CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



GENNAIO




10 gennaio 1853 (nella lapide funeraria, tuttavia, è presente per errore la data del 9 gennaio 1853): venne alla luce a Vignola GIUSEPPE BARBANTI BRÒDANO, avvocato, politico, scrittore, giornalista e patriota.

Nato in una famiglia borghese di ideali democratici e patriottici originaria di Modena, Giuseppe Barbanti Bròdano si laureò in Legge ad appena diciassette anni presso l’Università geminiana. Di temperamento focoso e caparbio, già da ragazzo egli non fece mistero delle proprie concezioni politico-sociali di Sinistra.
Trasferitosi nel 1873 a Bologna e subito assunto nello studio del legale Giuseppe Cicognari (m. 1879), il nostro personaggio si fece conoscere dal largo pubblico quando, nel 1876, venne scelto come primo avvocato di difesa nel processo che vedeva imputati Andrea Costa (1851-1910) e altri socialisti due anni dopo il fallito moto insurrezionale della città petroniana e della Romagna. La sua carriera forense fu lunga e costellata di successi.
L’indole patriottica di Barbanti Bròdano lo indusse ad appoggiare la causa dei ribelli serbi, insorti nel 1876 contro l’egemonia ottomana. Reduce da una spedizione militare a Belgrado composta di volontari italiani, il Vignolese descrisse vivacemente la sua esperienza in terra balcanica all’interno di un libro stampato nel 1877 (Serbia. Ricordi e studi slavi), del quale uscì l’anno successivo una seconda edizione (Su la Drina. Ricordi e studii slavi).
Barbanti Bròdano godette di un’apprezzabile fama anche nel mondo del giornalismo emiliano-romagnolo. Fra l’altro, contribuì a fondare e ad animare il «Don Chisciotte» (1881-1885), celebre quotidiano bolognese di idee repubblicane e patriottiche che vantava tra i suoi principali collaboratori Giosuè Carducci (1835-1907), da tempo in stretti rapporti con il nostro personaggio.
Il Vignolese fu affiliato a due logge massoniche felsinee, la “Rizzoli” (1882-1885) e la “Aurelio Saffi” (1910-1914).
Nel 1890 Barbanti Bròdano assunse la carica di consigliere provinciale per il mandamento di Medicina. Pur considerandosi sempre socialista, egli faticò a seguire i precetti più tradizionali del suo schieramento politico, preferendo sposare concezioni umanitarie e – insieme – garibaldine e patriottiche. Per queste idee e per scontri personali con dirigenti del Partito Socialista Italiano, il nostro personaggio finì con l’esserne espulso (1896).
Pur considerandosi sempre socialista, Barbanti Bròdano faticò a seguire i precetti più tradizionali del suo schieramento politico, preferendo sposare concezioni umanitarie e – insieme – garibaldine e patriottiche. Per queste sue idee, venne espulso dal Partito Socialista Italiano (1896).
Nel 1911 il Vignolese si trasferì a Roma, dove continuò a svolgere per alcuni anni l’attività di avvocato.
Ritiratosi dalla professione, Barbanti Bròdano rientrò in Emilia. Morì a Casalecchio di Reno il 17 agosto 1931 e fu sepolto a Bologna, nel Cimitero Monumentale della Certosa.

Nell’immagine qui sotto, una fotografia recente della facciata nord-est di Villa Roma (già Villa Barbanti), la dimora di famiglia di Giuseppe Barbanti Bròdano a Vignola.







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11 gennaio 1780: nacque a Vignola, in una famiglia di contadini, PIETRO MINGHELLI, pittore-decoratore di stile neoclassico.

