CELEBRI VIGNOLESI


Indice dei mesi



OTTOBRE




1° ottobre 1507 (calendario giuliano): nacque a Vignola GIACOMO (detto alternativamente, già nel corso della vita, Jacopo o Iacomo) BAROZZI, conosciuto pure come il Vignola, uno degli architetti e dei trattatisti d’arte più illustri e influenti dell’intero XVI secolo.

Figlio dell’artigiano Bartolomeo, Giacomo Barozzi verso la metà degli anni Dieci (o poco dopo) si stabilì a Bologna per compiere studi di prospettiva, di pittura e, in seguito, anche di architettura. Prolungò la sua permanenza in quella città, dove si fece notare per l’abilità artistica. Nella seconda metà degli anni Trenta, soggiornò a Roma e lì fu attivo come pittore, ma non trascurò di studiare i monumenti antichi.
Tra il 1541 e il 1543, Barozzi lavorò presso la reggia di Fontainebleau, occupandosi del getto di copie di bronzo di calchi di statue della collezione vaticana.
Tornato a Bologna, il nostro personaggio ebbe l’ufficio di architetto capo della basilica di San Petronio e venne coinvolto nei progetti di completamento della facciata di quella chiesa (soluzioni che rimasero sulla carta). Nella seconda metà degli anni Quaranta, ancora attivo nella città felsinea, egli fu chiamato in causa dal governo papale come ingegnere civile: firmò due progetti, uno per la ricostruzione di un ponte distrutto sul fiume Samoggia, lungo la Via Emilia, e l’altro per il rifacimento del canale Navile.
Nel 1550, a Roma, diventò l’architetto della potentissima famiglia Farnese; nel 1567, invece, assunse il prestigioso incarico di architetto capo della basilica di San Pietro in Vaticano.
Tra le opere che caratterizzarono il culmine della sua carriera professionale, vanno ricordati in particolar modo: a Roma, i disegni di porzioni del complesso architettonico di Villa Giulia, dell’interno della chiesa del Gesù, del tempietto di Sant’Andrea sulla Via Flaminia e di Sant’Anna dei Palafrenieri in Vaticano; vicino a Viterbo, i progetti del Palazzo Farnese a Caprarola (partendo da un preesistente fortilizio) e di risistemazione di settori e edifici del borgo cittadino, nonché il progetto di un blocco del Palazzo Farnese a Làtera; a Rieti, almeno il Palazzo del Seminario e la chiesa di Sant’Antonio Abate recano sostanziose tracce della sua mano; sempre in Lazio, e per la precisione nei pressi del Monte Soratte, ideò la chiesa di San Lorenzo Martire a Sant’Oreste; a Norcia, nel Perugino, concepì la Castellina; a Piacenza, ridisegnò il Palazzo Farnese, che non venne poi completato; a Bologna, ideò la nuova facciata del Portico dei Banchi.
Inoltre, Barozzi potrebbe avere contribuito alla progettazione del Palazzo Contrari a Vignola (iniziato nel 1560) e della scala elicoidale autoportante costruita al suo interno.
L’illustre personaggio è passato alla storia anche come insigne trattatista grazie ai seguenti libri: Regola delli cinque ordini d’Architettura (1562), ove viene delineato il concetto di ordine architettonico; Le due Regole della Prospettiva pratica (1583, postumo).
Barozzi morì a Roma il 7 luglio 1573 (calendario giuliano) Il feretro venne accompagnato al Pantheon dagli artisti della città per la tumulazione; ai nostri giorni non è più noto il punto esatto della sepoltura.

Nell’immagine sottostante, frontespizio di Le due Regole della Prospettiva pratica di M. Iacomo Barozzi da Vignola. Con i comentarij del R.P.M. Egnatio Danti dell’ordine de Predicatori Matematico dello Studio di Bologna. All’ill. et ecell. Sig. Iacomo Buoncompagni Duca di Sora et d’Arce Signor d’Arpino Marchese di Vignola Cap. Gen. degl’huomini d’arme del Re Catt. nello stato di Milano et Gouernatore Generale di Santa Chiesa, In Roma, Per Francesco Zannetti, 1583. Fonte: google.com




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6 ottobre 1907: ALESSANDRO PLESSI, amministratore locale e studioso, morì a Zenzano – territorio che includeva le attuali Frazioni di Formica e, in larga misura, di Garofano – di Savignano sul Panaro (MO). Fu inumato nel camposanto di Vignola.

