CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



FEBBRAIO




7 febbraio 1921: nacque a San Secondo Parmense ATTILIO NERI, medico pediatra, amministratore pubblico, cultore di storia locale e dei dialetti.

Questo personaggio apparteneva a una famiglia ravennate-bolognese che si trasferì a Vignola quando egli aveva appena tre anni perché suo padre, Nèttore Neri (1883-1970), era stato nominato pretore di quel paese. Da allora, Attilio Neri visse sempre a Vignola, dove morì il 30 agosto 2009; fu sepolto presso il locale cimitero, nella cappella funeraria di famiglia.
Il nostro personaggio svolse per decenni la carriera professionale di medico pediatra presso l’ospedale di Vignola, ma in precedenza esercitò incarichi politico-amministrativi (di quel Comune fu, fra l’altro, sindaco dal 1951 al 1954). In campo sportivo, ebbe ruoli dirigenziali (per esempio, tenne la presidenza della squadra calcistica dell’Unione Sportiva Vignolese durante la stagione 1959/1960). Si distinse nelle ricerche inerenti alle tradizioni e alla storia vignolesi, nonché negli studi sulla lessicografia dialettale, e mandò alle stampe diversi libri concernenti questi ambiti (incluso un importantissimo e fortunato Vocabolario del dialetto modenese: I ed., 1973; II ed., 1981).
Di notevole rilevanza è l’imponente collezione di fotografie e di cartoline raccolte da Neri, numerose delle quali immortalano Vignola, il suo territorio e i suoi abitanti lungo più di un secolo a partire dalla fine dell’Ottocento; il Fondo fotografico Attilio Neri è di proprietà dal 2002 del Comune di Vignola (la sua custodia fu subito affidata alla Biblioteca Comunale “Francesco Selmi”) e risulta interamente digitalizzato. Parecchie di queste immagini sono state riprodotte in miriadi di pubblicazioni uscite negli ultimi decenni, e hanno trovato più volte spazio in mostre allestite non solo nel Modenese.

Nell’immagine che segue, sopraccoperta (sulla prima di copertina) della prima edizione del Vocabolario del dialetto modenese con voci, frasi, modi di dire, proverbi e repertorio italiano-modenese (Sala Bolognese [BO], Arnaldo Forni Editore, 1973). Fonte: Biblioteca Comunale “Francesco Selmi” di Vignola.






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12 febbraio 1615: giorno in cui probabilmente morì a Modena GIULIO TASSONI, filosofo e medico. Se la data è quella corretta, la salma venne inumata nella locale chiesa di Sant’Agostino.

Di Giulio Tassoni si sa molto poco. Nacque a Vignola in data sconosciuta e si laureò nel 1587 in Filosofia all’Università di Bologna, presso la quale l’anno seguente iniziò a insegnare Logica, passando nel 1591 alla cattedra di Filosofia; nella città petroniana, figurò tra gli animatori di due Accademie, quella dei Concordi e quella dei Perseveranti. Per un certo periodo, fu medico nel paese natale.
Durante la vita, Tassoni godette di una qualche notorietà in seno alle cerchie intellettuali italiane soprattutto grazie al suo breve libro Microcosmographia, seu parui mundi Breuis descriptio iuxta tres scientias Philosophiam, Medicinam, & Sacram Theologiam (1588).

Nell’immagine qui sotto, frontespizio della Microcosmographia (1588) di Giulio Tassoni. Fonte: google.com






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19 febbraio 1783: morì a Reggio Emilia (all’epoca, chiamata – alternativamente – Reggio di Modena o Reggio di Lombardia) AGOSTINO PARADISI IL GIOVANE, poeta, saggista, traduttore, drammaturgo, storico ed economista. Fu sepolto nella locale chiesa di San Domenico.

Nato nella rocca di Vignola il 26 aprile 1736, Agostino Paradisi il Giovane trascorse la maggior parte della propria vita a Reggio Emilia, a Roma e a Modena.
Fu riconosciuto ancora giovanissimo come uno dei più valenti poeti italiani del suo tempo. Collaborò in maniera significativa alla riforma del teatro nazionale, compose una tragedia che venne rappresentata per la prima volta nel 1764 e che ebbe a lungo un lusinghiero successo di pubblico (Gli Epitidi), tradusse in endecasillabi sciolti italiani alcune celebri tragedie francesi del Sei-Settecento e contribuì a farle mettere in scena, si dedicò con profitto agli studi storici, dal 1772 al 1780 fu titolare dell’appena fondata cattedra di Economia Civile presso l’Ateneo di Modena e dal 1778 al 1780, nella stessa Università, impartì anche il nuovo insegnamento di Storia Civile.
Per tutta la vita, il suo profondo sentimento della grandezza e delle potenzialità della Penisola lo stimolò a difendere la lingua e il patrimonio letterario italiano di fronte agli attacchi che da tempo molti intellettuali (anche non stranieri) indirizzavano ad ambedue. In quel periodo, si stava formando nel nostro Paese il senso di appartenenza e d’identità nazionali, specie sul piano della cultura.
All’Ateneo della capitale estense, Paradisi pronunciò due famose prolusioni (1772 e 1775), le quali furono subito stampate: la prima, dal titolo Nel solenne aprimento della Università di Modena felicemente ristaurata, ed ampliata da S.A.S. Francesco III, duca di Modena, Reggio, Mirandola ec. ec., circolò anche in traduzione francese e viene tuttora riconosciuta come uno dei manifesti italiani del movimento illuminista; la seconda, Elogio del principe Raimondo Montecuccoli, è uno dei più bei saggi di prosa aulica italiana apparsi nell’intero Settecento.
In campo poetico e teatrale, il nostro personaggio veniva consultato regolarmente da parecchi autori di tutte le levature. In materia economica, fu un ascoltato consigliere del duca di Modena Francesco III d’Este.
Paradisi è noto anche per essere stato uno dei principali ammiratori della Commedia dantesca attivi nel XVIII secolo, un periodo in cui il dominante clima culturale razionalista portava spesso i letterati italiani e stranieri a indirizzare a quel poema dure critiche.