Frequentata l’Accademia di Belle Arti di Modena giovandosi del mecenatismo del nobiluomo Francesco Galvani (1744-1810), Pietro Minghelli a soli ventuno anni conseguì il grado di «maestro» e iniziò a tenere la cattedra di Paesaggio e Ornato presso la medesima Accademia, diretta dal vignolese Giuseppe Maria Soli (1747-1822). Questo celebre architetto e pittore di gusto neoclassico considerò sempre il nostro personaggio uno dei suoi allievi più valenti e affidabili.
Anche grazie alla fiducia e all’amicizia tributategli da Soli, Minghelli affiancò al mestiere d’insegnante la libera professione di pittore-decoratore e cominciò a ottenere incarichi di rilievo per l’abbellimento sia di palazzi privati a Modena e nel contado sia di edifici pubblici della città; in alcuni casi, peraltro, fu al seguito dello stesso Soli in importanti cantieri del Modenese. Si segnalò anche come autore di quadri (su tela) e come curatore di allestimenti scenografici.
Quando ormai era uno dei pittori-decoratori emiliani maggiormente ammirati e ricercati della sua epoca, un vero maestro dell’“ornato” a tempera di stile neoclassico, Minghelli morì a Modena il 29 giugno 1822, lasciando la moglie Maria Teresa Bardoni, che aveva sposato l’anno precedente e che non gli aveva dato figli.
Tra le più significative testimonianze artistiche della sua operosa ma purtroppo breve carriera, se ne possono annoverare due a Vignola: i dipinti parietali all’interno della Villa Galvani, realizzati tra il 1810 e il 1815, e quelli all’interno Villa Bellucci (poi Tosi Bellucci, dal 1916 Residenza Municipale), risalenti al 1820-1822.

Nelle immagini sottostanti, le decorazioni che sovrastano il vano dello scalone – e che culminano in quella con putti della cupola – all’interno della Villa Bellucci (poi Tosi Bellucci) a Vignola, elegante dimora progettata da Giuseppe Maria Soli nel 1789, ma costruita solo tra (probabilmente) il 1815 e il 1823 o 1824; tali pitture fanno parte del prezioso ciclo realizzato a tempera da Minghelli tra il 1820 e il 1822. Sul finire della Seconda Guerra Mondiale, la notte del 15 aprile 1945, un bombardamento aereo degli Alleati colpì l’edificio, ma per fortuna le aree dipinte subirono danni circoscritti.











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13 gennaio 1923: morì a Vignola LUIGI GAZZOTTI, compositore musicale. Fu sepolto nel cimitero cittadino.

Luigi Gazzotti venne al mondo il 30 gennaio 1886 a Modena, città che diede i natali anche ai genitori, Emilio (1860-1922) e Giovanna Gibellini (1858-1945). Il padre – avvocato, sindaco di Vignola (1906-1907) e consigliere della Cassa di Risparmio di Vignola (1896-1897, 1909-1912) – intrattenne per tutta la vita amichevoli rapporti con notabili, letterati, artisti e musicisti; la figura più illustre fra quelle che erano di casa nella storica Villa Galvani, l’elegante dimora vignolese di famiglia, fu Giosuè Carducci (1835-1907).
Diplomatosi in Composizione al Liceo Musicale “Gioachino Rossini” di Bologna nel 1913 con il celebre maestro Luigi Torchi (1858-1920), Gazzotti si procurò ben presto una certa fama nei campi della musica sacra, della musica sinfonica e della musica popolare; il suo principale interesse, comunque, fu rivolto al teatro d’opera. La breve carriera del nostro personaggio, troncata dalla morte quando egli stava mietendo crescenti successi in tutta Italia, risultò contraddistinta da composizioni spesso originali ed eleganti, così come da una grande facilità di scrittura. Di rilievo fu la sua collaborazione con il librettista Clemente Coen (1878-1962), conosciuto anche come storico, scrittore e giornalista; nato a Finale Emilia (MO), questi era un fervente cattolico sebbene provenisse da una famiglia ebrea.
Gazzotti visse per lunghi periodi a Vignola, abitando nella Villa Galvani. All’interno dell’annesso giardino pensile, era presente un “teatro verde” che accoglieva la messa in scena di opere in musica anche di suo pugno.
Nel 1923, pochi mesi dopo la prematura scomparsa di Gazzotti, gli fu intitolata a Modena una corale, che esiste tuttora e che – anzi – ha nel tempo visto accrescere tanto il repertorio al proprio attivo quanto la notorietà in ambito nazionale e non solo.

Nell’immagine sottostante, la tomba della famiglia Gazzotti (cimitero di Vignola) dove riposa il compositore.







