natale e i suoi dintorni. Contribuì a fondare, allestire, conservare, arricchire e far conoscere il Museo Civico di Vignola, imprescindibile punto di riferimento per lo studio, la ricerca e la valorizzazione del patrimonio geomineralogico e paleontologico della zona. Soprattutto a vantaggio delle scolaresche, tenne numerosissime visite guidate in vari luoghi significativi delle aree pedemontana e collinare poste tra Modenese e Bolognese.
Nel 2006 il Presidente della Repubblica Italiana le assegnò il «Diploma di benemerenza di prima classe per otto lustri di lodevole servizio nelle scuole elementari».
Morì nel suo paese natale il 25 aprile 2010 e fu inumata nel cimitero di Campiglio di Vignola. L’anno seguente le venne intitolato il locale Museo Civico.

Nell’immagine sottostante, la Redorici Roffi in un primo piano tratto dal volantino che informava degli eventi pubblici organizzati in suo ricordo, a un anno e mezzo dalla scomparsa, e culminanti nell’intitolazione a lei del Museo Civico di Vignola (5 novembre 2011).






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9 agosto 1998: spirò a Modena CASIMIRO BETTELLI, sacerdote, insegnante, poeta, scrittore, saggista, giornalista e collezionista d’arte. Le sue ceneri riposano nel cimitero di Campiglio di Vignola (sulla lastra tombale, erroneamente, figura come data della morte l’8 agosto 1998).

Nato sulle colline campigliesi il 12 giugno 1924, Casimiro Bettelli condusse gli studi nei Seminari di Fiumalbo e di Modena, e a ventiquattro anni prese gli ordini religiosi. Ben presto noto confidenzialmente come don Miro, il nostro personaggio fu cappellano dapprima a San Vito di Spilamberto, poi a Fanano e infine a Guiglia. Dal 1959 alla morte, il sacerdote vignolese abitò a Modena, dove ricoprì il doppio ruolo di rettore di Santa Maria della Pomposa (chiesa della quale tra il 1716 e il 1733 era stato titolare della prepositura Lodovico Antonio Muratori [1672-1750]) e di docente di Religione presso l’Istituto Tecnico Commerciale “Jacopo Barozzi”.
Il nome di don Bettelli divenne rapidamente assai noto a livello nazionale sia nel campo delle lettere sia nel campo del collezionismo d’arte, perché egli mandò alle stampe varie pubblicazioni che ottennero un buon successo (in special modo, alcune raccolte poetiche) e perché riuscì ad accumulare nel tempo oltre 800 pezzi tra litografie, dipinti, sculture, disegni e xilografie (trasmessi poi per legato – così come la sua biblioteca e il suo archivio privato – all’Arcidiocesi di Modena-Nonantola).
Il sacerdote vignolese ebbe stretti rapporti d’amicizia con Augusta Redorici Roffi (1922-2010).

Nell’immagine sottostante, tomba di Casimiro Bettelli nel cimitero di Campiglio di Vignola.






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13 agosto 1881: vittima di uno sfortunato incidente avvenuto nel laboratorio del suo villino di Vignola, morì a sessantaquattro anni FRANCESCO SELMI, chimico, inventore, divulgatore culturale e scientifico, patriota, alto funzionario pubblico, biografo, narratore, studioso di Dante e dei primi secoli della lingua italiana, nonché profondo conoscitore tanto della storia del paese natale quanto delle figure dei suoi figli più illustri.

Le solenni esequie di Francesco Selmi si tennero due giorni dopo nel suo paese natale, al suono di marcia funebre della Banda Vignolese e alla presenza delle autorità, degli amici, dei membri della Società dei Volontari Vignolesi Reduci dalle Patrie Battaglie, degli alunni delle scuole pubbliche e di una gran folla di concittadini.
Giunti feretro e corteo al camposanto di Vignola (quello che precedeva il cimitero attualmente in uso), per ricordare la figura e le opere dell’insigne defunto presero la parola: il sindaco di Vignola, anche in qualità di rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, Alessandro Plessi (1824-1907); il sindaco di Modena, Giuseppe Triani (1842-1917); il rettore dell’Università geminiana, Luigi Vaccà (1814-1890); il presidente della Società dei Volontari Vignolesi Reduci dalle Patrie Battaglie, Luigi Mancini (1847-1917). Si procedette poi alla tumulazione della salma.