Nell’immagine sottostante, busto di Agostino Paradisi il Giovane (1780), attribuito allo scultore romano Bartolomeo Cavaceppi (1716 ca. - 1799); collezione privata. Fonte: google.com







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22 febbraio 1643: a Monteorsello (oggi Monteorsello di Guiglia), fu battezzato GIACOMO – detto JacopoCANTELLI, geografo, cartografo e bibliotecario. Appartenendo all’epoca tale borgo collinare al Marchesato di Vignola e avendo con ogni probabilità egli abitato a Vignola da bambino e da adolescente, il Nostro aggiunse non di rado al proprio nome espressioni quali «Vignolese», «da Vignola» o «Vineolensis».

Dopo avere studiato a Bologna (1663-1669), Giacomo Cantelli visse e operò per molti anni in quella città, anche se di tanto in tanto trascorse periodi altrove (Venezia, Parigi, Roma ecc.). Nel 1686 prese dimora stabile a Modena, dove fu geografo presso la Corte estense e (almeno dal 1689) anche bibliotecario della «Ducal Libraria».
La fama del nostro personaggio valicò le Alpi a partire dal 1679, anno in cui iniziarono a uscire sue carte geografiche dallo stampatore romano Giovanni Giacomo de Rossi (1627-1691), che al tempo era impegnato nella pubblicazione della prestigiosa raccolta di carte dal titolo Mercurio Geografico.
Cantelli fu amico di insigni uomini di cultura operanti nelle principali città italiane e a Parigi. Inoltre, egli ebbe buoni rapporti anche con quattro importanti Vignolesi: Pietro Ercole Belloi (1634-1702) e il figlio Domenico (1660-1712), e i giovanissimi Pietro Antonio Bernardoni (1672-1714) e Lodovico Antonio Muratori (1672-1750).
Il nostro personaggio morì a Modena il 30 novembre 1695 e fu sepolto nella locale chiesa di San Pietro Apostolo.

Nell’immagine sottostante, Caterina Piotti Pìrola (1800-1842?), ritratto postumo di Giacomo Cantelli, incisione.
Fonte: Iconografia dei celebri vignolesi. Opera edita per cura di Francesco Selmi, Modena, A spese di Giuseppe Lupi librajo, 1839. Il piccolo libro in oggetto è una pubblicazione periodica di natura collettiva costituita di sette dispense singole (le quali presentano in alcuni casi note tipografiche parzialmente diverse da quelle che si trovano nel volumetto rilegato, ad esempio «Presso il libraio Giuseppe Luppi»; quest’ultimo, peraltro, risulta il nome corretto del libraio modenese), così intitolate: Jacopo Cantelli, Lodovico Antonio Muratori, Jacopo Barozzi da Vignola, Pietro Antonio Bernardoni, Agostino Paradisi, Giuseppe Soli, Veronica Cantelli Tagliazucchi. L’incisione della Piotti Pìrola apre la dispensa su Cantelli, il cui testo scritto è firmato in calce Nicolò Cesare Garoni.






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23 febbraio 1887: nacque a Vignola UGO ROLI, educatore, scrittore, poeta, studioso di storia (anche locale), avvocato, funzionario pubblico ed enigmografo.

Ugo Roli iniziò la sua carriera lavorativa come maestro elementare. In seguito, svolse la professione forense a Vignola e a Modena. Fu anche commissario prefettizio nel paese natale. Si fece notare a livello italiano come enigmografo (con lo pseudonimo di «Fiordaliso») e come autore di libri scolastici per le Elementari.
Roli partecipò alla Prima Guerra Mondiale in qualità di ufficiale di Stato Maggiore e fece numerose esperienze in prima linea. Nel corso del conflitto, vergò interessanti lettere (edite nel 1933) e venne decorato – fra l’altro – con la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Nel 1919 questo personaggio fu uno dei fondatori del Circolo Amicizia di Vignola, sodalizio ricreativo che trovò sede all’interno di quello che all’epoca veniva denominato Palazzo Boncompagni (o – a essere più esatti – Palazzo Boncompagni Ludovisi, edificio oggigiorno noto – alternativamente – come Palazzo Contrari Boncompagni oppure come – con espressione impropria – Palazzo Barozzi). Ne diventò il primo presidente.
In vita, non solo nel suo paese natale, Roli era apprezzato soprattutto come solerte cultore di memorie patrie, attento studioso di storia locale e provetto verseggiatore. La sua fama di valente e ingegnoso poeta in dialetto resiste ancora oggi.
Il nostro personaggio morì a Vignola il 25 giugno 1959 e fu sepolto nel camposanto cittadino.

Nell’immagine qui sotto, prima di copertina di Ugo Roli (Fiordaliso), Faléster dl’Inféren (immagini dantesche nella fantasia popolare). Poesie in dialetto modenese, presentazione di Filippo Fichera, Modena, Dante Cavallotti, 1951; la prima di copertina e i disegni sono di Mario Molinari, mentre l’autore delle xilografie è Benito Boccolari. Si tenga presente che «Faléster» in vernacolo sta per l’italiano “faville”, che nell’opera sono contenuti anche versi in italiano e che in questa prima di copertina si usa la forma «d’ l’Inféren». Fonte: collezione privata.





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