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16 gennaio 1986: morì a Vignola l’artista GIANCARLO DUGHETTI. Fu sepolto nel cimitero di Campiglio di Vignola; nel 2018 le sue spoglie vennero traslate al camposanto di Vignola Capoluogo.

Giancarlo Dughetti nacque a Firenze il 10 marzo 1931 e mostrò fin da bambino eccezionale attitudine al disegno, non diversamente dal fratello Roberto (1938-2006), che ebbe un’encomiabile carriera come pittore e incisore. Entrato a bottega da Pietro Annigoni (1910-1988), il nostro personaggio ne assorbì i preziosi insegnamenti e, unico tra i suoi ex allievi, con il tempo si specializzò soprattutto nell’arte della miniatura, diventandone uno degli indiscussi maestri italiani del Novecento.
Dughetti partecipò a numerose mostre ed esposizioni nazionali e internazionali. Sue opere sono presenti in molti musei pubblici e collezioni private di tutto il mondo. Tra le miniature più celebri dell’artista toscano, figura indubbiamente l’effigie su avorio – realizzata dal vivo nel 1980 – del papa Giovanni Paolo II, oggi custodita nelle Collezioni Pontificie dei Palazzi Vaticani. Egli ricevette commesse per ritratti in miniatura anche da nobili, politici e industriali non soltanto italiani, e perfino dallo scià di Persia Mohammed Reza Pahlavi (1919-1980), di passaggio a Firenze nel 1964; quest’ultimo rimase così entusiasta dell’opera del nostro personaggio che, dopo aver acquistato alcune sue miniature (ora custodite al Palazzo Niavaran di Teheran), lo insignì di un’alta onorificenza e gli donò una medaglia d’oro raffigurante sul recto lo stesso monarca e la consorte Farah Diba (n. 1938), e sul verso l’annuncio della nascita del figlio primogenito Ciro (n. 1960).
Dughetti contrasse matrimonio nel 1962 con Anna Romagnoli (n. 1936), che aveva conosciuto nel 1956 e che fu la sua musa e la sua modella preferita. Dall’unione nacque nel 1965 la figlia Simonetta.
Nell’ultimo dodicennio della propria esistenza, l’artista fiorentino visse e lavorò a Vignola, inizialmente sulle colline di Campiglio e poi nell’area semirurale di Via Paraviana.

Nell’immagine sottostante, la tomba del celebre artista al cimitero di Vignola Capoluogo.






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19 gennaio 1714: morì a Bologna PIETRO ANTONIO BERNARDONI, poeta, librettista e drammaturgo.

