CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



LUGLIO




6 luglio 1611: morì nella villa di Contrapò, presso Ferrara, monsignor GIOVANNI FONTANA. Le sue spoglie riposano a Ferrara, all’interno della cattedrale di San Giorgio Martire, per un secolo nella tomba che egli si era fatto preparare nel 1608 e poi – a seguito della ristrutturazione della chiesa – nel sepolcro riservato ai vescovi.

Da sempre, l’opinione prevalente vuole Giovanni Fontana venuto al mondo nel 1537 a Vignola, in un edificio che dà sull’odierna Piazza Boncompagni; negli ultimi anni, tuttavia, è stata avanzata come più probabile l’ipotesi di una nascita verificatasi a Gaggio Montano (attualmente Comune della Città Metropolitana di Bologna).
Questo personaggio rappresentò la perfetta incarnazione dell’ideale del pastore tridentino. Discepolo e uomo di fiducia del cardinale Carlo Borromeo (1538-1584), che lo nominò quale uno dei curatori dell’esecuzione delle disposizioni contenute nel suo testamento, Fontana osservò gli insegnamenti del maestro e ne proseguì l’azione dopo la scomparsa. Egli svolse incarichi ecclesiastici di grande responsabilità: dapprima destinato a Nonantola (MO) con l’ufficio di vicario, venne poi chiamato a Milano come custode dei diritti della Chiesa e vicario per l’attuazione dei Decreti disciplinari del Concilio di Trento; infine, dal 1590 alla morte, fu vescovo di Ferrara. All’interno della sua Diocesi, Fontana attuò i Decreti tridentini, portò avanti con decisione il processo di riforma del clero, dispose l’ammodernamento degli edifici ecclesiastici, si recò spesso in visita alle parrocchie e prese provvedimenti a favore dei bisognosi, anche concedendo loro aiuti. Si allontanò dal Ferrarese e dai propri impegni episcopali soltanto in occasione del Giubileo del 1600.
Nel 1597 Fontana non esitò a lanciare la scomunica contro Cesare d’Este (1562-1628), aspirante a Ferrara dopo la devoluzione di questa alla Chiesa a seguito della morte del duca Alfonso II (1533-1597), del cui sostegno il Vescovo aveva goduto.

Nell’immagine sottostante, ritratto postumo di Fontana, incisione di Barthélemy Fenis (attivo fino al 1669). Quest’opera grafica è contenuta in Catalogo de Vescovi Modonesi, e racconti dell’attioni loro nel reggere varie Chiese dentro, e fuori dell’Italia con molte figure di quelli cauate da suoi Ritratti naturali: Opera di D. Lodovico Vedriani da Modona, dedicata all’Illustrissimo, e Reuerendissimo Sig. Conte Ettorre Molza vescovo di detta Città, In Modona, Per Bartolomeo Soliani Stampator Duc., 1669, p. 143. Fonte: google.com





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7 luglio 1573 (calendario giuliano): morì a Roma GIACOMO – ma, già nel corso della vita, chiamato alternativamente Iacomo o JacopoBAROZZI, detto il Vignola, uno degli architetti più insigni e apprezzati del tardo Rinascimento italiano, notissimo e influentissimo anche come teorico e trattatista dell’architettura. Ebbe esequie solenni e ad accompagnare la salma al Pantheon per l’inumazione furono tutti gli artisti della città; al giorno d’oggi, è assente l’indicazione del punto esatto della sepoltura.

Nato a Vignola il 1° ottobre 1507 (calendario giuliano), Giacomo Barozzi si trasferì durante l’infanzia (o, al più tardi, nella primissima adolescenza) a Bologna per ricevere un’approfondita formazione nei campi della prospettiva, della pittura e, in un secondo tempo, anche dell’architettura. Negli anni Trenta, a Roma, fu attivo come pittore e studiò i monumenti antichi.
Tra il 1541 e il 1543, soggiornò in Francia, lavorando presso la reggia di Fontainebleau, dove curò il getto di copie di bronzo di calchi di statue della collezione vaticana.
Tornato a Bologna, il Vignola ebbe un ruolo di primo piano sia nei progetti di completamento della facciata della basilica di San Petronio (progetti che non vennero realizzati) sia nei lavori per il ponte sul Samoggia e per il canale Navile. A Roma, i Farnese lo vollero come proprio architetto di famiglia (1550) ed egli fu scelto come architetto capo del cantiere della basilica di San Pietro (1567).
Tra i numerosi impegni che contraddistinsero il culmine della carriera professionale del Vignola, ci limitiamo qui a ricordare: a Roma, i disegni di porzioni del complesso architettonico di Villa Giulia, dell’interno della chiesa del Gesù, del tempietto di Sant’Andrea sulla Via Flaminia e di Sant’Anna dei Palafrenieri in Vaticano; vicino a Viterbo, i progetti del Palazzo Farnese a Caprarola (partendo da un preesistente fortilizio) e di risistemazione di settori e edifici del borgo cittadino, nonché il progetto di un blocco del Palazzo Farnese a Làtera; a Rieti, almeno il Palazzo del Seminario e la chiesa di Sant’Antonio Abate recano sostanziose tracce della sua mano; sempre in Lazio, e per la precisione nei pressi del Monte Soratte, ideò la chiesa di San Lorenzo Martire a Sant’Oreste; a Norcia, nel Perugino, concepì la Castellina; a Piacenza, ridisegnò il Palazzo Farnese, che non venne poi completato; a Bologna, ideò la nuova facciata del Portico dei Banchi.
Nella città natale, è molto probabile che Barozzi abbia avuto un ruolo non secondario nella progettazione del Palazzo Contrari (iniziato nel 1560) e della scala elicoidale autoportante costruita al suo interno.
Il nostro personaggio si procurò fama di esemplare trattatista a livello internazionale grazie ai seguenti libri: Regola delli cinque ordini d’Architettura (1562), ove viene delineato il concetto di ordine architettonico; Le due Regole della Prospettiva pratica (1583, postumo). Nel corso del tempo, entrambe le opere vennero ristampate diverse volte e la Regola ebbe anche parecchie edizioni in lingua straniera.