Di famiglia agiata, Alessandro Plessi venne alla luce a Modena il 30 marzo 1824 e si dimostrò sempre legatissimo a Vignola, dove visse buona parte dell’esistenza. Ne fu sindaco a più riprese (1860-1865, 1868-1891, 1902-1905), per un totale di trent’anni. Sovente in collaborazione con Giovanni Rodolfi (1828-1896), Francesco Selmi (1817-1881), Luca Antonio Tosi (1811-1876) e diversi altri benemeriti e determinati concittadini, egli diede impulso alla nascita di enti, associazioni, spazi e infrastrutture a favore dell’intera comunità, e contribuì a organizzare le celebrazioni per il secondo centenario della nascita di Lodovico Antonio Muratori (1672-1750).
Il Nostro pubblicò il libro Istorie vignolesi narrate a’ suoi figli da Alessandro Plessi (Vignola, Tipografia di Antonio Monti, s.d. [ma: 1885]) e l’opuscolo Per la festa centenaria di Lodovico Antonio Muratori, lettera al ch. prof. cav. Francesco Selmi intorno al dott. Giuseppe Antonio Plessi vignolese (Modena, Tipografia di Carlo Vincenzi, 1872). Inoltre, egli curò la prima edizione a stampa di De Vineolae moderniori statu chronica enarratio (Bononiae, Apud Nicolaum Zanichelli […], 1872), manoscritto di Domenico Belloi (1660-1712).

Nell’immagine sottostante, cappella funebre di Plessi, cimitero di Vignola. Il busto fu eseguito da Giuseppe Graziosi (1879-1942), mentre l’iscrizione venne dettata da Tommaso Casini (1859-1917).








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18 ottobre 1952: è nato a Vignola DOMENICO (detto Pippo) SIMONINI, pittore e incisore.

Formatosi presso l’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” di Modena e l’Accademia di Belle Arti di Bologna, Domenico Simonini ha cominciato a farsi conoscere come pittore figurativo nel mondo artistico internazionale con alcune mostre personali allestite in varie città italiane ed europee dal 1978 al 1982. Negli anni Ottanta, egli ha lavorato in special modo fra Milano e Montesegale (PV). Successivamente, una volta consolidata e accresciuta la propria fama tanto in campo pittorico quanto in campo grafico, Simonini ha deciso di trasferirsi a Parigi (Montparnasse), dove è rimasto per tre operosissimi lustri, non mancando tuttavia di tornare in più occasioni in Italia; durante quegli anni, anche attraverso lo studio delle opere dei grandi maestri esposte nei musei transalpini, egli ha perfezionato il suo realismo figurativo. Nel 2006 gli è stata dedicata un’importante antologica a Seloncourt, cittadina della regione francese della Franca Contea.
Rientrato stabilmente nella Penisola, il nostro personaggio ha scelto di fissare la propria dimora nel paese natale, continuando con successo l’attività di pittore realista, partecipando a numerose esposizioni e rassegne personali e collettive in varie località italiane (una delle antologiche più ampie e di maggior interesse è stata quella tenutasi a Montesegale nel 2015), mantenendo i rapporti con diversi ambienti artistici e allacciando sempre nuovi legami in quel mondo, nonché incoraggiando e promuovendo giovani artisti. A Vignola Simonini è stato ed è tuttora una delle figure di spicco dell’associazione Amici dell’Arte, che egli ha contribuito a fondare nel 1990 (inizialmente sotto il nome di Arti Visive), e uno degli organizzatori delle mostre che tale gruppo dalla fine di quell’anno allestisce negli spazi espositivi conosciuti come Il Salotto di L.A. Muratori e ubicati a pianoterra della Casa Natale di Lodovico Antonio Muratori (1672-1750).

Nell’immagine sottostante, il maestro Simonini nel suo studio di Vignola. Fotografia del 13 ottobre 2022.






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20 ottobre 1822: morì a Modena GIUSEPPE MARIA SOLI (talora chiamato semplicemente Giuseppe Soli), architetto, ingegnere, pittore e insegnante. Venne sepolto nel cimitero vignolese al tempo in funzione. Verosimilmente quando quest’ultimo venne espurgato (1900-1901), i resti del celebre personaggio andarono dispersi; nel nuovo camposanto, quello ancora in uso, egli non viene purtroppo ricordato nemmeno con una lapide.