Pietro Antonio Bernardoni nacque il 30 giugno 1672 a Vignola e ivi fu battezzato il giorno dopo. Ancora adolescente, egli mostrò un’indole irrequieta e ambiziosa, e un’autentica vocazione per le lettere. Quest’ultima gli consentì molto presto di entrare nel circolo intellettuale raccoltosi a Modena intorno al giovane marchese Giovanni Claudio Rangoni (1675-1730), nell’ambito del quale Bernardoni ebbe modo – fra l’altro – di rafforzare l’amicizia con il coetaneo e conterraneo Lodovico Antonio Muratori (1672-1750). Nella capitale del Ducato estense, il nostro personaggio compose una miriade di versi che non tardarono a ricevere cospicue lodi, tanto che egli venne associato all’Arcadia romana all’età di soli diciannove anni. A partire dal 1693, Bernardoni cominciò a frequentare abbastanza assiduamente Bologna, città pontificia dove strinse legami con Giovan Gioseffo Orsi (1652-1733), Eustachio Manfredi (1674-1705), Pier Jacopo Martello (1665-1727) e altri ragguardevoli uomini di lettere e di scienza.
La grande passione del Vignolese per le belle donne, il gioco d’azzardo e la vita sfarzosa, insieme con la necessità di procurare il sostentamento ai due fratelli minori rimasti senza genitori, lo indusse a cercare con frenesia incarichi ben remunerati al seguito di uomini potenti. Al servizio di alcuni di loro, spesso nelle vesti di segretario, egli fece diversi soggiorni in città e centri minori dell’Italia e della Francia (anche a Parigi), scrivendo e pubblicando – nello stesso tempo – una raccolta di poesie e due tragedie. La sua crescente fama nel mondo letterario gli permise di diventare presto membro di alcune altre importanti Accademie della Penisola.
Una vera e propria svolta nella vita di Bernardoni ebbe luogo nel 1701, allorché egli ricevette la nomina a secondo poeta cesareo, vice di Donato Cupeda (1634-1705), presso la Corte imperiale di Vienna; il Vignolese occupò quella carica per quasi un lustro e, poi, fu di fatto primo poeta cesareo, pari grado di Silvio Stampiglia (1664-1725). Nel decennio inaugurale del XVIII secolo, il nostro personaggio stese senza sosta non solo poesie e tragedie, ma anche libretti d’opera (messi in musica da noti compositori dell’epoca). Di cospicua rilevanza sono soprattutto questi ultimi, poiché in molti di essi si scorgono precoci e interessanti tentativi di introdurre nuovi criteri stilistici allo scopo di superare le ormai esangui poetiche barocche, diffusissime al tempo nel teatro e nella lirica europei; le esemplari scorrevolezza e semplicità di non pochi di tali testi bernardoniani influenzarono diversi significativi poeti e autori di teatro della prima metà del Settecento.
Nel periodo viennese, il Nostro poté godere di due licenze, durante le quali egli soggiornò a Bologna: la prima volta, tra l’ottobre 1703 e il febbraio 1704, proprio nel momento in cui Orsi era colà da poco impegnato nella difesa della cultura italiana di fronte alle critiche mosse loro da certi ambienti intellettuali transalpini (in altri termini, stava esplodendo la cosiddetta “polemica Orsi-Bouhours”); la seconda volta, nei primi mesi del 1707, quando era ancora in corso la summenzionata querelle, e ciò condusse Bernardoni a prendere pubblicamente la parola a sostegno delle tesi dell’amico in una delle lettere apologetiche contenute all’interno di un volume collettivo al quale parteciparono anche Manfredi e Muratori.
Stanco di vivere e operare presso la Corte asburgica, nel 1710 il Vignolese ottenne di potersene congedare definitivamente, ma conservando il titolo e lo stipendio di poeta cesareo. Tornato in Italia, egli trascorse un breve periodo a Roma e poi prese dimora a Bologna, città dove contrasse matrimonio e quasi subito morì.

Nell’immagine sottostante, Giuseppe Guzzi (notizie tra il 1834 e il 1842), ritratto postumo di Pietro Antonio Bernardoni, incisione, a partire da un disegno fatto dal vivo. Fonte: Iconografia dei celebri vignolesi. Opera edita per cura di Francesco Selmi, Modena, A spese di Giuseppe Lupi librajo, 1839.






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21 gennaio 1957: morì a Vignola LUIGI BONDIOLI, architetto, scultore e pittore. Le sue spoglie riposano nel locale cimitero.

Luigi Bondioli nacque a Vignola il 28 maggio 1885. Diplomatosi in Scultura e in Architettura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, coltivò per tutta la vita queste due arti e, in più, la pittura.
Fu uno dei promotori delle celebrazioni per il Quarto Centenario Barozziano (1907).
A Vignola sono presenti alcune sue opere. Tra di esse, spiccano soprattutto: il Monumento ai Caduti (1922-1923), che dal 1949 è collocato nell’aiuola centrale del giardino della Villa Tosi Bellucci (dal 1916, Residenza Municipale); il Teatro Nuovo del Viale Umberto I (oggi Viale Giuseppe Mazzini), edificio inaugurato nel 1923 e del quale egli eseguì non solo il progetto architettonico, ma anche i grandi bassorilievi posti a destra e a sinistra della parte alta della facciata (il Teatro Nuovo prese poi le denominazioni successive di Cinema Teatro Impero e Cinema Bagnoli, e da oltre un quarto di secolo vanta destinazioni d’uso differenti da quelle originarie).
Molto legato al suo paese natale, Bondioli contribuì a fondarvi nel 1928 la Scuola Bottega Artigiana, che fu riconosciuta come sezione staccata dell’Istituto “Fermo Corni” di Modena e che conseguì lusinghieri risultati a livello nazionale; inoltre, in questa Scuola, egli tenne un corso di disegno applicato all’arte. A Vignola insegnò pure alla Scuola d’Avviamento al Lavoro, presso la quale ricoprì anche per diversi anni l’incarico di direttore.