Nell’immagine sottostante, facciata del celebre Palazzo Farnese a Caprarola (VT), grandioso ed elegante edificio pentagonale il cui cantiere fu diretto dal Vignola tra il 1559 e il 1564. Fonte: google.com







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8 luglio 1898: nacque a Spilamberto (MO), in località Confine, lo scultore IVO SOLI.

Venuto alla luce da genitori di umili condizioni, Ivo Soli mostrò una precoce quanto impetuosa vocazione artistica. Dopo essere stato apprendista da un fabbro maniscalco di Vignola, paese dove si trasferì da bambino con i familiari e al quale rimase sempre legatissimo, la locale Municipalità e un benefattore gli consentirono di frequentare, a Modena, il Regio Istituto di Belle Arti. Soli fu però costretto a interrompere gli studi nel 1917, quando venne chiamato alle armi, in zona di guerra, nel Terzo Reggimento Genio Telegrafico; l’anno successivo, lo scoppio di una mina gli procurò ferite alla testa.
Dopo la conclusione del Primo Conflitto Mondiale, il nostro personaggio riprese a frequentare il Regio Istituto di Belle Arti e, nel 1921, vi conseguì la licenza del corso speciale di Scultura. Lasciata la propria terra per Milano, egli cominciò ben presto a farsi conoscere in tutt’Italia come scultore valente e, poco più che trentenne, fu nominato professore di Plastica e Composizione alla Scuola Superiore degli Artefici presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nello stesso momento, Soli diede avvio a una meno nota – ma senz’altro di un certo rilievo qualitativo – carriera di pittore.
Il nostro personaggio partecipò a numerose mostre, rassegne ed esposizioni nazionali e internazionali, ricevendo parecchi premi e riconoscimenti. È possibile ammirare sue opere in diverse località italiane (inclusa Vignola).
Non di rado Soli tornava per qualche tempo nell’amata Emilia, dove dimoravano ancora i parenti e dove aveva conservato molte amicizie. In quelle occasioni, egli seguitava a scolpire e modellare nel suo laboratorio vignolese di Via Alessandro Plessi (a breve distanza da quello che, dal 1934 al 1991, fu il Mercato Ortofrutticolo Coperto), il quale – a un certo punto – cominciò a essere utilizzato continuativamente dal nipote Cesare Soli (1926-2010), professore di Disegno alle Scuole Medie e anche lui artista, che abitava nel Comune.
In tarda età, lasciata definitivamente Milano, il nostro personaggio prese la residenza a Vignola. Presso la sua abitazione di Via Posterla (in Castelvecchio, nel centro storico cittadino), egli allestì un piccolo laboratorio che lo vide con solerzia all’opera ancora per alcuni anni.
Il 10 dicembre 1976 Soli si spense a Vignola. La sua tomba è nel locale cimitero.

Nell’immagine sottostante, una delle sculture di Ivo Soli presenti a Vignola, la Fanciulla accovacciata, opera eseguita tra il 1945 e il 1948. Dal 1994 è collocata a poca distanza dalla porta di ingresso della casa natale di Lodovico Antonio Muratori (1672-1750), in Via Selmi.







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23 luglio 1710: nacque a Vignola GIUSEPPE ANTONIO – talora semplicemente GiuseppePLESSI, medico, farmacista, erudito, poeta e amministratore locale.

Purtroppo sono giunti fino a noi solo pochi dati precisi su Giuseppe Antonio Plessi. Tra le informazioni disponibili, si sa che ai suoi tempi egli godette di una certa rinomanza nel panorama letterario e scientifico italiano soprattutto per alcune pubblicazioni (in prosa, di natura medica, e in verso), che risultò ascritto a svariate Accademie della Penisola, che morì nel paese natale – dove era stato a lungo sindaco, farmacista e medico – l’8 maggio 1775 e che venne sepolto nella stessa località, all’interno della chiesa dei Cappuccini ora non più esistente. Fu il trisnonno di Alessandro Plessi (1824-1907).