Nelle due immagini qui sotto, fotografie recenti della cappella funebre di Francesco Selmi, inaugurata nel 1901 in una piccola area dell’allora nuovo cimitero di Vignola (lo stesso a tutt’oggi utilizzato) messa a disposizione dal Comune. Questa cappella racchiude il busto realizzato nel medesimo anno dallo scultore maranese Domenico Bernabei (1854-1936) e la lapide con l’iscrizione dettata dal patriota e politico modenese Luigi Zini (1821-1894), amico dell’estinto.










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17 agosto 1931: morì a Casalecchio di Reno GIUSEPPE BARBANTI BRÒDANO, avvocato, politico, scrittore, giornalista e patriota. Venne sepolto a Bologna, nel Cimitero Monumentale della Certosa.

Nato a Vignola il 10 gennaio 1853 (nella lapide funeraria, invece, si indica per errore il giorno precedente) da una famiglia borghese di ferme convinzioni democratiche e patriottiche originaria di Modena, a soli diciassette anni Giuseppe Barbanti Bròdano si laureò in Legge presso l’Università geminiana.
Dotato di un’indole ambiziosa e irruente, nonché di rare capacità oratorie, egli si trasferì a Bologna nel 1873 per svolgere la professione forense e trovò lavoro nello studio dell’avvocato Giuseppe Cicognari (m. 1879). Subito iniziò anche a impegnarsi attivamente in politica, abbracciando dapprima concezioni democratico-radicali e poi sposando la causa socialista.
Alla metà degli anni Settanta, mentre era in procinto di scoppiare la guerra nel cuore dei Balcani tra ribelli serbi e autorità turche, l’intraprendente Vignolese riuscì a reclutare un certo numero di volontari italiani destinati a combattere a Belgrado. Venne incaricato di recarsi a Roma per ricevere l’importante appoggio ideale di Giuseppe Garibaldi (1807-1882); ottenutolo, Barbanti Bròdano tornò in Emilia per coordinare le ultime fasi organizzative della spedizione e partì alla volta della Serbia (1876). Egli raccontò questa sua esperienza in terra straniera all’interno di un libro che fu stampato nel 1877 e che conseguì un certo successo: Serbia. Ricordi e studi slavi. Dell’opera apparve l’anno seguente una seconda edizione, recante il titolo di Su la Drina. Ricordi e studii slavi.
Dal 1882 il Vignolese figurò più volte fra i candidati alle elezioni politiche generali e parziali; sennonché, a dispetto dei numerosi apprezzamenti, egli uscì sempre sconfitto dalle urne sino al voto del 1890, quando diventò eletto consigliere provinciale per il mandamento di Medicina.
Barbanti Bròdano si dedicò anche al giornalismo, collaborando a diversi periodici politico-letterari, su tutti il bolognese «Don Chisciotte» (1881-1885), quotidiano di idee repubblicane e patriottiche che egli fondò insieme con Luigi Lodi (1856-1933) e Luigi Ìllica (1857-1919), e le cui pagine accolsero nel tempo diversi articoli di Giosuè Carducci (1835-1907), con il quale il nostro personaggio ebbe per anni ottimi rapporti.
In qualità di avvocato, Barbanti Brodano si trovò in diverse circostanze a dover difendere in tribunale i compagni socialisti, incluso – nel 1876 – Andrea Costa (1851-1910), ma fu costretto a sua volta a rispondere alle accuse rivoltegli da un collega di battaglie politiche, l’ex mazziniano Nicola Badaloni (1854-1945), a seguito delle quali il Vignolese venne poi espulso dal Partito Socialista Italiano (1896) con una motivazione che gli sembrò poco credibile, in quanto rivolta soprattutto a colpire la sua visione patriottica, la quale presentava in effetti alcune significative divergenze rispetto alle linee-guida del suo schieramento; egli, comunque, non si dimise dal mandamento di Medicina e continuò a dichiararsi socialista.
Barbanti Bròdano fu affiliato a due logge massoniche bolognesi, la “Rizzoli” (1882-1885) e la “Aurelio Saffi” (1910-1914).
Nel 1911 il Vignolese si trasferì a Roma per proseguire la sua attività di avvocato. Ritornò stabilmente in Emilia al solo scopo di passarvi in serenità gli ultimi anni di vita.