Nell’immagine qui sotto, lastra funeraria di Luigi Bondioli (cimitero di Vignola).






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23 gennaio 1750: spirò a Modena LODOVICO ANTONIO MURATORI, sacerdote, erudito, storico, giurista, critico, bibliotecario, archivista e molto altro; fu uno degli uomini di cultura più famosi e influenti dell’Europa settecentesca. Venne sepolto nella locale chiesa di Santa Maria della Pomposa, della cui parrocchia era stato prevosto dal 1716 al 1733 e presso la cui casa canonica aveva abitato fino al giorno della morte. Nel 1774 le sue spoglie furono traslate nella chiesa di Sant’Agostino, sempre a Modena; nel 1922 esse tornarono alla Pomposa (riconsacrata fin dal 1794) e nel biennio 1928-1930, con inaugurazione nel 1931, il sepolcro del nostro personaggio diventò un vero e proprio monumento funebre su disegno dell’artista milanese Lodovico Pogliaghi (1857-1950).

Lodovico Antonio Muratori nacque a Vignola il 21 ottobre 1672 in una famiglia della media borghesia. Trasferitosi a Modena per frequentare le locali scuole gesuitiche (1685), egli continuò con profitto gli studi nell’Università della metropoli estense, finendo con il laurearsi in Filosofia nel 1692 e in utroque iure due anni più tardi. Nel 1695 fu ordinato sacerdote a Milano, città nella quale era appena giunto per diventare dottore della Biblioteca Ambrosiana, ufficio che poi ricoprì per un lustro. Nel mezzo secolo successivo, la vita di Muratori si dipanò quasi esclusivamente a Modena, ove egli rivestì le funzioni di bibliotecario e di archivista ducale, ed esercitò per oltre un quindicennio – come detto – la carica di prevosto della Pomposa (riconsacrata fin dal 1794).
Il nostro personaggio, dotato di robusto e multiforme ingegno, attese instancabilmente a studi vasti e approfonditi che misero capo a molte importanti iniziative editoriali: le sue opere di cospicuo rilievo non si contano e alcune di esse divennero autentici capisaldi in diversi ambiti del sapere. La sterminata e magistrale produzione libraria di Muratori riguarda in buona parte la storiografia medievale, amplissimo campo in cui egli spicca a tutt’oggi come una somma autorità a livello internazionale.
Il Vignolese intrattenne carteggi con centinaia di figure più o meno illustri dell’Europa del tempo. Una porzione significativa del suo colossale epistolario è giunta fino a noi.

Nell’immagine sottostante, tomba monumentale di Muratori in Santa Maria della Pomposa, opera concepita da Lodovico Pogliaghi e inaugurata nel 1931.








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25 gennaio 1401 (calendario giuliano): Nicolò III d’Este (1383-1441), dal 1393 marchese di Ferrara, dopo aver consolidato negli ultimi due anni il proprio dominio su Vignola, la donò al nobiluomo ferrarese UGUCCIONE I CONTRARI (1379?-1448), in seguito conosciuto anche sotto il nome di Uguccione il Magnifico, che ne diventò signore.

Ebbe di fatto inizio in questo modo la giurisdizione feudale dei Contrari sul castello e sul territorio di Vignola, destinata a durare fino al 1575. Sennonché, l’investitura vera e propria fu concessa ufficialmente solo il 9 settembre 1453 (calendario giuliano) da Borso d’Este (1413-1471), da tre anni duca di Ferrara, Modena e Reggio, agli eredi legittimi di Uguccione I (in quanto figli della sua seconda moglie, Camilla Pio), ossia Nicolò (ante 1442 - 1477) e Ambrogio (1443/1447-1493); tramite tale atto, Vignola (insieme con i territori in quel periodo a lei sottoposti, vale a dire il castello di Montebonello, la podesteria di Monfestino e la podesteria di Savignano, comprendente la stessa Savignano, Monteorsello, Monteombraro e Montecorone) venne resa a tutti gli effetti contea. Almeno dalla seconda metà del Duecento, in ogni caso, esisteva a Vignola una comunità amministrata da un Consiglio e dall’Arengo (assemblea della cittadinanza), ordinamento che sopravvisse con qualche piccola variazione fino al 1796.