Nato a Vignola il 23 giugno 1747 in una famiglia povera, Giuseppe Maria Soli si guadagnò una grande fama specialmente in campo architettonico, ma fu anche pittore distinto e maestro di intere generazioni di artisti a Modena. Attivo in alcune città italiane e in diversi centri minori, nel paese natale egli concepì l’elegante Casino – o Villa – Bellucci (poi, Tosi Bellucci), ora Residenza Municipale; anche se il progetto data 1789, i lavori vennero iniziati molto probabilmente solo nel 1815 e furono conclusi tra il 1823 e il 1824. Ai decori parietali all’interno dell’edificio provvide in massima parte il conterraneo Pietro Minghelli (1780-1822), già suo allievo all’Accademia di Belle Arti di Modena, istituto presso il quale Soli fu a lungo non solo docente di Architettura Civile, Disegno e Pittura, ma anche direttore. Dal 1867 è conservato in questa prestigiosa dimora l’Autoritratto che l’artista dipinse non prima del 1805.
Nel 1821 stese un progetto per ingrandire la chiesa parrocchiale di Vignola.

Nell’immagine sottostante, una fotografia recente del vignolese Casino Tosi Bellucci, edificio progettato da Giuseppe Maria Soli.






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21 ottobre 1672: nacque a Vignola LODOVICO ANTONIO MURATORI, sacerdote, erudito, storico, giurista, critico, bibliotecario, archivista e molto altro.

Francesco Antonio Muratori (m. 1698), artigiano di più che discrete condizioni economiche, consentì al figlio primogenito Lodovico Antonio, tredicenne, di trasferirsi a Modena per studiare presso le scuole dei Gesuiti. All’Università di Modena il giovane si laureò in Filosofia (1692) e in utroque iure (1694). All’inizio del lustro passato a Milano (1695-1700) come dottore della Biblioteca Ambrosiana, Muratori diventò sacerdote. Egli trascorse quasi tutto il resto della vita a Modena, dove esercitò – dal 1700 al 1749 – le cariche di bibliotecario e di archivista dei duchi estensi, svolgendo contemporaneamente – dal 1716 al 1733 – attività sacerdotale nella parrocchia di Santa Maria della Pomposa.
Assai presto il nostro personaggio scelse di dedicarsi in prevalenza agli studi storici, il che gli consentì di pervenire, nell’arco di oltre mezzo secolo di operosa vita intellettuale, a risultati di considerevolissima rilevanza, pressoché ineguagliati nel suo tempo. Dotato di una memoria prodigiosa, di una metodologia esemplare e di una versatilità non comune, aspetti che lo portarono ad approfondire – fra le altre – cruciali questioni della storia del costume, delle istituzioni, dell’economia, della religione, della letteratura ecc., Muratori pubblicò non solo un gran numero di scritti di proprio pugno su diverse aree dello scibile, ma anche monumentali raccolte di testi inediti risalenti al Medioevo. Quest’ultima epoca fu di suo particolare interesse, laddove i cosiddetti “secoli bui” a partire dal Rinascimento venivano non di rado fatti oggetto di scarsa attenzione perché considerati essenzialmente “barbari” e infecondi; egli contribuì in maniera decisiva a riscoprirne lo spessore culturale e il retaggio.
La straordinaria produzione scientifica di Muratori lo rese uno dei più autorevoli uomini di lettere dell’Europa settecentesca e uno degli indiscussi maestri della storiografia in Età Moderna. Ebbe numerosissimi corrispondenti nel Vecchio Continente, molti dei quali insigni nei campi più disparati, e poté conoscerne parecchi di persona; è giunta fino a noi solo una porzione del suo epistolario, porzione che peraltro si rivela di enormi dimensioni e di eccezionale valore.
Muratori si spense a Modena il 23 gennaio 1750, con rimpianto unanime dei membri della “repubblica letteraria”. Venne sepolto alla Pomposa. Nel 1774, a causa della trasformazione di quest’ultima in un magazzino, i suoi resti mortali furono spostati in un’altra chiesa della città, Sant’Agostino. Nel 1922, però, ebbe luogo la traslazione delle spoglie alla Pomposa (nel frattempo, riconsacrata), dove nel 1931 venne inaugurato il monumento funebre di Muratori eseguito su disegno dell’artista milanese Lodovico Pogliaghi (1857-1950).