Nelle immagini qui sotto, due fotografie recenti scattate a Bologna, nel Cimitero Monumentale della Certosa: la prima è uno scatto frontale della cappella funebre della famiglia Barbanti Bròdano; la seconda raffigura la lapide, ivi presente, dedicata al nostro personaggio (vi si indica, per errore, il 9 gennaio 1853 come giorno di nascita).







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27 agosto 1923: morì a Vignola AMLETO DEGLI ESPOSTI, ufficiale dell’Aeronautica Militare del Regno d’Italia, eroico aviatore durante la Prima Guerra Mondiale e istruttore di volo. Due anni dopo l’inumazione di questo personaggio nel cimitero cittadino, fu inaugurato un monumento funebre in suo ricordo (si può tuttora ammirare sul lato destro del viale d’ingresso). Riposano accanto a lui la moglie Caterina Pelosi (1896-1966) e il figlio Aristide (1920-1986), anch’egli aviatore di fama.
Nato a Vignola l’11 dicembre 1889 da Angelo e Marianna Dallai, Amleto Degli Esposti intraprese la carriera di sottufficiale dell’Esercito subito dopo avere svolto il servizio militare in Fanteria. Entrato nel Battaglione degli Specialisti del Genio e promosso sergente maggiore (1914), conseguì il brevetto pilota di prima e di seconda classe (1915), svolgendo poi l’ufficio di istruttore principe alla Scuola di Volo della Malpensa (nel Varesotto), un incarico fondamentale durante un periodo di guerra come quello allora in corso, perché portava al brevetto sempre nuovi piloti da destinare al fronte. Dopo sue continue e pressanti richieste, gli venne consentito di partecipare in prima persona agli sforzi bellici italiani (1917). Come membro dell’80a Squadriglia Aerea, il Vignolese acquistò ben presto una certa notorietà non solo grazie a diverse azioni collettive, ma anche conseguendo tre vittorie individuali, la seconda delle quali gli procurò la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
All’inizio del 1918, Degli Esposti fu nominato sottotenente. Subito dopo la conclusione della guerra, venne promosso tenente e, benché avesse famiglia e fosse sempre più di frequente colpito da attacchi malarici, decise di rimanere militarizzato. All’inizio degli anni Venti, svolse l’incarico di capo del Corso Istruttori nel campo di aviazione di Ghedi (nel Bresciano).

Nell’immagine qui sotto, una fotografia recente del monumento funebre di Amleto Degli Esposti nel cimitero di Vignola.



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30 agosto 2009: morì a Vignola ATTILIO NERI, medico pediatra, amministratore pubblico, cultore di storia locale e dei dialetti. Venne sepolto presso il cimitero di quella cittadina, nella cappella funeraria di famiglia.

Attilio Neri nacque a San Secondo Parmense il 7 febbraio 1921. Tre anni dopo, suo padre, Nèttore Neri (1883-1970), fu nominato pretore a Vignola e si trasferì in questo paese con tutta la famiglia. Da allora, Attilio Neri visse sempre a Vignola, dove lavorò a lungo come medico pediatra nel locale nosocomio. Presso quel Comune, il nostro personaggio svolse pure incarichi politico-amministrativi (ne fu, fra l’altro, sindaco dal 1951 al 1954) e dirigenziali in campo sportivo (per esempio, tenne la presidenza della squadra calcistica dell’Unione Sportiva Vignolese nel corso della stagione 1959/1960). Inoltre, meritò la fama di ragguardevole studioso di lessicografia dialettale e di storia vignolese, campi ai quali dedicò diverse pubblicazioni di assoluto rilievo. Infine, si fece conoscere come importante collezionista di fotografie e cartoline; il corposo Fondo fotografico Attilio Neri è di proprietà dal 2002 del Comune di Vignola (la sua custodia fu subito affidata alla Biblioteca Comunale “Francesco Selmi”) e risulta interamente digitalizzato.

Nelle immagini sottostanti, cappella funeraria della famiglia Nèttore Neri e lapide dedicata al nostro personaggio.







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