Nell’immagine sottostante, incipit della dedicatoria in versi, dal titolo A Sua Eccellenza il signor don Antonio Boncompagni Ludovisi [...], scritta da Giuseppe Antonio Plessi e collocata alle pp. 3-8 di Consulti medici. Con l’aggiunta di alcune lettere del dottor Morando Morando [in realtà: Morando Morandi] [...], In Venezia, Presso Giambatista Pasquali, 1759 (alle pp. 7-8, alcuni versi e una nota a piè di pagina sono dedicati a Vignola e, soprattutto, ai suoi illustri figli Giacomo Barozzi [1507-1573] e Lodovico Antonio Muratori [1672-1750]). Fonte: google.com







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23 luglio 1828: nacque a Vignola GIOVANNI RODOLFI, sacerdote, bibliotecario, erudito e amministratore pubblico.

Nel 1848 Giovanni Rodolfi diventò Cappuccino. Di notorie idee patriottiche, gli venne presto impedito di predicare. Nel 1866 egli si vide costretto a lasciare il suo Ordine per la chiusura delle Corporazioni religiose disposta dal Regno d’Italia; da allora, il nostro personaggio vestì sempre da prete.
A Vignola, dagli anni Sessanta, don Rodolfi svolse con zelo numerosi incarichi pubblici e non tardò a segnalarsi come una delle figure di maggior rilievo in seno alla comunità. Fra l’altro, egli fu: insegnante all’Istituto Ginnasio Comunale Libero; il primo vicedirettore (ma di fatto direttore) della Biblioteca Comunale; il principale organizzatore e il cronista delle manifestazioni che la cittadinanza vignolese dedicò a Lodovico Antonio Muratori (1672-1750), in qualità di segretario del Comitato direttivo delle celebrazioni dell’anniversario bisecolare della sua nascita; il cofondatore e il primo direttore della Cassa di Risparmio; il primo segretario della Società di Storia Patria e d’Arti Belle; consigliere e assessore del Comune; il cassiere dell’Asilo Infantile; osservatore presso il Gabinetto Meteorologico.
Il nostro personaggio morì nel paese natale il 28 novembre 1896.

Nell’immagine sottostante, lapide che ricorda don Rodolfi e la sua attività a favore della Biblioteca Comunale (oggi, Municipio di Vignola, primo piano; un tempo, Biblioteca Comunale).





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27 luglio 1712: si spense a Vignola DOMENICO BELLOI (o Belloj), notaio e storico. Fu sepolto nell’antica chiesa dei Cappuccini esistente allora da dieci anni in paese e intitolata all’Immacolata Concezione; i suoi resti mortali andarono poi dispersi.

Domenico Belloi, figlio di Pietro – o PierErcole (1634-1702), nacque a Vignola il 6 marzo 1660. Laureatosi in utroque iure presso l’Università di Bologna (1681), assunse la carica di protonotario apostolico a Roma (1683-1684), quindi venne nominato podestà di Monfestino e poi podestà di Corniglio (all’epoca, il primo borgo faceva parte del Marchesato di Vignola, mentre il secondo del Ducato di Parma). Tornato stabilmente nel luogo natale, vi intraprese l’attività di notaio e, nel 1689, sposò Anna Maria Vallicelli (1668-1710), avendone nove figli, dei quali tuttavia solo sei giunsero alla maggiore età. A Vignola, da allora, la sua esistenza fu più volte tormentata da acuti dissapori e incomprensioni sorti in seno alla comunità cittadina.
Godette dell’amicizia di alcuni letterati di primo piano operanti al tempo nel Ducato di Modena, compresi Giacomo – detto JacopoCantelli (1643-1695) e, negli ultimi anni di vita, Lodovico Antonio Muratori (1672-1750).
All’inizio del nuovo secolo, Belloi attese alla preparazione di De Vineolae moderniori statu chronica enarratio, di De familiis nobilioribus Vineolae e di Institutiones rite ac recte vivendi, lasciandoli manoscritti. La più significativa di queste tre opere è la prima, che costituisce una ricca e interessante esposizione delle vicende storiche di Vignola e del suo territorio; ne curò l’edizione a stampa Alessandro Plessi (1824-1907) nell’ambito delle celebrazioni organizzate nel 1872 per festeggiare i duecento anni dalla nascita di Muratori.
Rimasto vedovo, il nostro personaggio ottenne l’ordinazione sacerdotale pochi mesi prima di morire.

Nell’immagine qui sotto, frontespizio della prima edizione (postuma) dell’opera più importante e nota di Domenico Belloi, il De Vineolae moderniori statu chronica enarratio (iniziata nel 1704 e conclusa nel 1706).






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