Nelle immagini sottostanti, due fotografie scattate il 15 febbraio 2020, in occasione della riapertura al pubblico dello studiolo (o camera genetliaca) del grande personaggio: nella prima, la sua casa natale, situata fra le odierne Via Selmi e Via Muratori (è Monumento Nazionale dal 1940); nella seconda, particolare dello studiolo dell’illustre Vignolese, all’interno della casa natale.







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27 (o 28) ottobre 1811: nacque a Vignola LUCA ANTONIO – talvolta, chiamato semplicemente LucaTOSI, medico, amministratore locale, letterato, studioso e patriota.

Venuto al mondo in una famiglia ricca e stimata, Luca Antonio Tosi svolse la professione di medico e ricoprì diverse importanti cariche politico-amministrative nella comunità della sua terra d’origine, rivelandosene una delle figure in assoluto più operose, lungimiranti e rappresentative del XIX secolo.
Nemico del regime austroestense già negli anni giovanili, il nostro personaggio s’impegnò per arrivare all’unificazione nazionale sotto la dinastia sabauda e, poi, per cementare il nuovo Regno e “fare gli Italiani”.
Tosi diede alle stampe scritti di carattere medico e una Storia cronologica di Vignola ad uso delle scuole (1872).
Questo personaggio morì nel suo paese natale il 2 dicembre 1876. Fu sepolto nell’antico camposanto (quello “napoleonico”) di Vignola, poi nella cappella di famiglia del nuovo (l’odierno) cimitero cittadino.

Nell’immagine qui sotto, la prima di copertina di Storia cronologica di Vignola ad uso delle scuole del cav. prof. Luca Tosi Vignolese, Vignola, Tipografia di Antonio Bizzarri, 1872. Fonte: google.com






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29 ottobre 1897: nacque a Vignola UMBERTO COSTANZINI, ingegnere e architetto.

Umberto Costanzini partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di complemento nel Corpo degli Alpini. Dopo aver frequentato la Scuola d’Applicazione per Ingegneri di Bologna ed essersi laureato il 27 dicembre 1924, egli diventò subito nella stessa città ingegnere capo dell’Ufficio Tecnico della Casa del Fascio.
Durante la carriera, Costanzini fu progettista e direttore dei lavori a Bologna, a Ravenna, nel Modenese, nel Cosentino e in altre zone d’Italia. Recano la sua impronta svariate architetture sportive di cospicua rilevanza come: lo Stadio Littoriale – ora Stadio “Renato Dall’Ara” – di Bologna, inaugurato due giorni dopo il ventinovesimo compleanno del Nostro (dal duce Benito Mussolini [1883-1945] in persona), una struttura che può essere considerata il primo stadio propriamente detto in Italia e che a lungo funse da modello per la costruzione di tutti gli stadi della Penisola, oltre a essere uno degli impianti calcistici più grandi presenti all’epoca nell’intera Europa; il campo polisportivo dell’Ippodromo di Ravenna (1928); l’Ippodromo dell’Arcoveggio di Bologna (1929); il nuovo Stadio Comunale – attualmente Stadio “Alberto Braglia” – di Modena (1936-1938).
Costanzini, che rimase sempre legatissimo al paese natale, avanzò propri progetti per l’edificazione del mercato coperto cittadino (oggi noto come «ex mercato»), ma tra le soluzioni in essi contenute giunse alla realizzazione soltanto la tettoia (1931), la quale venne ricostruita dopo i bombardamenti alleati dell’aprile 1945. A Vignola, inoltre, egli esercitò due cariche di rilievo nella locale Cassa di Risparmio: ne fu dapprima sindaco (1929-1939) e poi presidente (1940-1945).
Costanzini morì a Bologna il 2 aprile 1968.

Nell’immagine qui sotto, fotografia che ritrae Costanzini nel suo studio; lo scatto risale al 1933. Fonte: Giuseppe Leonardi, L’Alpino, in Giampaolo Grandi (a cura di), 36a festa dei ciliegi in fiore (Vignola dal 2 aprile all’8 maggio 2005). Annuario […] 2005, pubblicato dal Centro Studi di Vignola, Savignano s.P. (MO), Tipolitografia F.G., 2005, pp. 43-47: 44.






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