Nell’immagine sottostante, stemma sullo scudo da torneo, l’elmo e il cimiero di Uguccione I Contrari, affrescati nelle vele del soffitto della Sala delle Colombe della rocca di Vignola. Fonte: google.com









27 gennaio 1883: nacque a Barbiano di Cotignola (nel Ravennate) NÈTTORE NERI, magistrato e poeta.

Nèttore Neri entrò in Magistratura nel 1920 e fu pretore di Vignola dal 1924 al 1953, anno nel quale egli venne giubilato. Anche in tarda età, questo personaggio continuò ad abitare nella cittadina modenese.
Uomo di profonda cultura, Neri si fece apprezzare nelle cerchie intellettuali italiane come valente poeta in dialetto romagnolo e fu in contatto con alcuni importanti letterati, artisti, musicisti e studiosi della Penisola. I suoi versi attirarono e attirano tuttora l’attenzione anche di studiosi e di poeti del calibro di Aldo Spallicci (1886-1973), Antonio Baldini (1889-1962), Giacinto Spagnoletti (1920-2003), Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Roberto Roversi (1923-2012), Cesare Vivaldi (1925-1999) e Giuseppe Bellosi (n. 1954).
Neri morì a Vignola il 24 giugno 1970 (in alcune sedi, viene erroneamente indicato il giorno successivo). Le ceneri riposano nel locale camposanto, all’interno della cappella di famiglia.
Era il padre di Attilio Neri (1921-2009), figura di primissimo piano nella società vignolese della seconda metà del Novecento e del principio degli anni Duemila.

Nell’immagine sottostante, ritratto fotografico di Nèttore Neri proveniente dalla sua raccolta poetica Arsoj. Biöjch rumagnoli cun dò parol d’Spaldo [Rimasuglio. Bioccoli romagnoli con due parole di Spaldo], Vignòla, Stamparéja A. Monti d’E. Fabbri, 1939; è una tavola fuori testo, collocata subito prima di un breve scritto senza titolo di Aldo Spallicci, da considerarsi l’introduzione all’opera (pp. [I]-III). «Spaldo» era un soprannome dello stesso Spallicci.



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30 gennaio 1886: nacque a Modena LUIGI GAZZOTTI, compositore musicale.

Figlio dell’influente avvocato Emilio (1860-1922), che nel 1906-1907 fu sindaco di Vignola, e di Giovanna Gibellini (1858-1945), Luigi Gazzotti conseguì nel 1913 il diploma in Composizione presso il Liceo Musicale “Gioachino Rossini” di Bologna sotto la guida dell’illustre Luigi Torchi (1858-1920). Nel corso della carriera, durata appena un decennio, il nostro personaggio si distinse come autore elegante, originale e prolifico nei campi della musica sacra, della musica sinfonica e della musica popolare; grande interesse, poi, mostrò nei riguardi del teatro d’opera. Tra i librettisti che collaborarono con lui, va ricordato almeno Clemente Coen (1878-1962), significativo intellettuale di fede cattolica nato a Finale Emilia (MO) da una famiglia ebrea.
Il compositore trascorse buona parte della sua breve esistenza a Vignola, abitando nella storica Villa Galvani. L’annesso giardino pensile ospitava un “teatro verde” dove erano proposte – per un pubblico scelto – diverse opere musicali, alcune del medesimo Gazzotti.
Il nostro personaggio morì a Vignola il 13 gennaio 1923 e venne sepolto nel camposanto cittadino. Pochi mesi più tardi, fu fondata a Modena una corale che prese il suo nome e che è tuttora pienamente attiva.

Nell’immagine qui sotto, il compositore intorno ai venticinque anni. Questa fotografia è tratta da Pierluigi Albertini, Luigi Gazzotti (1886-1923). La vita, in AA.VV., Luigi Gazzotti un musicista… ritrovato. 1886-1923. 90° anniversario della morte, Centro Studi Vignola, Savignano sul Panaro (MO), Tipolitografia F.G., 2013, pp. 8-10: 8.







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